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Unicef, in Italia un bambino su quattro vive senza tv o riscaldamento in casa

Il report «Equità per i bambini» svela le disuguaglianze nei paesi «ricchi» Ue-Ocse. L’Italia al 32esimo posto su 35

MILANO – Oltre di un bimbo su quattro (il 27,7%) vive in famiglie con mezzi molto limitati, in case prive di televisore a colori, riscaldamento e persino senza un pasto proteico al giorno. Il tasso di povertà infantile nel 2013 ha toccato il 17,7%. Nel quinquennio 2008-2013 la crisi ha scavato ancor più il solco tra i figli dei poveri e quelli dei cosiddetti benestanti. È questo il quadro dell’Italia che emerge dall’Innocenti Report Card 13 – Equità per i bambini, la classifica dell’Unicef sulla disuguaglianza nel benessere dei bambini nei 41 Paesi “ricchi” dell’Unione europea e dell’Ocse.

ITALIA FANALINO DI CODA – Le diseguaglianze sono analizzate in termini di reddito, istruzione, salute e soddisfazione nei confronti della vita. Secondo i dati, l’Italia compare tra i fanalini di coda della graduatoria complessiva. “Nel divario reddituale, l’Italia è al 35° posto su 41 paesi UE/OCSE, in quello relativo ai risultati scolastici è al 22° posto su 37 paesi. Quanto alla disuguaglianza relativa nell’ambito della salute, l’Italia si colloca al 28° posto su 35, e al 22° nella graduatoria sulla soddisfazione nei confronti della propria vita» commenta il Presidente dell’UNICEF Italia Giacomo Guerrera. «Considerando tutte le dimensioni della diseguaglianza, la posizione media dell’Italia è la 32° su 35 paesi”.

REDDITO – Nel 2013, il tasso di povertà infantile in Italia è stato del 17,7%. I dati mostrano che più di un quarto (27%) dei bambini del paese viveva in famiglie ritenute soggette a deprivazione materiale perché non potevano permettersi 3 o più dei 9 beni classificati come essenziali, tra cui l’alloggio, il riscaldamento, un pasto proteico al giorno, un televisore a colori, una lavatrice, un’automobile, ecc. Circa i due terzi (65%) dei bambini appartenenti a famiglie nel 10% reddituale più basso vivevano in famiglie soggette a questo tipo di deprivazioni. Nel periodo 2008-2013 il divario di disuguaglianza reddituale è aumentato di 8 punti percentuali, in quanto il reddito del 10° percentile è diminuito più velocemente di quello della mediana. Tuttavia, c’è stata una leggera riduzione (6%) nel divario grazie alle prestazioni sociali.
ISTRUZIONE – Nel 2012, quasi il 12% dei quindicenni in Italia non ha raggiunto il livello 2 di competenza in tutte e tre le materie (lettura, matematica e scienze). Tuttavia, si è registrato un miglioramento di 3,3 punti percentuali rispetto al 2006. Sempre in questo periodo, il divario tra il risultato nella lettura da parte degli studenti al 10° percentile e quelli nella mediana si è ridotto di oltre 15 punti percentuali, grazie al miglioramento dei punteggi nel 10° percentile. Gli studenti maschi hanno una probabilità superiore di 5 punti percentuali di svantaggio didattico (al di sotto del livello di competenza 2 in tutte e tre le materie) rispetto alle ragazze. Come anche negli Stati Uniti, gli studenti italiani provenienti da contesti più svantaggiati hanno 16% di probabilità in più di avere uno svantaggio didattico rispetto alle ragazze.
SODDISFAZIONE NEI CONFRONTI DELLA VITA – Nello studio HBSC sopracitato, l’8% degli adolescenti ha indicato un livello di soddisfazione nei confronti della propria vita che non ha superato 4 su una scala da 1 a 10. Si evidenzia anche una certa differenza nei punteggi medi tra i bambini immigrati e non immigrati, con un calo di 0,39 punti per la prima generazione, e quindi un aumento di 0,20 punti percentuali per la seconda generazione. Lo status socio-economico e il genere influenzano atteggiamenti di soddisfazione nei confronti della vita: gli adolescenti provenienti da famiglie più povere avevano una probabilità superiore di 10 punti percentuali di esprimere un livello di soddisfazione più basso, mentre le ragazze, in particolare le adolescenti tra 13 e 15 anni, avevano più probabilità rispetto ai ragazzi di finire in fondo a questa classifica.

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