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“Adesso” di Mariangela Gualtieri: un appello a prenderci cura di noi

Vivi la magia di "Adesso", la poesia di Mariangela Gualtieri che ci invita ad avere amore e rispetto per tutti gli esseri viventi, per la natura e il Pianeta.

Adesso di Mariangela Gualtieri è una poesia che ci invita a prenderci cura di “Noi”. Un appello a prenderci cura della nostra persona, dei nostri cari, di tutti gli essere viventi, di tutti gli esseri viventi presenti sulla Terra, della natura, dell’ambiente, del nostro Pianeta.

Mariangela Gualtieri nel 2021, in piena Pandemia, donò questa poesia alle monache e ai monaci della Comunità di Bose, proprio perché impegnati nella cura del prossimo.

Dopo la Pandemia in molti eravamo convinti  di una rinascita diversa dell’Umanità. La lezione, purtroppo, sembra non essere servita. Non abbiamo imparato nulla. 

Al 31 dicembre 2023, i morti causati dal Covid-19 sono secondo l’OMS ben 7.010.586. Il vero bilancio delle vittime è più alto, con stime fino a 3 volte di più a livello globale secondo fonti interne all’Organizzazione Mondiale della Sanità. 

Ma, c’è un dato ancora peggiore che è sotto gli occhi di tutti. Il mondo è in guerra e la violenza fisica e verbale sembra aumentare ogni giorno di più.

I buoni propositi ambientali sembrano essere dimenticati, si mette in dubbio tutto, anche i cambiamenti climatici, che gravi danni stanno provocando in tutte le parti del Mondo. 

In nome della ricchezza di pochi sembra che la transizione energetica sia ormai corollario del passato. Non si può rinunciare a ciò che brucia e distrugge e distruggerà per sempre.

Ecco perché ci piace condividere “Adesso”, una poesia che fa un appello a tutti noi, nessuno escluso, a cambiare. Ci invita a prenderci cura della vita e dell’amore, quali elementi per un futuro migliore.

Adesso di Mariangela Gualtieri

Adesso è forse il tempo della cura.
Dell’aver cura di noi, di dire
noi. Un molto largo pronome
in cui tenere insieme i vivi,
tutti: quelli che hanno occhi, quelli
che hanno ali, quelli con le radici
e con le foglie, quelli dentro i mari,

e poi tutta l’acqua, averla cara, e l’aria
e più di tutto lei, la feconda,
la misteriosa terra. È lì che finiremo.
Ci impasteremo insieme a tutti quelli
che sono stati prima. Terra saremo.
Guarda lì dove dialoga col cielo
con che sapienza e cura cresce un bosco.

Si può pensare che forse c’è mancanza
di cura lì dove viene esclusa
l’energia femminile dell’umano.
Per quella energia sacrificata,
nella donna e nell’uomo, il mondo
forse s’è sgraziato, l’animale
che siamo s’è tolto un bene grande.
Chi siamo noi? Apriamo gli occhi.
Ogni millimetro di cosmo pare
centro del cosmo, tanto è ben fatto
tanto è prodigioso.

Chi siamo noi, ti chiedo, umane e
umani? Perché pensiamo d’essere
meglio di tutti gli altri? Senza api
o lombrichi la vita non si tiene
ma senza noi, adesso lo sappiamo,
tutto procede. Pensa la primavera scorsa,
son bastati tre mesi – il cielo, gli animali
nelle nostre città, la luce, tutto pareva
ridere di noi. Come liberato
dall’animale strano che siamo, arrivato
da poco, feroce come nessuno.

Teniamo prigionieri milioni e milioni
di viventi e li maltrattiamo.
Poi ce li mangiamo, poveri malati
che a volte non sanno stare in piedi
tanto li abbiamo tirati su deformi –
per un di più di petto, per più latte.
Chi siamo noi ti chiedo ancora.
Intelligenze, sì, pensiero, quelli con le
parole. Ma non vedi come non promettiamo
durata? Come da soli ci spingiamo fuori
dalla vita. Come logoriamo lo splendore
di questo tiepido luogo, infettando
tutto e intanto confliggiamo fra di noi.

Consideriamo il dolore degli altri
e delle altre specie.
E la disarmonia che quasi ovunque portiamo.
Forse imparare dall’humus l’umiltà. Non è
un inchino. È sentirsi terra sulla nobile terra
impastati di lei. Di lei devoti ardenti innamorati.

