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“A chi esita” di Bertolt Brecht, una poesia sull’importanza di scegliere

La poesia "A chi esita" è un invito a scegliere, a trovare le risposte dentro noi stessi, senza aspettare che siano gli altri a farlo per noi

La poesia “A chi esita” per trovare risposte dentro se stessi. Drammaturgo, poeta e regista teatrale, Bertolt Brecht è considerato fra i maggiori intellettuali del primo Novecento. Aderisce al Marxismo e nel 1933, con l’ascesa di Hitler, è costretto a lasciare la Germania. Peregrina per 15 anni attraverso molti paesi, ma dopo il 1941 si stabilisce negli Stati Uniti, dove rimane fino alla fine del primo conflitto mondiale.

Scrittura impegnata

Brecht è autore di numerose poesie che possono considerarsi tra le più toccanti della lirica tedesca novecentesca. La sua scrittura poetica è diretta e impegnata. Non vuole portarci in mondi immaginari, quanto calarci nella cruda realtà che ci circonda. Tratta dal volume Einaudi Poesie (2014), la lirica “A chi esita” è, infatti, un invito a scegliere, a trovare le risposte dentro noi stessi, senza aspettare che sia qualcuno a dirci cosa fare o da quale parte schierarci. 

L’importanza di scegliere

Nella poesia a parlare è un militante comunista, scoraggiato dalle innumerevoli sconfitte, dagli errori commessi dai compagni, dalla forza invincibile che assume il suo nemico. Alla rappresentazione cruda della realtà, seguono una serie di domande che attanagliano l’io. Travolto dai dubbi e dall’incertezza del domani, l’io si interroga su quello che lo attende, non riuscendo a darsi risposta. Ma è qui che arriva, infine, l’invito implicito, ma rigoroso a scegliere. 

Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta
oltre la tua.

A chi esita di Bertolt Brecht

Dici:
per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando
si era appena cominciato.

E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze. Ha preso
una apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può negarlo.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d’ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha stravolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.

Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto? Su chi
contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere più nessuno e da nessuno compresi?

O contare sulla buona sorte?

Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta
oltre la tua.

 

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