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Strage di Georgofili, la poesia della bambina uccisa diventa canzone

La poesia di Nadia Nencioni, uccisa a 9 anni nella strage di via Georgofili a Firenze, viene cantata da 175 bambini della scuola elementare a lei dedicata

MILANO – Nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 un’autobomba innescata dalla mafia esplose in via dei Georgofili a Firenze. La strage fece 5 vittime: Lo studente Dario Capolicchio e la famiglia Nencioni, papà, mamma e le due bambine Nadia (9 anni) e Caterina (50 giorni). Tra le macerie della casa distrutta, in quaderno stropicciato, fu trovata una poesia scritta dalla piccola Nadia.

Il tramonto, di Nadia Nencioni

Nadia Nencioni aveva 9 anni, e amava scrivere poesie. La poesia ritrovata sul luogo della sua morte è intitolata Il tramonto, e descrive con delicatezza la bellezza e la fugacità del calare del sole:

Il tramonto
Il pomeriggio
se ne va
Il tramonto si avvicina
un momento stupendo
Il sole sta andando via (a letto)
È già sera tutto è finito.

La poesia diventa canzone

Nei giorni del 26esimo anniversario dalla strage di Georgofili, 175 bambini hanno ricordato Nadia cantando in coro la sua poesia nel Salone de Cinquecento in Palazzo Vecchio. Alle strofe della poesia di sono state aggiunte frasi in ricordo di Nadia. «E’ sempre divertente giocare in allegria – recita la canzone – C’è solo un inconveniente, che il tempo vola via. Ma tu sei qui presente, sei qui in mezzo a noi, pensiero ricorrente e non ci lasci mai».

A cantare la canzone sono i bambini della scuola «Nadia Nencioni», l’istituto intitolato a lei dopo l’attentato, che per tutto l’anno si sono preparati per questo momento e hanno scritto assieme agli insegnanti strofe per commemorarla. «A scuola come a casa bambina come noi, vivevi ciò che amavi, non ti stancavi mai. Sognavi il tuo futuro, scrivevi con il cuor, ciò che hai lasciato resta vivo e forte ancor». «La tua città Firenze in sé ti porterà e dal quel verde olivo la pace nascerà. Facciamo un girotondo insieme a tutto il mondo, in cui ogni bambino si sente a te vicino».

Una delle ex maestre della scuola, Maria Grazia Bacchin, racconta al Corriere come era Nadia: «Era una bambina sempre sorridente, amava scrivere poesie, le piaceva scrivere sulla natura. La ricordo dietro alla lavagna che giocava con le amiche a fare la signora. Aveva un caschetto, era dolce e coi capelli mori».

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