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Pietro Maroè, “La tutela del patrimonio verde riguarda la nostra sopravvivenza”

Abbiamo intervistato lo scrittore ed arbonauta per parlare dell'importanza della natura in occasione di Books For Planet, la giornata in cui i libri scendono in campo per tutelare l'ambiente

MILANO – La tutela del nostro patrimonio verde non è solo importante, ma questione di vita o di morte per tutta la specie umana. Parola di Pietro Maroè, l’arbonauta autore de “La timidezza delle chiome“, libro che racconta la storia di un ragazzo di vent’anni di nome Pietro che vive sugli alberi. Attraverso la sua storia, l’atuore vuole dimostrare come oggi corriamo talmente tanto da un posto all’altro che non siamo più capaci di vedere quanto è bello e fragile il nostro pianeta. Abbiamo intervistato Pietro Maroè in occasione di Books For Planet, la giornata in cui i libri scendono in campo per tutelare l’ambiente.

 

Perché il titolo “La timidezza delle chiome?”

“La timidezza delle chiome” è un titolo volutamente provocatorio, che per me racchiude due aspetti intimamente legati. Anzitutto è un titolo che richiama al fenomeno naturale studiato da Francis Hallé, per il quale alcune specie di piante, soprattutto conifere, hanno la spiccata tendenza a non compenetrare le rispettive chiome, lasciando passare una lama di luce, come se fossero talmente timide da non osare avvicinarsi. L’altro aspetto è legato allo scarto tra l’imponenza che spesso le piante assumono rispetto agli esseri umani e il loro modo molto discreto di comunicare con noi. Un linguaggio fatto di forme, colori, increspature e costolature della corteccia del legno e delle foglie.

 

Cosa ci possono insegnare gli alberi?

Di primo acchito mi verrebbe da rispondere “il silenzio”. Sarebbe già un insegnamento preziosissimo per il mondo frenetico e caotico in cui viviamo. Non siamo più abituati a stare fermi, zitti, semplicemente osservando ciò che ci circonda. Corriamo talmente tanto da un posto all’altro che non siamo più capaci di vedere quanto è bello e fragile il nostro pianeta. Forse se ci fermassimo un po’ di più riusciremmo a scorgere quanta arroganza c’è nel nostro modo di sfruttare la natura e ciò che può darci. Gli alberi, al contrario, stanno zitti e fermi, chiedendo alla natura solo lo stretto indispensabile per sopravvivere, restituendolo totalmente alla terra una volta morti. Un’equazione perfetta. Tanto prendono, tanto restituiscono, e nel mezzo una vita intera, lunga secoli, alle volte millenni. E, nonostante questo, il risultato non cambia. Ci basterebbe cercare di essere come loro, per cambiare le sorti della nostra vita. Cercare di restituire alla natura ciò che ci dà. Dicono che da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Io mi guardo intorno e non conosco nessun altro essere vivente capace di fare ciò che sanno fare gli esseri umani. Da quando un intelletto superiore non è più un potere ma una scusa? Perché sembra essere più una scusa per fare quello che vogliamo alla natura e al nostro pianeta, ma non vedo alcuna responsabilità nel comportarci a questo modo.

 

Sei un arbonauta. Quanto è importante tutelare e preservare il grande patrimonio verde per garantire un futuro sostenibile al pianeta?

Credo sia un grave errore credere che il futuro del pianeta dipenda da come preserviamo e tuteliamo il nostro patrimonio verde. Sarebbe opportuno cambiare molti altri aspetti (energia rinnovabile, sfruttamento del suolo, emissioni nocive, e l’elenco sarebbe molto più lungo di cosi), prima di preoccuparci di come gestiamo il patrimonio verde. Peccato sia pura utopia. Infatti piantare milioni di alberi senza far fronte ai problemi che ci portano a una domanda come questa sarebbe inutile. Perché sarebbe semplicemente un rimandare il problema, cosa in cui noi esseri umani siamo molto abili. Ci viene più facile procrastinare il problema a 50 o 100 anni, piuttosto che ricercarne la causa e risolverlo per fare in modo che non si ripresenti più. Dato che, come dicevo prima, risolvere questi problemi sembra pura utopia, direi che la tutela del nostro patrimonio verde non è solo importante.  Direi che è, letteralmente, questione di vita o di morte. E non solo per me, ma per tutta la specie.

 

In merito alla sensibilizzazione ed alla conoscenza delle problematiche ambientali e della tutela del nostro Pianeta, qual è il contributo che i libri e la lettura hanno già dato e possono continuare a dare?

Dicono che chi non legge vive solo una vita, chi legge, invece, ne viva molte. Trovo che sia una frase talmente vera, che se non fosse stato per quello che ho letto oggi sarei diverso. Forse non sarei nemmeno un arbonauta. Il mondo delle piante è davvero affascinante, ma, senza leggerne a riguardo, credo che sarebbe stato molto difficile coglierne la complessità e la vastità. E, purtroppo, credo che la scarsa conoscenza del mondo vegetale sia una delle cause che ci hanno portato qui, a cercare di salvare il nostro pianeta. La nostra unica casa.

 

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