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Leonardo Sciascia, 5 libri da leggere dello scrittore siciliano

Il mondo delle lettere oggi ricorda l'anniversario della nascita di Leonardo Sciascia. Per l’occasione, abbiamo pensato di selezionare alcuni dei suoi libri più belli

Il mondo delle lettere oggi ricorda l’anniversario della nascita di Leonardo Sciascia, scrittore, saggista, giornalista, politico, poeta e insegnante di scuola elementare nato l’ 8 gennaio 1921 a Racalmuto.

Perché Leonardo Sciascia è un intellettuale più che mai attuale

Perché Leonardo Sciascia è un intellettuale più che mai attuale

Ospitiamo il giudizio del noto critico d’arte Luca Nannipieri, di cui è uscito il libro “A cosa serve la storia dell’arte” (Skira), in occasione dell’anniversario della nascita di Leonardo Sciascia (1921-1989).

5 libri da leggere di Leonardo Sciascia 

Scrittore tra i migliori del Novecento, polemista e giornalista, brillante saggista, punto di riferimento anche in politica per diverse generazioni: Leonardo Sciascia è stato uno spirito libero e anticonformista, lucidissimo e impietoso critico del nostro tempo, sicuramente una delle grandi figure del Novecento italiano ed europeo.

Per ricordarlo, abbiamo pensato di selezionare alcuni dei suoi libri più belli. Voi quale avete amato di più?

Il giorno della civetta

Di questo romanzo breve sulla mafia, apparso per la prima volta nel 1961, ha scritto Leonardo Sciascia: ‘… ho impiegato addirittura un anno, da un’estate all’altra, per far più corto questo racconto.

Ma il risultato cui questo mio lavoro di ‘cavare’ voleva giungere era rivolto più che a dare misura, essenzialità e ritmo, al racconto, a parare le eventuali e possibili intolleranze di coloro che dalla mia rappresentazione potessero ritenersi, più o meno direttamente, colpiti. Perché in Italia, si sa, non si può scherzare né coi santi né coi fanti: e figuriamoci se, invece che scherzare, si vuole fare sul serio’.

Una storia semplice

‘Una storia semplice’ è una storia complicatissima, un giallo siciliano, con sfondo di mafia e droga. Eppure mai – ed è un vero tour de force – l’autore si trova costretto a nominare sia l’una sia l’altra parola. Tutto comincia con una telefonata alla polizia, con un messaggio troncato, con un apparente suicidio. E subito, come se assistessimo alla crescita accelerata di un fiore, la storia si espande, si dilata, si aggroviglia, senza lasciarci neppure l’opportunità di riflettere.

Davanti alla proliferazione dei fatti, non solo noi lettori ma anche l’unico personaggio che nel romanzo ricerca la verità, un brigadiere, siamo chiamati a far agire nel tempo minimo i nostri riflessi – un tempo che può ridursi, come in una memorabile scena del romanzo, a una frazione di secondo. È forse questo l’estremo azzardo concesso a chi vuole ‘ancora una volta scandagliare scrupolosamente le possibilità che forse ancora restano alla giustizia’.

Candido ovvero Un sogno fatto in Sicilia

Candido Munafò nasce in una grotta della Sicilia la notte dello sbarco degli americani, nel 1943. E questo romanzo ci fa seguire le vicende della sua vita sino al 1977 in una serie di capitoletti che rimandano a quelli del Candide di Voltaire.

La forma del conte philosophique, particolarmente congeniale a Sciascia, gli permette di prendere la giusta distanza – e dà un passo leggero, aereo a questo libro, che per altro è forse il più intimo e segreto fra tutti i suoi romanzi. ‘Le cose sono sempre semplici’ mormora talvolta Candido. E sarà appunto il suo desiderio di nominare le cose con il loro nome a procurargli varie disavventure. Questo giovane mite, testardo e riflessivo finisce per apparire, agli occhi del mondo, come un ‘piccolo mostro’.

A ciascuno il suo 

Il romanzo dell’oscura, crudele Sicilia. Il dramma di un investigatore lucido che, quanto più indagava, tanto più ‘nell’equivoco, nell’ambiguità, moralmente e sensualmente si sentiva coinvolto’.

Il mare colore del vino

È un libro di racconti scritti fra il 1959 e il 1972. Così Sciascia stesso: ‘… mi pare di avere messo assieme una specie di sommario della mia attività fino ad ora e da cui vien fuori…che in questi anni ho continuato per la mia strada, senza guardare né a destra né a sinistra (e cioè guardando a destra e a sinistra), senza incertezze, senza dubbi, senza crisi (e cioè con molte incertezze, con molti dubbi, con profonde crisi); e che tra il primo e l’ultimo di questi racconti si stabilisce come una circolarità.

Una circolarità che non ha per nulla intaccato, e anzi esalta, la felicità e l’efficacia delle storie qui riunite come in un breve compendio delle molte voci narrative di Sciascia.

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