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Le parole italiane più usate all’estero

Gli italianismi raccontano ciò che dell'Italia e degli italiani è sembrato notevole o tipico all'estero, oppure riflette aspetti della nostra cultura

MILANO – La lingua italiana desta sempre più interesse all’estero. Come vi abbiamo già riportato, l’italiano è sempre più studiato in giro per il mondo. Gli italianismi (un prestito dall’italiano a un’altra lingua) sono sempre di più. Come ha affermato il Professor Leonardo Rossi sul sito della Treccani,  “le parole italiane che, per così dire, si sono rifatte una vita all’estero sono più di ventimila; le lingue coinvolte, un numero imprecisato”. Una delle ragioni per cui è interessante studiare questo fenomeno sta nel fatto che gli italianismi raccontano ciò che dell’Italia e degli italiani è sembrato notevole o tipico all’estero, oppure riflettono aspetti della cultura, invenzioni o prodotti, che hanno origine in Italia. L’articolo del Professor Rossi si basa sui risultati parziali di una ricerca (tuttora in corso) curata da Luca Serianni, Lucilla Pizzoli e Leonardo Rossi.

LESSICO QUOTIDIANO

Le parole italiane entrano nel lessico comune di altre lingue in diversi modi. Uno di questi è il contatto diretto tra i parlanti. Per esempio, nel caso delle lingue delle ex colonie italiane, le parole di origine italiana sono legate alla vita di tutti i giorni o ad attività manuali, adattandosi in qualche modo alla lingua che viene a ospitarle. Abbiamo così termini che si riferiscono all’artigianato (tigrino fālaňama, fālaňāma, somalo faryaamefalegname’), alla meccanica o all’industria (amarico kalāwdocollaudo’, amar. gomistāgommista’, tigr. grāsograsso, lubrificante per ingranaggi’), all’edilizia (amar. siminto, tigr. čamanto, som. shamiinto cemento’), all’abbigliamento (tigr. ğākāgiacca’ e gonāgonna’), alla casa, agli elettrodomestici o all’arredamento (tigr. karadensācredenza’ e čērālucidatrice’, som. iskafaalescaffale’).

I nuovi italianismi

Il fenomeno dell’italianismo è tuttavia molto vivace ancora oggi. Fellini, per esempio, coi suoi film ha lanciato nel mondo le parole paparazzo (presente in 23 lingue straniere) e dolce vita (16). Al cinema di Leone si deve invece la fortuna degli spaghetti western (che diventa anche western spaghetti). Alla vittoria dell’Italia ai mondiali di Spagna del 1982 si devono invece italianismi legati al campo calcistico, come libero (18), tifoso (17) e azzurri (8). Però, come ci si può aspettare, il settore più dinamico è quello gastronomico. Parole come tiramisù (in 23 lingue, tra cui non passano inosservate giapponese, indonesiano, thai e laotiano), pesto (16), carpaccio (13), bruschetta (13), rucola (11) vanno ad affiancare ravioli (36), salame (32), espresso (31), risotto (27), cannelloni (25), se non i primatisti del settore spaghetti (54), pizza (50), e cappuccino (40). Molto diffusi anche ciao (in 37 lingue) e purtroppo anche mafia (45).

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Oltre il significato originale

A volte succede però che le parole entrino nel lessico comune di una lingua straniera assumendo un significato diverso dall’originale italiano. E’ il caso di pepperoni , che nei paesi anglosassoni non sta per “peperoni” ma per “salsiccia aromatizzata con il peperoncino, oppure salsiccia piccante”. Nello spagnolo parlato in Argentina, Polenta o pulenta nel gergo significa “energia, vigore fisico”. In coreano, Mandollin sta invece per “donna incinta”.

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