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Ricordando Emilio Salgàri, ”un nonno che ci raccontava di eroi e misteri e di intrecci ricchissimi di azione”

E' famoso per essere il papà di Sandokan, ma oltre alle decine di romanzi di avventura (suddivisi in vari cicli: I pirati della Malesia, I corsari delle Antille, I corsari delle Bermude, etc.) scrisse anche vari romanzi storici, come 'Cartagine in fiamme'...

E’ famoso per essere il papà di Sandokan, ma oltre alle decine di romanzi di avventura (suddivisi in vari cicli: I pirati della Malesia, I corsari delle Antille, I corsari delle Bermude, etc.) scrisse anche vari romanzi storici, come ‘Cartagine in fiamme’.

Il fine principale di Salgari scrittore, non è tanto quello di impartire lezioni di morale ai suoi giovani lettori, quanto di arricchirne la fantasia e lui ne aveva davvero parecchia da vendere, pur non essendosi mai arricchito. Infatti, sebbene fosse un autore estremamente prolifico (80 romanzi e oltre 100 racconti), visse la sua breve vita in condizioni di semi-miseria, in quanto sfruttato dagli editori.

La principale accusa rivoltagli dalla critica di quei tempi, fu la troppa presenza nei suoi libri, di azioni concitate e di dialoghi tra i vari personaggi che hanno affollato le pagine dei suoi romanzi (e le mie notti di gioventù) e la bassa capacità descrittiva. Forse perché Salgari in realtà non aveva mai viaggiato fisicamente, ma solo attraverso i libri e i documenti. Dunque la sua fantasia ha certamente prevalso sulla reale ‘consistenza’ dei luoghi…

Salgari decise di farla finita quando aveva 49 anni, dopo le troppe spiacevoli e ingiuste vicende che costellarono la sua breve vita (aggiungiamo la profonda tristezza dovuta alla moglie rinchiusa in manicomio) e che umiliarono la sua anima di scrittore appassionato… i suoi figli trovarono una lettera (ne lasciò altre due, una per gli editori e l’altra per alcuni direttori di giornali)… queste le sue agghiaccianti parole: ‘Sono un vinto: non vi lascio che 150 lire, più un credito di altre 600 che incasserete dalla signora…’

Poi lasciò scritto dove avrebbero potuto ritrovare il suo cadavere e cioè nel bosco in Val San Martino, sopra la chiesetta della Madonna del Pilone, la zona collinare che sovrasta il corso Casale di Torino. In quel luogo, lui e la sua famiglia, amavano trascorrere il tempo libero. Invece il suo corpo venne ritrovato da una lavandaia che passava da quelle parti. Immagino l’orrore che provò la giovane, alla vista di un uomo con la gola e la pancia orribilmente squarciati e tra le dita ancora il rasoio. Salgari si tolse la vita nel modo in cui avrebbe probabilmente fatto morire qualcuno dei suoi personaggi… facendo harakiri e lo sguardo verso il nuovo giorno.

Altra beffa fu il fatto che il suo funerale passò praticamente inosservato, in quanto proprio in quei giorni a Torino, brulicavano i preparativi per il cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. Nella lettera indirizzata agli editori, queste le sue parole: ‘A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna.’

Ma noi, suoi ex giovani lettori, lo ricorderemo sempre come un nonno che ci raccontava di eroi e misteri e di intrecci ricchissimi di azione… pane buono per la nostra fantasia. E mi piace ribadire, che siamo sempre in tempo, a qualsiasi età, per leggere o rileggere le sue avventure.

Claudia Magnasco

21 agosto 2014


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