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La lettera d’amore di Lord Byron a Teresa Guiccioli

"Non posso cessare di amarti", la lettera d'amore che Lord Byron dedicò alla sua amatissima Teresa Guiccioli

MILANO – George Gordon Noel Byron (1788-1824) meglio conosciuto come Lord Byron, è stato un poeta e politico inglese. La sua poesia, diffusasi rapidamente in tutta l’Europa, fu considerata la quintessenza del romanticismo.

Nel 1817 Lord Byron si trasferì a Venezia e proprio lì, nel 1819, conobbe la giovane contessa Teresa Guiccioli, moglie del conte Alessandro Guiccioli. Lord Byron s’innamorò perdutamente della diciottenne. Fu un rapporto travolgente tanto che Teresa si separò dal marito per seguire il suo amato. Il loro amore, però, non era destinato a durare a lungo. Cinque anni dopo il loro primo incontro Byron morì, lasciando nello sconforto la contessa. Teresa si risposò ma Byron restò il suo più grande amore. Proprio per questo, ignorando le convenzioni sociali, decise di scrivere una biografia dell’uomo che aveva tanto amato. L’opera, Vie de Lord Byron en Italie, non fu mai pubblicata ma fu gelosamente custodita da Teresa in uno scrigno insieme ad altri oggetti che le ricordavano il suo amore perduto. Il poeta francese Alfred de Musset, paragonò l’amore tra Byron e Teresa a quello di Dante e Beatrice “Capelli biondi, sopracciglia brune, fronte rubiconda o pallida/ Dante amò Beatrice – Byron la Guiccioli”. Questa è una lettera inviata da Byron alla sua amata.

“Mia carissima Teresa, ho letto questo libro nel tuo giardino; amore mio, tu non c’eri, o io non avrei potuto leggerlo. E’ uno dei tuoi favoriti e lo scrittore era un amico mio. Tu non capirai queste parole inglesi, e altri non le capiranno, ecco la ragione per cui non le ho scarabocchiate in italiano. Ma riconoscerai la calligrafia di colui che ti amò appassionatamente, e capirai che, su un libro che era tuo, poteva solo pensare all’amore. In questa parola, bellissima in tutte le lingue, ma soprattutto nella tua – Amor mio – è compresa la mia esistenza qui e dopo. Io sento che esisto qui, e sento che esisterò dopo, per quale scopo lo deciderai tu; il mio destino riposa con te, e tu sei una donna di diciotto anni, che ha lasciato il convento due anni fa. Desidererei che fossi rimasta lì, con tutto il mio cuore, o, almeno, che non ti avessi incontrata nel tuo stato di donna sposata. Ma per questo è troppo tardi. Io ti amo e tu mi ami o almeno, cosi dici, e agisci come se mi amassi, il che comunque è una grande consolazione. Ma io ancor più ti amo e non posso cessare di amarti. Pensa a me qualche volta, quando le Alpi e l’oceano ci divideranno, ma non sarà cosi a meno che tu non voglia”.

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