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“Alla sera”, la poesia di Ugo Foscolo alla ricerca di un rifugio di pace

"Forse perché della fatal quïete/ Tu sei l’immago a me sì cara, vieni,/ O Sera!". Scopri il fascino rasserenante della sera attraverso il suggestivo sonetto di Ugo Foscolo.

“Forse perché della fatal quïete/ Tu sei l’immago a me sì cara, vieni,/ O Sera!”.

Uno dei momenti più dolci e amati delle nostre giornate è proprio la sera, cantata da Ugo Foscolo in questo meraviglioso sonetto che parla di rifugi di pace e serenità. Scopriamolo insieme.

“Alla sera” di Ugo Foscolo

Forse perché della fatal quïete
Tu sei l’immago a me sì cara, vieni,
O Sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,

E quando dal nevoso aere inquiete
Tenebre, e lunghe, all’universo meni,
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
Questo reo tempo, e van con lui le torme

Delle cure, onde meco egli si strugge;
E mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.

Dolce, cara notte

In “Alla sera” di Ugo Foscolo, scritta nel 1803 e pubblicata l’anno successivo nella raccolta Sonetti, l’autore affronta il tema della morte. Quest’ultima assume i connotati della notte che si abbatte sul mondo trascinandolo nel nulla.

Nella sua opera, il poeta riprende modelli letterari classici per affrontare temi legati all’amore, al destino e al suicidio, ponendo spesso l’accento sull’amore per la patria e sulla negazione della vita dopo la morte.

Nella poesia “Alla sera”, la morte non compare mai in senso negativo, anzi viene vista come un rifugio, un luogo di pace, il posto da cui si nasce e in cui si torna.

Sorella morte

Protagonista della poesia “Alla sera” di Ugo Foscolo è il momento in cui la giornata finisce. Dall’immagine rasserenante della sera, Foscolo muove un parallelismo che inaugura una profonda riflessione sulla morte, da cui l’autore non è affatto atterrito.

Nel sonetto “Alla sera”, infatti, la morte viene assimilata a un momento di raccoglimento e di pace in cui la natura si ritira, si rifugia.

L’ambientazione notturna di questo componimento si può considerare anticipatrice di quelle che saranno poi le atmosfere tipiche di alcuni componimenti di Leopardi, in cui spesso la notte è momento di meditazione, quieta e angosciosa allo stesso tempo.

In “Alla sera” coesistono due ricerche di rifugio: la prima è esistenziale e coinvolge l’umanità nella sua interezza; la seconda è intima, personale, e ha a che fare con il periodo in cui Ugo Foscolo ha composto “Alla sera”, un tempo di grande turbamento, angoscia e amarezza dovute ai gravosi impegni militari e alle disillusioni amorose del poeta.

Il “reo tempo” del v. 11 altro non è che una metafora estendibile tanto alla vita personale del poeta, al contesto storico-politico di riferimento e all’intera condizione umana.

Passato tutto questo, il solo desiderio di Foscolo è quello di avere un po’ di pace e di equilibrio, lo stato necessario per poter riflettere e scrivere.

Ugo Foscolo

Ugo Foscolo, nato Niccolò, viene alla luce a Zante il 6 febbraio 1778 da una famiglia che vanta origini nobili ma che di fatto è tutt’altro che benestante.

Trascorre parte della sua infanzia in Dalmazia e nel 1785 si trasferisce con la famiglia a Spalato, dove il padre esercita la professione di medico con un salario modesto.

Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1788, Ugo Foscolo si trasferisce prima a Zante e poi a Venezia, dove partecipa ai rivolgimenti politici del tempo manifestando simpatie verso Napoleone, scelta di cui si pentirà amaramente dopo il trattato di Campoformio.

Si trasferisce poi a Milano, dove conosce Monti e Parini. Qui, il poeta lavora come redattore del “Monitore italiano”, ma l’anno dopo si trasferisce a Bologna, dove diventa aiutante cancelliere di un tribunale militare.

Nel 1804 si reca in Francia per motivi militari, dove fa la conoscenza dell’inglese Fanny Emerytt, con cui intraprende una liaison amorosa da cui nasce la figlia Floriana.

Dopo essere tornato per alcuni anni in Italia si trasferisce a Londra, dove muore il 10 settembre 1827.

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