Sei qui: Home » Libri » Ricordando Antonio Tabucchi, gli aforismi più belli dell’autore di ”Sostiene Pereira”

Ricordando Antonio Tabucchi, gli aforismi più belli dell’autore di ”Sostiene Pereira”

Il 25 marzo 2012 ci lasciava Antonio Tabucchi, Considerato il maggior conoscitore, critico e traduttore di Fernando Pessoa, Tabucchi aveva imparato il portoghese per comprenderne meglio la poetica...

In occasione del terzo anniversario dalla scomparsa, ricordiamo Antonio Tabucchi, autore di ‘Sostiene Pereira’

  

MILANO – Il 25 marzo 2012 ci lasciava Antonio Tabucchi, Considerato il maggior conoscitore, critico e traduttore di Fernando Pessoa, Tabucchi aveva imparato il portoghese per comprenderne meglio la poetica. Ha vinto il  Premio Campiello con ‘Sostiene Pereira‘, il suo romanzo più amato. Per ricordarlo insieme, ecco i suoi aforismi più amati.

 

‘È difficile avere una convinzione precisa quando si parla delle ragioni del cuore, sostiene Pereira.’

 

‘Il racconto è il romanzo di un pigro.’

 

‘Ascoltare e raccontare, è un po’ la stessa cosa. Bisogna essere disponibili, lasciare sempre l’immaginazione aperta.’

 

‘La vita non si racconta. La vita si vive, e mentre la vivi è già persa, è scappata.’

 

‘La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità.’

 

‘Siamo produttori di muri, anche invisibili, anche internamente.’

 
‘La notte è calda, la notte è lunga, la notte è magnifica per ascoltare storie.’

 

‘Per conoscere un luogo non è sempre necessario esserci stati.’

 
‘So sempre, anche se a volte resta vago, quando un’anima o un personaggio sta viaggiando in aria e ha bisogno di me per raccontarsi.’

 

‘Credo nelle muse. Ho un immenso affetto per i miei ospiti notturni. Li tratto come ospiti di riguardo.’

 
‘La lettera è un equivoco messaggero.’

 

‘Può succedere che il senso della vita di qualcuno sia quello, insensato, di cercare delle voci scomparse, e magari un giorno di crederle di trovarle, un giorno che non aspettava più, una sera che è stanco, e vecchio, e suona sotto la luna, e raccoglie tutte le voci che vengono dalla sabbia.’

 

25 marzo 2015

  

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione Riservata