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“Al risveglio”, la poesia di Tagore sulle risposte della vita

Al risveglio: una poesia di Rabindranath Tagore, celebre scrittore indiano Premio Nobel per la Letteratura del 1913.

Al risveglio. Con la sua lirica musicale e intrisa di malinconia, Tagore riesce a farci riflettere sugli stati d’animo, le emozioni più intime e, spesso anche scomode, condizioni dell’uomo. Le riflessioni di Tagore affondano le loro radici nella religione indiana, e nella profonda spiritualità che lega l’uomo agli elementi della natura. Una sinfonia di emozioni e sentimenti, in grado di regalarci grande profondità. “Al risveglio” è infatti una lunga e intensa poesia sulla condizione esistenziale del nostro essere.

Al risveglio, la poesia

Al risveglio ho trovato
con la luce una lettera.
Ma non posso sapere
che dice: non so leggere.

E non voglio distrarre
un sapiente dai libri:
ciò che c’è scritto forse
non lo saprebbe leggere.

La terrò sulla fronte,
la terrò stretta al cuore.
Quando scende la notte
ed escono le stelle,
la porterò sul grembo
e resterò in silenzio.

E me la leggeranno
le foglie che stormiscono,
e ne farà il ruscello
col suo scorrere un canto
che a me ripeterà
anche l’Orsa dal cielo.

Io non lo so trovare
quel che cerco, o capire
cosa dovrei imparare,
ma so che questa lettera
che non ho letto, ha reso
più lieve il mio fardello,
e tutti i miei pensieri
ha mutato in canzoni.

Le risposte più importanti non si studiano sui libri

Qual è il nostro posto nel mondo? Che senso abbiamo noi, qui, ora? I dubbi si mescolano alle piccole certezze che vogliamo avere nella nostra vita, il vento diventa bufera. In questa poesia si cerca una risposta, lontana dalle spiegazioni razionali. Perché certe spiegazioni non possono essere studiate sui libri o letta per essere compresa.

Tagore inizia affermando proprio questo quando parla di una “lettera che non è in grado di leggere”. Certe cose basta portarle con sé, tenerle vicino al cuore, sotto al cielo stellato. Certe emozioni possono essere elaborate anche se non le conosciamo a fondo, anche se non sappiamo leggerle. Comunque la vita è piena di dubbi, di domande, di incertezze, e tanto vale vivere con quello che abbiamo, senza filtri. Per questo Tagore scrive, alla fine, “Io non lo so trovare, quel che cerco, o capire, cosa dovrei imparare, ma so che questa lettera che non ho letto, ha reso più lieve il mio fardello, e tutti i miei pensieri”.

Rabindranath Tagore

Rabíndranáth Thákhur, in Occidente meglio noto con il nome anglicizzato Rabindranath Tagore, nasce a Calcutta il 7 maggio 1861 da una nobile famiglia bengalese. Ultimo di quattordici fratelli, Rabindranath non segue degli studi regolari, viene bensì educato dal padre, che si occupa a trecentosessanta gradi del figlio, con cui condivide anche esperienze di viaggio.

Nel 1874, la famiglia vive un momento tragico: la madre di Rabindranath muore, e il giovane va a vivere con il fratello Dwijendranath, che è poeta, musicista e filosofo, e con la cognata. Già in questo periodo, Rabindranath comincia a scrivere e comporre poesie – a questi anni risale anche “Il lamento della natura” –, che subito vengono pubblicate in diverse riviste. Nel 1878 compie il suo primo viaggio in Inghilterra e vi rimane 17 mesi. Henry Morley diviene il suo insegnante di letteratura e musica. Al ritorno in patria, Tagore compone il dramma musicale “Il genio di Valmiki” e “I canti della sera”.

Nel 1883 Tagore sposa Mrinalini Devi, che ha solo dieci anni e da cui Rabindranath Tagore avrà cinque figli. I due vanno a vivere a Ghazipur. Risale al 1890 un secondo viaggio in Europa, durante cui il poeta visita L’Inghilterra, l’Italia e la Francia. Al ritorno, compone numerose opere, fra drammi, raccolte poetiche e diari di viaggio.

Dal 1902, comincia per Tagore un grande dramma: muore la moglie. Poco dopo, muoiono anche la figlia e il figlio minore. Tagore è devastato dal dolore del lutto, che si riflette nelle poesie scritte in questo periodo. Nel 1913, dopo un terzo viaggio in Europa e moltissime poesie pubblicate, Rabindranath Tagore viene insignito del Nobel per la Letteratura.

L’uomo, che nell’ultimo periodo della sua vita si dedica alle arti figurative creando più di 2000 disegni e dipinti, muore il 7 agosto 1941.

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