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Gio Ponti, tra razionalismo e innovazione

Oggi il mondo dell’arte ricorda Gio Ponti, uno dei maggiori architetti e designer del Ventesimo secolo, formatosi nell'ambito del neoclassicismo di G. Muzio

Formatosi nell’ambito del neoclassicismo di G. Muzio, Gio Ponti si accostò poi alla tematica del nazionalismo, ma rimase tuttavia sostanzialmente estraneo a quel dibattito culturale, mantenendo una posizione isolata, da collegarsi piuttosto alle evoluzioni dello Stile Internazionale.

Dotato di fecondità inventiva, ha svolto un ruolo importante anche nell’ambito dell’architettura degli interni e del disegno industriale, introducendo negli ambienti della nuova borghesia italiana il gusto per l’arredamento moderno. Sotto questo profilo è di grande rilievo l’attività svolta attraverso le Triennali di Milano e la rivista Domus, da lui fondata e diretta dal 1928 al 1941 e poi dal 1948.

Gli inizi

Gio (Giovanni) Ponti, noto designer e architetto milanese, nasce nel capoluogo lombardo il 18 novembre 1891. Dopo aver interrotto gli studi a causa della chiamata alle armi durante la prima guerra mondiale, consegue la laurea in Architettura nel 1921 al Politecnico di Milano. Inizialmente, aprì uno studio assieme all’architetto Emilio Lancia (1926-1933), per poi passare alla collaborazione con gli ingegneri Gioacchino Luigi Mellucci (1927), Antonio Fornaroli ed Eugenio Soncini (1933-1945). Nel 1923 partecipò alla I Biennale delle arti decorative tenutasi all’ISIA di Monza e successivamente fu coinvolto nella organizzazione delle varie Triennali, sia a Monza che a Milano.

Design e Grand Prix

Inizia negli anni ’20 un’attività di design presso l’industria ceramica Richard Ginori: Ponti rielabora complessivamente la strategia di disegno industriale della società. Con le ceramiche vince il “Gran Prix” all’Esposizione di Parigi del 1925. Negli anni Venti la sua produzione fu improntata più ai temi classici, mostrandosi più vicino al movimento Novecento, contrapposto al razionalismo del Gruppo 7. In questi stessi anni inizia anche un’attività editoriale: fonda nel 1928 la rivista “Domus”, testata che non abbandonerà più, fatto salvo un breve periodo durante la seconda guerra mondiale.

Anni Trenta

Negli anni ’30 organizza la V Triennale a Milano, disegna le scene ed i costumi per il Teatro alla Scala e partecipa all’associazione del Disegno Industriale ADI, essendo tra i sostenitori del premio Compasso d’oro promosso da La Rinascente. Dal 1933 è direttore artistico di Fontana Arte, per la quale crea tavoli e lampade. Riceve in questo periodo numerosi premi sia nazionali che internazionali. Nel ’36 gli viene offerta una cattedra presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, incarico che manterrà fino al 1961.

Anni Cinquanta

Nel 1952 si associa nello studio Ponti-Fornaroli-Rosselli (1952-76), estendendo la sua attività in campo architettonico, nel settore industriale, nell’arredamento e nell’oggetto di serie. La sua ricerca formale, in questi anni, si orienta verso il «dissolvimento» del volume architettonico (superfici traforate e uso della maiolica), misurandosi, inoltre, con le tematiche promosse dall’international style. Questo è da considerarsi come il periodo di più intensa e artisticamente feconda attività di Ponti: negli anni ’50 verranno realizzate di fatto le sue opere più importanti. Ne sono un esempio il secondo palazzo ad uffici della Montecatini (1951) e il Grattacielo Pirelli (1955-1958) a Milano. Degli anni ’60 sono le chiese milanesi di San Francesco (1964) e di San Carlo (1967). Del 1970 la Concattedrale di Taranto. Gio Ponti morì a Milano nel 1979.

 

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