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Italo Calvino ed Elsa De Giorgi, un amore immortale

La storia d'amore tra Italo Calvino ed Elsa De Giorgi è stata molto chiacchierata nel corso degli anni. Alcune lettere raccontano la passione dello scrittore per l'attrice

Il 15 ottobre 1923 nasceva Italo Calvino, passato alla storia della letteratura come un letterato schivo, riservato, a tratti persino freddo.

Eppure, a parte sua moglie, Esther Judith Singer, conosciuta con il nome di Chichita Calvino, c’è stato qualcun altro che ha tenuto a precisare che oltre allo scrittore vi fosse un uomo appassionato e passionale: l’attrice Elsa De Giorgi.

I due furono amanti, negli anni tra il ’55 e il ’58 e, a testimoniare il loro amore, vi è un carteggio di lettere (ben 407) conservate interamente nel Fondo Manoscritti di Pavia. 

 

Nel 1990, Elsa De Giorgi decise di far pubblicare alcune delle lettere di Italo Calvino sulla rivista “Epoca” e alcune di essere sono state riprese anche qualche anno fa da alcune testate giornalistiche.

Naturalmente, fu scontato il disappunto da parte della moglie dello scrittore.

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Come si conobbero

Ma facciamo qualche passo indietro. Elsa De Giorgi, nata Elsa Giorgi Alberti nacque nel 1914 e fu una delle attrici più amate del cinema dei “telefoni bianchi”.

Proveniva da una nobile famiglia e appena 18enne iniziò la sua carriera, agevolata dalla sua bellezza. Nel 1948 sposò il Conte Sandrino Contino Bonacossi, partigiano e collezionista d’arte.

Nella loro Villa a Roma ricevevano personalità del calibro di Alberto Moravia, Carlo Levi, Renato Guttuso ed Elsa era piuttosto stimata in quanto donna e in quanto letterata.

Nel 1955 conobbe Italo Calvino, all’epoca lo scrittore – dieci anni più giovane rispetto a lei – si occupava dell’ufficio stampa alla casa editrice Einaudi.

L’amore tra Italo Calvino ed Elsa De Giorgi

I due iniziarono a collaborare e il lavoro sfociò ben presto in un amore difficile e furioso, fatto di incontri proibiti, corrispondenze, viaggi in treno tra Roma e Torino.

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La relazione finì sui giornali di cronaca e finì nel 1958.

A testimonianza di questo rapporto c’è appunto il corpus epistolare che la filologa Maria Corti, una delle poche ad averlo letto nella sua interezza, ha dichiarato essere “il più bello del Novecento italiano”.

La stessa Elsa De’ Giorgi si batté per far capire quanto questa relazione incise non solo sulla formazione di Calvino in quanto uomo ma anche e soprattutto in quanto scrittore.

Stralci di lettere di Italo Calvino ad Elsa De Giorgi

“Certo, il mio amore per te è nato come una protesta di individualista protesta contro tutto un clima mosso da un bisogno profondissimo, ma con un significato generale, una lezione per tutti, di non-rinuncia, di coraggio alla felicità. Come questa lezione si tradurrà nell’opera creativa è ancora da vedersi. Se mi mancasse il tuo amore tutta la mia vita mi si sgomitolerebbe addosso. Tu sei un’eroina di Ibsen, io mi credevo un uomo di Cechov. Ma non è vero, non è vero. Gli eroi di Cechov hanno la pateticità e la nobiltà degli sconfitti. Io no: o vinco o mi annullo nel vuoto incolore. E vinco, vinco, sotto le tue frustate. No, cara, non hai nulla dell’eroina dannunziana, sei una grande donna pratica e coraggiosa, che si muove da regina e da amazzone e trasforma la vita più accidentata e difficile in una meravigliosa cavalcata d’amore. Ho la tua lettera dal treno .

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Cara, amore ho sempre un’apprensione quando apro una tua lettera e uno slancio enorme di gratitudine e amore leggendo le tue parole d’amore. Il ritratto del giovane P.P. [Pier Paolo Pasolini, ndr] è molto bello, uno dei migliori della tua vena ritrattistica, di questa tua intelligenza delle personalità umane fatta di discrezione e capacità di intendere i tipi più diversi,questa tua gran dote largamente provata nei coetanei. È la stessa dote che portata all’estremo accanimento dell’amore ti fa dire delle cose così acute e sorprendenti quando parli con me di me che ti sto a sentire a bocca aperta, abbacinato un insieme d’ammirazione per l’intelligenza, o incontenibile narcisismo, e di gratitudine amorosa.

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Ho più che mai bisogno di stare fra le tue braccia. E questo tuo ghiribizzo di civettare che ora ti ripiglia non mi piace niente, lo giudico un’intrusione di un moti psicologico completamente estraneo all’atmosfera che deve reagire tra noi. Gioia cara, vorrei una stagione in cui non ci fossi per me che tu e carta bianca e voglia di scrivere cose limpide e felici. Una stagione e non la vita? Ora basta, perché ho cominciato così questa lettera, io voglio scrivere del nostro amore, voglio amarti scrivendo, prenderti scrivendo, non altro. È forse anche qui la paura di soffrire che prende il sopravvento? Cara, cara, mi conosci troppo, ma no, troppo poco, devo ancora farmi conoscere da te, devo ancora scoprirmi a te, stupirti, ho bisogno di farmi ammirare da te come io continuamente ti ammiro.

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Sto scrivendo una cosa su Thomas Mann per il Contemporaneo sotto forma di lettera su cosa significa per me il suo atteggiamento d’uomo classico e razionale al cospetto dell’estrema crisi romantica e irrazionale del nostro tempo. Sono temi che ritornano puntualmente nella cultura e nell’arte contemporanea come nella mia vita: il mio rapporto con Pavese, o la coscienza della poesia, il mio rapporto con te, o la coscienza dell’amore. Io voglio scrivere del nostro amore, voglio amarti scrivendo, prenderti scrivendo, non altro, siamo davvero drogati: non posso vivere fuori dal cerchio magico del nostro amore.

Italo Calvino

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