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Paolo Borsellino, il ricordo del giornalista e scrittore Giuseppe Lo Bianco

L'autore del libro "L'agenda rossa di Paolo Borsellino" omaggia così il giudice eroe e dei cinque uomini e di una donna "che avevano il solo torto di credere in ciò che facevano"

MILANO – Istituire una commissione sulla trattativa e sulle stragi che ricostruisca in Parlamento i passaggi istituzionali di una vicenda nazionale, che in molti vogliono ancora relegata ad una questione di mafiosi. E’ questa la proposta di Giuseppe Lo Bianco, autore del libro “L’agenda rossa di Paolo Borsellino” e giornalista a cavallo degli anni Ottanta e Novanta del “Giornale di Sicilia” e “L’Ora” di Palermo. Ecco il ricordo da parte dello scrittore del giudice eroe e dei cinque uomini e di una donna “che avevano il solo torto di credere in ciò che facevano”.

 

A 26 anni dalla strage di via D’Amelio la sensazione è che il vento sia cambiato: due sentenze, Trattattiva Stato e mafia e Borsellino Quater, cancellano decenni di retorica antimafia e mistificazione mediatica per affermare verità lampanti, progressivamente sedimentate nella coscienza di tutti fin dalla sera del 19 luglio 1992, davanti ai corpi straziati tra le macerie fumanti di via D’Amelio. Da un lato carabinieri impegnati a trattare con Cosa Nostra, dall’altro apparati del Viminale occupati a depistare le indagini con la costruzione in laboratorio di testimoni fasulli: in mezzo l’agenda rossa di Paolo Borsellino, custode dei segreti di quella stagione, sparita per sempre.

A noi sono restati gli spunti investigativi, e non sono pochi, elencati nella sentenza della corte di assise nissena che ha trasmesso tutti i verbali del dibattimento in procura. Per evitare, però, che patti e ricatti sotterranei continuino a condizionare le indagini, provocando timidizze e cautele delle istituzioni a tutti i livelli, è il caso di istituire una commissione sulla trattativa e sulle stragi che ricostruisca in Parlamento i passaggi istituzionali di una vicenda nazionale, che in molti vogliono ancora relegata ad una questione di mafiosi: brutti, sporchi e cattivi. E che riguarda invece ampi pezzi della classe dirigente di questo Paese, la stessa che ha mandato a morire in via D’Amelio cinque uomini e una donna che avevano il solo torto di credere in ciò che facevano.

Giuseppe Lo Bianco

 

 

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