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Musei gratis e il senso dell’arraffo

La notizia è di quelle che di primo acchito allargano il cuore: Boom di presenze nei musei per la prima domenica di ingressi gratuiti. E viene da pensare: ma dov'era tutta quella gente curiosa, prima?

 La notizia è di quelle che di primo acchito allargano il cuore: Boom di presenze nei musei per la prima domenica di ingressi gratuiti.

E  viene da pensare: ma dov’era tutta quella gente curiosa, prima? Possibile che quando si tratta di pagare (una tassa, un biglietto…) tutti si infrattino, si dileguino, spariscano?  Più che la curiosità non avrà vinto il senso dell’arraffo che  contraddistingue noi tutti, al di là di tutto? Sarà il potere dell’informazione? Iniziative così hanno visibilità è ovvio.

Racconta un appassionato di musica, per fare un esempio, che qualche anno a Milano offrivano gratuitamente delle session musicali con personaggi noti anni Sessanta e Settanta. Pochi intimi ci andavano, più che altro del giro Facebook. Poi, lo scorso anno, su Tutto città del Corriere della Sera  un brevissimo trafiletto segnalava l’iniziativa. Morale? Non è riuscito a entrare, quella volta, perché,  già un paio di ore prima dell’ inizio, il locale, pur se non grandissimo, era sold out…

Ad ogni modo è solo un  bene che le porte si aprano a tutti, ogni tanto. Perché nel nostro Paese, così ricco d’arte, succede anche che ci siano famiglie che rinunciano a visitare ciò che vorrebbero vedere: padre, madre e  due o tre figli under 18 spenderebbero autentici capitali andando semplicemente a vedere una mostra… Questo alla faccia delle promesse dei politici in campagna elettorale, dei proclami che reclamano uno Stato generoso nel  concedere aiuti economici alle famiglie.

La parola ‘gratis’ attira, si sa. E l’iniziativa, che  sazia l’idea di non essersi persi un’occasione, per molti potrebbe essere, in tutti i sensi, una bella scoperta.

Gloria Ghisi

8 luglio 2014

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