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Preside di Venezia si toglie la vita per gli attacchi di studenti e insegnanti

Vittore Pecchini, preside di numerosi licei veneziani, si è tolto la vita probabilmente a causa dei numerosi attacchi di studenti e docenti

MILANO – Una fine d’anno scolastico molto triste per la città di Venezia. Il 25 maggio scorso Vittore Pecchini, preside di otto scuole veneziane, si è tolto la vita, probabilmente a causa dei numerosi attacchi che aveva ricevuto da studenti, genitori e professori.

Da quest’anno era diventato preside anche dello storico liceo classico Marco Polo di Venezia, dove aveva deciso di non opporsi alla decisione del Provveditorato di accorpare le classi terze e quarte. Una decisione contestatissima da studenti, docenti, sindacati: «Non possiamo accettare superclassi da 25 studenti in un palazzo storico veneziano con problemi di sicurezza. Faremo valere le nostre ragioni in ogni sede consentita».

Dopo numerose lettere, picchetti, assemblee, manifestazioni di dissenso, l’intero istituto aveva indetto uno sciopero contro Vittore Pecchini per il 28 maggio. Pochi giorni prima dello sciopero, il preside si è tolto la vita ingerendo una dose letale di nitrito di sodio.

Le ragioni del suicidio

I problemi personali però, ipotizzano le forze dell’ordine, sarebbero stati predominanti nella scelta di togliersi la vita. Non è d’accordo il presidente nazionale Dirigentiscuola Attilio Fratta: «È tutt’altro che irragionevole supporre che la causa scatenante sia stato il martellante concentrico attacco alla persona delle sigle sindacali di comparto» ha scritto in una lettera al ministro Bussetti, chiamando in causa anche l’Ufficio scolastico del Veneto. «Non abbiamo voltato le spalle al preside — ha detto la direttrice Usr Augusta Celada —. L’ho ricevuto più volte. Una persona convinta della propria gestione, peraltro in linea con le normative». «Non abbiamo responsabilità nel gesto di Pecchini — ha detto anche Giuseppina Signoretto di Flc Cgil Venezia —, ma forse non abbiamo visto oltre».

Ormai la tragedia è avvenuta, e rivendicare colpe e innocenze non ha più senso. C’è però una grossa lezione umana da imparare: l’attacco duro contro il singolo individuo è sempre la scelta sbagliata. Professori e studenti probabilmente avevano ragione nelle loro contestazioni, e hanno fatto bene a portarle avanti per il bene della scuola e della didattica.

Tuttavia quando si “litiga”, tra singoli così come tra gruppi, è facile dimenticarsi che si ha davanti una persona umana, fatta di sentimenti e fragilità esattamente come ciascuno di noi. Può essere che Vittore Pecchini si sia tolto la vita per tutt’altre ragioni che non conosceremo mai; probabilmente, però, la prospettiva di dover affrontare lo sciopero di un intero istituto contro di lui è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Una parola gentile in più, un gesto di empatia, un confronto pacifico e non volto all’attacco personale tante volte possono fare la differenza.

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