Avete mai provato a vedere quante volte, nel parlare e nello scrivere, adoperate termini latini o di provenienza latina senza che ve ne accorgiate? Provate a farlo da oggi e vedrete, con stupore, che anche coloro che non “sanno di latino” adoperano con la massima disinvoltura i cosiddetti latinismi che – come si sa – sono quelle parole o locuzioni o costrutti ripresi direttamente dal latino ed entrati a pieno titolo nella nostra lingua. Insomma – come recita il titolo di un libro di Cesare Marchi – siamo tutti latinisti. Chi consciamente, chi inconsciamente.
Le 10 parole latine che raccontano il mondo di oggi
Ad indicarcele Nicola Gardini, autore del libro “Le 10 parole latine che raccontano il nostro mondo” che valorizza la lingua latina, tesoro di significati che continuano a parlarci
Alcuni esempi
Il latino è una lingua più viva che mai. Vogliamo una “prova provata”? Basta sfogliare un libro di poesie, per averla. In questo campo, infatti, i latinismi la fanno da padroni. Vediamone qualcuno a mo’ d’esempio: colubro, da coluber (serpente); imago (immagine); simulacro, da simulacrunm (statua, immagine); aere, da aer (aria), e qui è doveroso aprire una parentesi per ricordare che tutti i sostantivi composti con “aer” non prendono la “e” dopo la “r”: aeroporto, (non aereoporto); aerazione; aeratore; aerofobia; aeromanzia ; aeronautica e via dicendo.
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Dal latino all’italiano
Adesso vediamo, invece, le parole e le locuzioni passate direttamente in italiano nella loro forma originaria (il latino classico) o attraverso il latino medievale e che – come dicevamo – adoperiamo tutti i giorni senza, probabilmente, rendercene conto. Sono moltissime anche in questo caso, citiamo quelle che – a nostro avviso – sono le più comuni.
Cominciamo con “ad libitum”, che significa “a piacere, a volontà”: prendine ad libitum; “ad honorem”, a titolo d’onore; “mea culpa”; “pro memoria”; “ad personam”; “coram populo” (in pubblico, di fronte a tutti); “ex aequo” (alla pari); “more solito” (secondo il costume, l’usanza); “brevi manu” (a mano); “pro domo sua” (per il proprio tornaconto); “sub iudice” (in attesa di giudizio). E qui apriamo un’altra parentesi: si scrive con la “i” normale, non con la “j”.
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Ancora. “In toto” (in tutto e per tutto); “inter nos” (in confidenza, tra noi); “sui generis” (particolare); “factotum” (chi fa tutto); “post scriptum” (in calce); “status quo” e “statu quo” (“la condizione preesistente”); “alter ego” (un sostituto, un altro “me stesso”). Potremmo continuare ancora nell’elenco, ma non vogliamo tediarvi oltre misura.