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David Puente ci spiega come difendersi dalle fake news

David Puente è un debunker di professione per Open, e nel suo nuovo libro ci racconta come difendersi da bufale e fake news

MILANO – Nell’era di internet il rischio di essere preda di bufale e fake news è sempre più alto. È l’altro lato della medaglia della libertà di informazione in rete, che inevitabilmente agevola la diffusione di notizie false o approssimative in maniera incontrollata. Sta a noi lettori il difficile compito di filtrare quello che leggiamo e metterlo al vaglio della ragione, verificare le fonti, non lasciarci abbindolare da facili slogan che fanno appello esclusivamente all’emotività. In questo ci vengono in aiuto figure come David Puente, debunker di professione, cacciatore di bufale e fake news da anni sul suo blog così come sul nuovo giornale diretto da Enrico Mentana, Open. Nel suo libro Il grande inganno di Internet racconta con numerosi esempi come difendersi dal proliferare di fake news e complottismi infondati. Una lettura decisiva per chi vuole muoversi nel mondo dell’informazione online in maniera accorta e consapevole. Abbiamo intervistato David Puente per farcelo raccontare direttamente da lui.

Come mai c’è sempre più sfiducia nei media tradizionali? Cosa spinge tante persone a fidarsi di perfetti sconosciuti sui social che pretendono di rivelare “quello che non ti faranno vedere i TG”?

I media tradizionali non sono immuni a errori e con Internet vengono evidenziati 24 su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno. La Rete è uno strumento potentissimo, nel bene e nel male, e sono nate nuove realtà che hanno guadagnato la fiducia degli utenti che desiderano una corretta informazione. Si creano nuove figure, ma ci sono anche numerose insidie. Siti anonimi, persone che si nascondono dietro a false identità, persone che sfruttano un malcontento per alimentarlo e guadagnare una posizione favorevole per il proprio tornaconto. La cosa comica è che a volte dicono “quello che non ti faranno vedere i TG” e poi scopri che a fonte di quell’informazione è un TG nazionale.

Raccontaci il tuo percorso, come hai iniziato a sfatare bufale sul web? E, soprattutto, cosa ti spinge a continuare a farlo?

Per passione. Avevo un mio blog dove spiegavo come liberarsi da virus e come evitarli. Poi però ho notato la diffusione di una nuova forma di virus, bufale che pian piano intaccavano le credenze anche dei miei amici. C’ero cascato anche io in qualcuna di queste e siccome avevo capito alcuni meccanismi ho deciso di dare il mio contributo per contrastarle. Un hobby, una passione armata da senso civico.

Come si svolge la giornata tipo di un debunker?

Una continua lotta contro me stesso. Ognuno di noi ha un credo, un’ideologia, e di fronte a una notizia tendiamo a prendere la parte che ci interessa o raccontarla a modo nostro. Ecco, quando verifico i fatti devo allontanarmi da me stesso, dalle mie credenze, dotarmi di una bella dose di autocritica e riportare i fatti nella loro interezza senza trascurare niente. Poi, una volta che ho diffuso quello che ho scovato devo vedermela con chi non è d’accordo, che ancora crede alla bufala, che non vuole ammettere. Inizialmente era pesante, ora ormai mi sono abituato e ci faccio meno caso. Poi ci sono altri lati negativi, ad esempio non posso condividere Lercio nel mio profilo Facebook personale se non specifico che è un sito di satira altrimenti qualcuno mi prende troppo sul serio.

Cosa possiamo fare per non essere preda della cattiva informazione sul web?

Se una notizia ci scatena un’emozione è il primo campanello d’allarme perché abbassiamo le difese. Dobbiamo imparare ad essere autocritici e renderci conto che una falsità, qualunque essa sia, se non affrontata adeguatamente non ci aiuta a risolvere i problemi perché se ne aggiungono altri. È un processo personale che dobbiamo fare tutti, conoscendo il problema e senza sottovalutarlo. A volte anche un po’ di sana paranoia non guasta, ogni volta che mi mandano un articolo da leggere sto molto attento anche se a segnalarmelo è Enrico Mentana o un collega debunker.

Come mai le bufale si diffondo spesso più in fretta della verità?

La bufala è emotiva e piace, la smentita a volte è noiosa e si tende a non condividerla. C’è una massa di utenti silenti che preferiscono lasciare il lavoro di smentita ad altri, anche perché bisogna poi confrontarsi con chi c’è cascato e che magari reagisce male. Immaginate quanti “haters” o “stalker” mi citano sui social solo per tentare di darmi fastidio dopo una o due smentite, altri miei colleghi non lo sopportano e altre persone mi confidano che non vorrebbero essere nei miei panni.

Qual è la menzogna più pericolosa che hai visto diffondersi?

Mi fanno paura quelle legate alla salute, dai vaccini ai tumori. Ci sono persone senza scrupoli che per denaro sono disposti a ingannare persone disperate e le loro famiglie, in alcuni casi uccidendo i loro cari con fantomatiche cure. Quando l’incolumità di una persona è a rischio bisogna essere pronti a reagire perché altri potrebbero seguire il loro esempio per disperazione se non conoscono i pericoli.

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