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Offese, insulti, attacchi: il linguaggio dell’odio e della rabbia rischia di farci male

Le riflessioni del fondatore di Libreriamo Saro Trovato in merito al clima di odio che continua a generarsi oggi sui social network

Quanto odio c’è nell’aria. È talmente sotto gli occhi di tutti che ormai non ci sono freni alla decenza. Si offende l’altro senza il timore delle conseguenze. Un malcostume che sta imperando in ogni settore della società. Il Festival di Sanremo rappresenta solo l’ultimo atto.

Importa poco chi ha ragione e chi ha torto. Ciò che ci interessa è che si sta perdendo il controllo della situazione. Attaccare e insultare l’altro è diventato il modo naturale per interagire. Non c’è alcun freno, alcun filtro. Ci si dimentica che ci sono bambini, ragazzi che seguono i media e soprattutto i social. Ci vuole responsabilità soprattutto da chi gestisce l’informazione e da chi influenza il pubblico.

Ci vuole maggiore responsabilità. Aver visto nelle ultime ore le polemiche legate al dopo Festival di Sanremo intristisce. Purtroppo, dobbiamo avere il coraggio di affermare che la televisione e i social hanno contribuito in modo devastante all’imperversare di questa indecenza, con la complicità dell’informazione che non fa altro che dare spazio ai continui conflitti che si scatenano nei vari talk show, reality, talent e nei diversi canali social e web.

È arrivata l’ora di smetterla. Ci sono bambini e ragazzi ormai costantemente collegati tramite tv e smartphone che vedono il popolo degli adulti attaccarsi a vicenda senza alcun freno è ormai normalità. Però chiediamo loro di comportarsi bene e pretendiamo da loro l’educazione. Facciamo giustamente campagne contro il bullismo e poi autorevoli personaggi della politica di qualsiasi colore, emeriti studiosi della società e del sociale, professori universitari, Vip di diversa tipologia e specie, personaggi espressione della cultura “alta”, Influncer e giornalisti trasmettono messaggi di enorme violenza e odio.

Non ci si riferisce solo ai temi della politica attuale, che restano fuori da Libreriamo. Stiamo parlando di un problema sociale che oggi merita di avere maggior attenzione. L’odio e la rabbia civile generano violenza. Bisogna prenderne atto e fermarsi per non continuare a comportarsi così. Bisogna porre un freno, agendo in primo luogo sull’informazione.

Oggi in rete, in particolar modo nel campo dei social network, vige l’espressione negativa della già cattiva televisione. È stato assimilato il linguaggio peggiore creato ad hoc per tenere alti gli ascolti, nella logica di poter avere maggiore pubblicità. Le aziende e i brand che investono in advertising oggi dovrebbero essere i primi a dare il segnale. Rabbia e odio fanno male anche ai consumi, non dimentichiamolo.

È vero, oggi tutti inseguiamo il numero dei contatti, dei follower. Una bella rissa televisiva o un post che offende fa visualizzazioni, fa audience. Ma il compito di chi informa e influenza non è quello di generare odio. È, invece, quello di lottare per una società migliore, per il vivere civile, per rimarcare il principio della legalità, per la libertà di espressione, per il rispetto dell’uomo e dell’ambiente.

“Aiutare il prossimo”, “sostenere i deboli”, “prendersi cura degli altri”, “ascoltare un pensiero diverso”, “tollerare”, “vivere in pace” dovrebbero essere i principi guida di ogni società civile.

Da ciò che purtroppo si osserva, mi sento di denunciare che ci stiamo allontanando anni luce da questi principi essenziali.

Quindi, vi prego fermiamoci. Io come milioni di genitori abbiamo figli, sarebbe meglio dare loro l’opportunità di una società e un mondo migliore, tutto questo clima rischia di generare il peggio, l’irrefrenabile, l’abisso. Odio e rabbia hanno l’effetto solo di generare violenza e conflitto.

Saro Trovato

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