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Compiti delle vacanze di Natale, insegnanti e genitori divisi

"Che il ministro si occupi delle questioni di sua pertinenza", gli insegnanti ribattono sulla diminuzione dei compiti delle vacanze di Natale

MILANO -“Vorrei sensibilizzare il corpo docente e le scuole ad un momento di riposo degli studenti e delle famiglie affinché vengano diminuiti i compiti durante le vacanze natalizie”, ha detto il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, annunciando l’arrivo imminente di una circolare “per la diminuzione dei compiti durante le vacanze, compiti che gravano sugli impegni delle famiglie e quindi vorrei dare un segnale. Penso a questi giorni di festività e ai ragazzi e alle famiglie che vogliono trascorrerle insieme”.

La reazione degli insegnanti

Queste le parole del ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, intervenuto pochi giorni fa sulla questione dei compiti delle vacanze da assegnare agli studenti. Una dichiarazione che ha suscitato reazioni indignate dal corpo docenti italiano, che ha reagito con forza alla proposta del ministro, ricordandogli quali devono essere le priorità del Ministero dell’Istruzione: “Sarebbe preferibile se il ministro Bussetti si occupasse di altre questioni, decisamente più di sua pertinenza, come il reperimento dei fondi per il rinnovo del contratto, dal quale i docenti e tutto il personale della scuola si attendono un aumento degli stipendi, e la messa in sicurezza degli edifici scolastici che al Sud, purtroppo ancora in molti casi, crollano a pezzi mettendo a repentaglio l’incolumità di chi lì studia e lavora”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta l’annuncio. “Consideriamo questo intervento di Bussetti un’invasione di campo irrispettosa della libertà di insegnamento sancita dalla nostra Costituzione. Soltanto ai docenti, che ben conoscono le loro classi, spetta decidere se e quanti compiti affidare ai propri alunni nella pausa natalizia. Lo studio – sottolinea Di Meglio – deve avere tempi e spazi individuali, lo studio è anche fatica, pazienza e acquisizione di responsabilità. Si impara non solo in classe, ma anche riflettendo, ripetendo, ricercando da soli. Non siamo, dunque, d’accordo con il ministro quando afferma che a volte i compiti gravano sugli impegni familiari: secondo noi, invece, diminuire i compiti a casa durante le festività natalizie – incalza il leader della Gilda – significa sollevare dalla responsabilità famiglie e alunni”.

I genitori

Gli insegnanti, comprensibilmente, rivendicano la loro autorità decisionale in materia, e invitano il ministro a occuparsi di questioni ben più urgenti e pressanti, come il rinnovo dei contratti di abilitazione, gli stipendi, e le strutture fatiscenti di moltissime scuole italiane. Ma cosa ne pensano invece i genitori? Abbiamo fatto un sondaggio su Facebook tra i nostri lettori, chiedendo cosa pensassero in merito alla questione, e sorprendentemente molti si sono dichiarati a favore della proposta del ministro. “Favorevole alla diminuzione del carico soprattutto per sperimentare la vita, al di là dei libri. Uscire, conoscere, vedere, vivere.”, dice una nostra lettrice. La mente dei ragazzi ha bisogno di riposo, esattamente come quella degli adulti. Molti genitori fanno notare che spesso la mole dei compiti vincola totalmente la vita familiare durante le vacanze, costringendo i genitori a sacrificare i già pochi momenti che hanno per fare un po’ di vita di famiglia insieme. Chiaramente c’è chi è contrario, e sostiene la necessità di mantenere i ragazzi allenati allo studio, pena una grossa fatica nella ripresa a gennaio. “Poi non lamentiamoci se non sono più capaci di studiare tre pagine di storia e mettere giù due pensierini”, dice un’altra nostra lettrice.

In medio stat virtus

La soluzione, come dicono molti, sta nel mezzo. Sovraccaricare i ragazzi con moli esagerate di compiti non ha senso, perché ottiene spesso l’effetto opposto: odio verso lo studio, ostilità nei confronti della scuola, noia e apatia nello svolgimento dei compiti. Allo stesso tempo, il lavoro individuale deve essere esercitato, e non può essere eliminato del tutto. Se la priorità è da dare al momento di lezione in classe, non si può svalutare il momento della personalizzazione dello studio, in cui i ragazzi fanno proprio il metodo di studio imparato in classe, e si mettono in prima persona davanti ai libri. Un altro aspetto da considerare è la struttura stessa del sistema di istruzione italiano, basato su lunghe ore di lezione frontale in classe, che lasciano poco spazio al raggiungimento dell’autonomia nello studio in sede scolastica, rendendo ancora più necessarie le ore pomeridiane di compiti.
Ecco, forse dal ministro dell’Istruzione Bussetti ci si aspetterebbe un intervento più ragionato e comprensivo dei numerosi fattori in gioco, che sia cosciente delle lacune del sistema di istruzione italiano e delle necessità di studenti, insegnanti e genitori.

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