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Il “Dizionario inesistente” delle parole di cui avremmo bisogno

Quante volte ci è capitato di pensare "Se solo avessi la parola per dirlo"? Nessun problema, c'è il "Dizionario inesistente" di Stefano Massini

MILANO – Quante volte ci capita di vivere un momento, una situazione, un episodio indescrivibile a parole? Non solo per la grandezza dell’episodio, ma proprio perché non esiste la parola che cerchiamo, perché è assente dal dizionario italiano. E pensiamo: «Se solo avessi la parola per dirlo». Certo, si possono usare le perifrasi. Oppure ricorrere ad altre lingue, ad esempio all’inglese. Però non è la stessa cosa. Stefano Massini ci ha pensato, ed è giunto a una conclusione: se le parole mancano, le invento io.

Dizionario inesistente

Stefano Massini è uno degli autori italiani più apprezzati all’estero, e uno dei più rappresentati sui palcoscenici di tutto il mondo, da Boradway al West End di Londra. Il suo romanzo d’esordio, Qualcosa sui Lehman (2016) è stato uno dei libri più acclamati degli ultimi anni, seguito l’anno successivo da L’interpretatore dei sogniOra è tornato nelle librerie con un progetto totalmente diverso: Dizionario inesistente. Un libro che è sia una raccolta di racconti e di biografie e allo stesso tempo una raccolta di neologismi.

Dai grandi personaggi della storia…

La storia dell’umanità è ricchissima di personaggi (reali e non) che sono passati alla storia ed entrati nel dizionario italiano per un tratto della loro personalità diventato iconico. Un esempio su tutti, Emma Bovary. La protagonista del celebre romanzo di Flaubert ha dato origine al termine BovarismoVoler evadere dalla monotonia della realtà, in particolare quella delle piccole realtà di provincia, per ambire alle emozioni ed alle suggestione dei grandi centri.

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Emma Bovary non è stata l’unica. Anzi, la storia è colma di personaggi che sarebbero degni di essere ricordati, non solo nella memoria storica ma anche in quella linguistica, vivendo nel tempo attraverso le nostre parole. E il libro di Stefano Massini è proprio questo: una raccolta di storie bellissime, talvolta avventurose, talvolta tristi, talvolta drammatiche, talvolta esilaranti. E per ogni racconto, un neologismo. Una parola nuova per arricchire il nostro vocabolario con una sfumatura in più. Ma come è nato questo particolarissimo dizionario? E cosa raccontano questi neologismi? Abbiamo intervistato Stefano Massini per saperne di più.

L’intervista

Come nasce “Dizionario inesistente”? 

Questo è un libro di racconti. Racconti che creano, ognuno, una parola nuova. Ho pensato che fosse bello scrivere un libro sul grande gioco del parlare, del dare nomi alle cose, a tutte le cose. Noi troppe volte viviamo il linguaggio come qualcosa di serio, di autoritario, di austero. Il linguaggio è quello che impariamo a scuola, o dai genitori: comunque da persone adulte che non sanno più giocare. Ebbene è l’opposto: il parlare è un gioco, e possiamo farne esperienza in ogni momento. Io per esempio mi invento in questo libro parole che non esistono per definire sentimenti e stati d’animo, emozioni che nella nostra lingua non trovano definizione.

Come hai deciso quali storie selezionare per creare i tuoi neologismi?

Non le ho scelte: me ne sono innamorato. Ogni storia che racconto deve nascere da questo, da un fortissimo senso di necessità. La storia più bella da scrivere è quella che non puoi non scrivere, quella che senti di dover condividere prima per altruismo e solo dopo per attitudine letteraria. Questa idea dello scrivere come servizio sociale continua a sembrarmi la via più forte per il mio lavoro, la sua vera sfera di attuazione. Scrivo per la gente, per chi legge, non per soddisfare mie circonvoluzioni autoriali. L’autore lo immagino come un aiutante, ecco, un amico che tenta di darti forme nuove e ulteriori per stare nella giungla di te stesso.

Qual è il tuo neologismo preferito? 

Ce ne sono molti. Forse tutti, per la semplice ragione che altrimenti non li avrei messi nel libro. Dentro questo mosaico, se dovessi scegliere, indicherei l’aggettivo FARADIANO (Faradiano – Aggettivo. Derivato dal fisico Michael Faraday (1791-1867) – Indica lo stato d’animo di chi, nonostante ogni sforzo e merito, si senta comunque svalutato e sottostimato agli occhi di qualcuno. Perché nella vita – qualsiasi cosa farai – c’è sempre chi si ostinerà a trattarti come un cameriere.) La parola – come potrete leggere nel libro – nasce dalla storia vera del grande fisico inglese Faraday, che a causa delle sue umilissime origini venne sempre trattato da una nobildonna loindinese come un miserrimo sguattero.

E quello di cui, secondo te, abbiamo più bisogno?

Direi il sostantivo Liarismo   s.m. Derivato da King Liar, soprannome di Henry Louis Grin (1847-1921) – Indica un bisogno forsennato di essere illusi, ingannati, perfino raggirati in nome di una splendida menzogna, cento volte più incantevole della meschina e squallida realtà. Stavolta la storia è quella di un famoso antropologo che venne smascherato come ciarlatano. Aveva un grandissimo seguito, tuttavia, e seppe riciclarsi come affabulatore: la gente accettò l’idea di pagare un biglietto pur di continuare a sentire le sue menzogne, dichiarate come tali. Ha molto a che fare con il nostro bisogno di essere illusi, forse perfino raggirati. In fin dei conti la letteratura fa questo: ci apre mondi illusori, per farci viaggiare altrove.

5 neologismi da “Dizionario inesistente”

E per finire, ecco un assaggio dei neologismi coniati da Stefano Massini.

Birismo – s.m. Derivato dal marchese Marcel Bich (1914) – Indica il fenomeno dell’appropriazione, non necessariamente illecita, di un’idea altrui per trarne un proprio profitto. In particolare, il sostantivo definisce ogni situazione in cui la pragmaticità di qualcuno si impone sul genio di un altro, incapace di gestire il proprio talento.

Parksiano – agg. Derivato da Rosa Parks (1913 – 2005) – Si definisce così una conquista memorabile, per sé o per gli altri, nata tuttavia da un piccolo gesto, da un qualsiasi dettaglio che ci sveli un tratto di insostenibilità della nostra situazione.

Olivarismo – s.m. Derivato da Gaspar de Guzmán y Pimentel, conte di Olivares (1587 – 1645) – Si definisce così l’ossessione di chi si riconosce esclusivamente nel proprio lavoro, dedicando a esso ogni forza, pensiero ed emozione. L’olivarista diverrà pertanto incapace di concepire ogni rapporto umano che non sia congeniale all’esercizio della propria funzione.

Henriettitudine o Alfonsinità – s.f. Derivati dalla contessa alpinista Heniette d’Angeville (1794- 1871) e dalla ciclista Alfonsa Morini (1891 – 1959) – Denota l’impari confronto tra uomini e donne, in cui la vittoria di queste ultime viene derubricata svilita o annullata.

Mapuchare – v.t. Derivato dalla Guerra di Arauco, combattuta dai Mapuches dal 1536 al 1881 – Indica una particolare ed estrema forma di dedizione a una causa o a una questione di principio, tale da tradursi in una lotta totalizzante. Pertanto, espressioni come “mapuchare un litigio familiare o un contrasto fra colleghi” indicheranno la trasformazione del conflitto in ostilità accanita, perenne e radicale, sostanzialmente irrisolvibile.

 

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