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15 espressioni in latino che usiamo ancora oggi

Avete mai notato quante volte adoperate termini o espressioni in latino senza accorgervene? Ecco i latinismi che usiamo ogni giorno

Avete mai provato a vedere quante volte, nel parlare e nello scrivere, adoperate termini latini o di provenienza latina senza che ve ne accorgiate? Provate a farlo da oggi e vedrete, con stupore, che anche coloro che non “sanno di latino” adoperano con la massima disinvoltura i cosiddetti latinismi che – come si sa – sono quelle parole o locuzioni o costrutti ripresi direttamente dal latino ed entrati a pieno titolo nella nostra lingua. Insomma – come recita il titolo di un libro di Cesare Marchi – siamo tutti latinisti. Chi consciamente, chi inconsciamente.

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Alcuni esempi

Il latino è una lingua più viva che mai. Vogliamo una “prova provata”? Basta sfogliare un libro di poesie, per averla. In questo campo, infatti, i latinismi la fanno da padroni. Vediamone qualcuno a mo’ d’esempio: colubro, da coluber (serpente); imago (immagine); simulacro, da simulacrunm (statua, immagine); aere, da aer (aria), e qui è doveroso aprire una parentesi per ricordare che tutti i sostantivi composti con “aer” non prendono la “e” dopo la “r”: aeroporto, (non aereoporto); aerazione; aeratore; aerofobia; aeromanzia ; aeronautica e via dicendo.

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Dal latino all’italiano

Adesso vediamo, invece, le parole e le locuzioni passate direttamente in italiano nella loro forma originaria (il latino classico) o attraverso il latino medievale e che – come dicevamo – adoperiamo tutti i giorni senza, probabilmente, rendercene conto. Sono moltissime anche in questo caso, citiamo quelle che – a nostro avviso – sono le più comuni.

Cominciamo con “ad libitum”, che significa “a piacere, a volontà”: prendine ad libitum; “ad honorem”, a titolo d’onore; “mea culpa”; “pro memoria”; “ad personam”; “coram populo” (in pubblico, di fronte a tutti); “ex aequo” (alla pari); “more solito” (secondo il costume, l’usanza); “brevi manu” (a mano); “pro domo sua” (per il proprio tornaconto); “sub iudice” (in attesa di giudizio). E qui apriamo un’altra parentesi: si scrive con la “i” normale, non con la “j”.

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Ancora. “In toto” (in tutto e per tutto); “inter nos” (in confidenza, tra noi); “sui generis” (particolare); “factotum” (chi fa tutto); “post scriptum” (in calce); “status quo” e “statu quo” (“la condizione preesistente”); “alter ego” (un sostituto, un altro “me stesso”). Potremmo continuare ancora nell’elenco, ma non vogliamo tediarvi oltre misura.

 

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