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Il Traditore, l’unico film italiano candidato a Cannes parla di Buscetta

Il Traditore è l'unico film italiano che quest'anno gareggia al Festival di Cannes: si tratta della storia di Tommaso Buscetta

MILANO – È in corso la 72° edizione del Festival di Cannes, l’annuale e sfavillante evento che ha come protagonista d’eccellenza il cinema. Fino al 25 maggio, al Palais Des Festivals di Cannes ventidue lungometraggi gareggiano per vincere la prestigiosissima Palma D’Oro, giudicati dalla giuria guidata da Alejandro González Iñárritu, regista di Revenant e di Birdman. Tra i film in gara ci sono Dolor y gloria di Pedro Almodovar, Once Upon A Time in Hollywood di Quentin Tarantino e Il traditore di Marco Bellocchio. Quest’ultimo è l’unico film italiano che gareggia nel concorso: si tratta della storia di Tommaso Buscetta.

La storia del mafioso e collaboratore

Il Traditore è il film diretto da Marco Bellocchio (Fai bei sogni, 2016) che partecipa al Festival di Cannes come unico rappresentante italiano. Il Traditore racconta la storia e le vicende di Tommaso Buscetta, interpretato da Pierfrancesco Favino (che si presenta per la prima volta a Cannes), esponente di massimo livello di Cosa Nostra, che, dopo esser arrestato, decide di collaborare con la giustizia durante le inchieste di Giovanni Falcone. di origini poverissime e ultimo di 17 figli, Buscetta iniziò fin dalla giovinezza iniziò atti illegali nel mercato nero, facendosi un nome nella delinquenza di Palermo. Dopo essere partito per l’Argentina e successivamente per il Brasile alla ricerca di fortuna, Buscetta tornò in Italia dove si dedicò al contrabbando delle sigarette e di stupefacenti, finendo più volte in carcere. Uscito dal carcere, il passo per diventare uno delle maggiori personalità mafiose fu breve.
Nel 1984, dopo essere stato nuovamente arrestato, i giudici Giovani Falcone e Vincenzo Geraci si recarono da lui per convincerlo a collaborare con la giustizia: inizialmente rifiutò, ma successivamente cominciò a rivelare i vari giochi e piani della mafia, perché non si sentiva più rappresentato da Cosa Nostra, in quanto aveva perso la sua identità iniziale.

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