Dovremmo innamorarci, credo. Sì.
Di ciò che è vivo intorno. E in primo luogo
vederlo. Non esser concentrati
solo su noi. Il meglio nostro di specie
sta davanti, non nel passato. L’età
dell’oro è un ricordo che viene
dal futuro. Diventeremo cosa? È una
grande avventura, di spirito, di carne,
di pensiero, un’ascesa ci aspetta.
Eravamo pelo musi e code.
Diventeremo cosa?

Diremo io o noi? E quanto grande il noi
quanto popolato? Che delicata mano
ci vuole ora, e che passo leggero, e mente
acuta, pensiero spalancato al bene. Studiamo.
Impariamo dal fiore, dall’albero piantato,
da chi vola. Hanno una grazia che noi
dimentichiamo. Cura d’ogni cosa,
non solo dell’umano. Tutto ci tiene in vita.
Tutto fa di noi quello che siamo.

Adesso è arrivato il momento di prenderci cura di Noi

Mariangela Gualtieri inizia la sua poesia con un invito esplicito

Adesso è forse il tempo della cura.
Dell’aver cura di noi, di dire
noi.

Un invito esplicito, quello della poetessa italiana, all’unione quale unica arma per garantirci tutti insieme il futuro. 

Quando dice Noi si riferisce a tutti gli esseri viventi presenti sulla Terra, ma anche alla natura, all’ambiente. Il Pianeta intero è Noi.

Bisogna saper guardare al grande dono che è il miracolo della vita. Siamo immersi in un paradiso che stiamo distruggendo.

Dobbiamo aver rispetto del nostro passato perché tutti ci uniremo prima o poi.

Mariangela Gualtieri nella terza stanza della poesia ci svela che abbiamo perso quell’amore, tipico della maternità femminile, ma che diventa comune ad ogni essere vivente qualsiasi sia il sesso, il genere nel momento in cui si protegge la famiglia, i figli.  

Siamo diventati egoisti, abbiamo perso questa energia, questo istinto tipico del femminile che garantiva armonia all’esistenza.

Chi siamo noi? Apriamo gli occhi.
Ogni millimetro di cosmo pare
centro del cosmo, tanto è ben fatto
tanto è prodigioso.

È fondamentale scuotersi e aprire gli occhi. Tutto ciò che circonda ha armonia assoluta dal micro al macro che non può essere spezzata, neppure disturbata.

L’autrice punta l’indice contro gli allevamenti intensivi, alle fabbriche degli animali da nutrimento, che sono simbolo di tanta sofferenza nei riguardi di questi esseri viventi e molte volte non fanno neunspappure bene alla salute dell’uomo.

E arriva una seconda domanda “Chi siamo noi ti chiedo ancora.” La risposta è lapidaria, siamo quelli che stanno distruggendo ogni cosa, anche noi stessi.

Ecco perché, secondo Mariangela Gualtieri, serve maggiore umiltà e comprensione del male che stiamo facendo. Dobbiamo diventare parte di tuto ciò che circonda e rispettarlo, se vogliamo curare noi stessi. 

Dobbiamo avere amore per il Pianeta. Solo rispettando la Terra possiamo assicurarci la vita e garantire un futuro ai nostri figli.

Dobbiamo avere amore per ogni specie vivente, “Non esser concentrati solo su noi.” Il futuro è il nostro cammino, tutto ciò che uccide ciò che ci circonda deve essere il passato. Bisogna essere pronti ad ascendere verso una nuova visione dell’umano. 

Potere, ricchezza, supremazia, avidità sono e saranno la nostra morte. Dobbiamo abbandonare l'”Io” e diventare “Noi”. Questa è la vera intelligenza e la fonte di grandezza che può garantire una vita migliore.

Impariamo, studiamo, immergiamoci nella conoscenza della natura e delle vite che la popolano. Attingiamo dalla loro armonia. Solo questa può essere la vera Cura.

Chi scrive vuole concludere con un grazie a Mariangela Gualtieri. Rileggendo oggi questa poesia, dopo quel 2021 di chiusura, ma che in fondo ci aveva offerto la speranza di poter cambiare, è tangibile che siamo diventati peggiori e non abbiamo imparato niente dalla tragedia. 

Abbiamo dimenticato le paure, le persone che ci hanno lasciato, la fine delle vere relazioni umane. Siamo diventatati peggiori e anziché ascendere siamo sprofondati verso il baratro che ci porta dritto all’inferno. 

Ecco perché è il caso di pronunciare di nuovo quell’appello!

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