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Come si diventa autore di fumetti

Ce lo racconta Paolo Terraciano, sceneggiatore insieme a Claudio Falco del riadattamento a fumetti del romanzo “I Bastardi di Pizzofalcone”

MILANO – Un autore non è sempre in modalità di ricerca attiva: spesso lascia che in qualche modo la storia emerga da sola, come se i personaggi chiedano agli autori di raccontare le loro storie. Parola di Paolo Terraciano, uno degli sceneggiatori della scuderia Bonelli, insieme a Claudio Falco protagonista del riadattamento del primo volume a fumetti de “I Bastardi di Pizzofalcone”, la celebre opera scritta da Maurizio De Giovanni nel 2013. Dopo l’intervista a Claudio Falco, abbiamo ascoltato Paolo Terraciano per scoprire trucchi e segreti legati all’attività di sceneggiatore e autore di fumetti.

Come nasce la sceneggiatura di questa versione a fumetti de “I bastardi di Pizzofalcone”?

In questo caso, c’è stato uno studio di trasposizione dei personaggi del romanzo nel mondo animale, consultandoci ovviamente con Fabiana (illustratrice dell’opera) che ha avuto l’idea iniziale di disegnare i Bastardi in versione canina. È stato molto divertente individuare l’animale corrispondente ai personaggi principali e secondari, cercando di non farne un giochino gratuito e fine a se stesso, ma partendo dal carattere e dalla funzione narrativa. Inoltre, abbiamo disseminato la sceneggiatura di trovate e citazioni per trasportare nel mondo animale elementi di scenografia degli ambienti e della città.

Quali sono le novità e quali invece le similitudini di questo adattamento rispetto al romanzo originale?

Generalmente le modifiche che apportiamo alla struttura della storia mirano a sintetizzare o a rendere più visivi elementi e situazioni che trasposti a fumetti funzionerebbero meno bene che nei romanzi, dove l’autore può utilizzare oltre ai dialoghi e ai pensieri dei personaggi, anche la sua ‘voce narrante’. Io, come credo gli altri sceneggiatori, cerco sempre di tradurre se possibile in dialogo le situazioni, utilizzando invece le didascalie e i pensieri per dare atmosfera al racconto.

Quali sono le differenze tra sceneggiare una storia partendo da zero ed il procedere invece alla sceneggiatura partendo da un’opera di riferimento?

Per me è una responsabilità in più. Va rispettato il lettore del fumetto che è il fruitore finale della storia, ma anche l’autore del romanzo e i suoi lettori che sono giustamente molto esigenti. Devo dire che questo non ha tolto divertimento e creatività al nostro lavoro, anche grazie al fatto che Maurizio sin dall’inizio ci ha fatto sentire la sua fiducia e il suo appoggio.

Quali sono le principali fonti d’ispirazione oggi per uno sceneggiatore? La lettura di libri, classici e contemporanei, quale ruolo riveste in tal senso?

Lavorando quotidianamente a un prodotto di lunga serialità come “Un posto al sole”, non posso che rispondervi che qualsiasi fonte è la benvenuta, dalla lettura di un libro o di un articolo di giornale, la visione di un film o di una serie. C’è poi naturalmente tutto quello che accade nella mia vita o in quella delle persone che mi sono vicine e che, a volte anche inconsciamente, si rielabora in una storia o nelle emozioni di un personaggio. Devo però dire che il modo più piacevole e creativo di avere un’idea nuova non è tanto quello di mettersi in una modalità di ricerca attiva, ma di lasciare che in qualche modo emerga da sola. Come ama sempre ripetere Maurizio De Giovanni a volte sembra quasi che i personaggi ci chiedano di raccontare le loro storie…

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