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Le 10 più belle poesie dedicate alla neve

Scopri le poesie dedicate alla neve più affascinanti e suggestive che ne celebrano la bellezza. Una raccolta imperdibile per gli amanti della poesia invernale.

Sono diverse le poesie dedicate alla neve. Noi abbiamo provato a sceglierne alcune. Riteniamo abbiano il dono di farci vivere le nevicate come un’esperienza esistenziale in grado di donare infinite emozioni.

I primi fiocchi di neve, l’abbassamento delle temperature che preannunciano l’arrivo della stagione invernale hanno ispirato poeti di ogni epoca. Vi proponiamo quindi una selezione delle più belle poesie sulla neve.

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Oggi e questo weekend in diverse zone d’Italia pioverà e saremo in molti a dover fare i conti con questo fatto, rivedendo i nostri programmi

Ecco le poesie dedicate alla neve

Fa freddo di Gianni Rodari

Italia sottozero.
Lo stivale si è ghiacciato.
Sta la neve sui monti
come panna sul gelato.

I gatti del Colosseo,
a Roma, battono i denti.
Si pattina sul Po
e i suoi maggiori affluenti.

E’ gelata la coda
di un asino a Potenza.
Le gondole di Venezia
sono a letto con l’influenza.

Un pietoso alpinista
è partito da Torino
per mettere un berretto
sulla cima del Cervino.

Ma dov’è, dov’è il mago
con la fiaccola fatata
per portare in tutte le case
una calda fiammata?

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Il cielo è basso di Emily Dickinson

Il cielo è basso, le nuvole a mezz’aria,
un fiocco di neve vagabondo
fra scavalcare una tettoia o una viottola
non sa decidersi.
Un vento meschino tutto il giorno si lagna
di come qualcuno l’ha trattato;
la natura, come noi, si lascia talvolta sorprendere
senza il suo diadema.

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Camice di neve di Giuseppe Ungaretti

Vorrei imitare
questo paese
adagiato
nel suo camice
di neve.

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Neve di Umberto Saba

Neve che turbini in alto e avvolgi
le cose di un tacito manto.
Neve che cadi dall’alto e noi copri
coprici ancora,all’infinito: imbianca
la città con le case,con le chiese,
il porto con le navi,
le distese dei prati…

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La perfezione della neve di Andrea Zanzotto

Quante perfezioni, quante
quante totalità. Pungendo aggiunge.
E poi astrazioni astrificazioni formulazione d’astri
assideramento, attraverso sidera e coelos
assideramenti assimilazioni
nel perfezionato procederei
più in là del grande abbaglio, del pieno e del vuoto,
ricercherei procedimenti
risaltando, evitando
dubbiose tenebrose;saprei direi.

Ma come ci soffolce, quanta è l’ubertà nivale
come vale: a valle del mattino a valle
a monte della luce plurifonte.
Mi sono messo di mezzo a questo movimento -mancamento
radiale
ahi il primo brivido del salire, del capire,
partono in ordine, sfidano: ecco tutto.
E la tua consolazione insolazione e la mia ,frutto,
di quest’inverno, allenate, alleate,
sui vertici vitrei del sempre, sui margini nevati
del mai-mai-non-lasciai-andare,
e la stella che brucia nel suo riccio
la castagna tratta dal ghiaccio
e tutto – e tutto eros, tutto libertà nel laccio
nell’abbraccio mi sta: ci sta,
ci sta all’invito, sta nel programma, nella faccenda.

Un sorriso, vero? E la vi(ta) (id-vid)
quella di cui non si può nulla, non ipotizzare,
sulla soglia si fa (accarezzare?).
Evoè lungo i ghiacci e le colture dei colori
e i rassicurati lavori degli ori.
Pronto. A chi parlo? Riallacciare.
E sono pronto, in fase dell’immortale,
per uno sketch-idea della neve, per un suo guizzo.
Pronto.

Alla, della perfetta.
«È tutto, potete andare.»

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La neve di Gabriele D’Annunzio

Scendi con pace,
o neve: e le radici
difendi e i germi.
che daranno ancora
erba molta agli armenti.
all’uomo il pane.
Scendi con pace, si che al novel tempo
da te nutriti, lungo il pian ridesto,
corran qual greggi obbedienti i fiumi.

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Il pupazzo di neve di Jacques Prévert

Nella notte dell’inverno,
galoppa un grande uomo bianco.
È un pupazzo di neve
con un pipa di legno
un grande pupazzo di neve
perseguitato dal freddo.
In una piccola casa
entra senza bussare
e per riscaldarsi
si siede sulla stufa rovente
e sparisce d’un tratto
lasciando solo lo sua pipa
in mezzo ad una pozza d’acqua
ed il suo vecchio cappello.

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L’omino di neve di Gianni Rodari

L’omino di neve,
guardate che caso,
non ha più naso
Vorrei imitare
questo paese
adagiato
nel suo camice
di neve.
e ha solo un orecchio:
in un giorno di sole
è diventato vecchio!
Chi gli ha rubato un piede?
È stato il gatto,
bestia senza tatto.
Per un chicco di grano
una gallina
gli becca una mano.
Infine, per far festa,
i bambini
gli tagliano la testa.

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Nevicata di Guido Gozzano

Dalle profondità dei cieli tetri
scende la bella neve sonnolenta,
tutte le cose ammanta come spettri:
scende, risale, impetuosa, lenta.
Di su, di giù, di qua, di là s’avventa
alle finestre, tamburella i vetri…
Turbina densa in fiocchi di bambagia,
imbianca i tetti ed i selciati lordi,
piomba, dai rami curvi, in blocchi sordi…
Nel caminetto crepita la bragia…

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Nevicata di Giovanni Pascoli

Nevica; l’aria brulica di bianco;
la terra è bianca; neve sopra neve;
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco:
cade del bianco con un tonfo lieve.
E le ventate soffiano di schianto
e per le vie mulina la bufera;
passano bimbi: un balbettio di pianto;
passa una madre: passa una preghiera.

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