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Educare i bambini alla musica aiuta il loro sviluppo cognitivo

La pedagogista Antonia Ragone spiega come mai educare i bambini alla musica influisce sul loro sviluppo cognitivo

MILANO – Platone, già nel 400 a.c., diceva che «la musica è una legge morale che dà una anima all’universo, le ali al pensiero, uno slancio all’immaginazione, un fascino alla tristezza, un impulso alla gaiezza e la vita a tutte le cose». L’importanza dell’educazione musicale nello sviluppo del bambino è stata riconosciuta dalle neuroscienze, che hanno riscontato un miglioramento della capacità cerebrale di elaborazione dei concetti e di comunicazione, ma non solo. Educare i bambini alla musica influisce nel loro sviluppo linguistico – espressivo, emotivo, motorio.

Perché la musica è un valido strumento di crescita?

Molti studi confermano che la musica influisce positivamente sulla formazione del cervello, accresce l’intelligenza, la sensibilità, favorisce il coordinamento motorio, l’attenzione, la concentrazione, il ragionamento logico, la memoria, l’espressione di sé, il pensiero creativo. La musica provoca stati d’animo, sensazioni, emozioni, produce effetti su tutto l’organismo umano può accrescere o diminuire l’energia muscolare, modificare la respirazione, intaccare la pressione sanguigna, sino a produrre alterazioni nel metabolismo corporeo e nei processi enzimatici. Durante la sua crescita il bambino ricerca, discrimina e denomina i suoni prendendo coscienza che esiste un mondo sonoro.

La produzione di suoni da parte di ogni individuo inizia già nella vita prenatale, infatti molte ricerche documentano che il feto recepisce messaggi sonori che lasciano una traccia mnemonica nel bambino. Ancor prima che si stabiliscano i primi contatti con l’ambiente attraverso la vista e il tatto, al bambino arrivano i suoni e i rumori della vita quotidiana: la voce di mamma, i rumori di casa, un suono di un gioco, la televisione…

Con lo sviluppo sempre maggiore dell’apparato uditivo stimolato dall’ambiente, i bambini imparano a produrre suoni facendo rumore con il proprio corpo:
1) con le mani: batte le mani palmo contro palmo, sulle ginocchia, sul petto, sulle guance, sulla pancia , sulle superfici.
2) con i piedi: striscia i piedi per terra, li batte, batte il punto, il tacco, saltella, marcia.
3) con la bocca: digrigna e batte i denti, schiocca la lingua che tocca il palato e che tocca le labbra
4) con la voce: fischia, sussurra, parla, mugugna, canta, grida, riproduce i versi degli animali, degli oggetti, della natura.
5) con gli oggetti:ciascun oggetto in relazione al materiale con cui è fatto, il peso, le dimensioni provoca diversi suoni timbrici ( rotolare la palla, strappare fogli di carte, battere i coperchi…)
6) nell’ambiente: infiniti i possibili rumori prodotti dall’uomo nell’ambiente.

Nei primi tre anni di età la capacità di apprendimento naturale della musica è all’apice e continua fino ai nove anni, quando si stabilizza.

Il ruolo della famiglia

Fondamentale diventa il contesto familiare che deve esser stimolante, divertente, ricco di musica e suoni, in cui i momenti per cantare, ascoltare la musica, o per produrla in qualsiasi maniera, siano frequenti e divertenti, per far sì che l’espressione musicale si traduca in un costante miglioramento cognitivo del bambino.
Ecco alcuni esercizi molto semplici attraverso cui gli adulti (genitori, educatori, insegnanti) possono stimolare ed affinare la percezione uditiva del bambino affinché arrivi alla scoperta delle differenze fra suoni.

1) ASCOLTARE: eventi sonori naturali e artificiali tramite esercizi-gioco che stimolano a riconoscere le caratteristiche del suono ( altezza, intensità, timbro, durata)
2) REGISTRAZIONI DI SUONI: proporre al bambino giochi sonori ( quelli con versi degli animali, con musichette particolari) oppure con oggetti e strumenti riprodurre suoni ( tamburelli, pianole, xilofono, armonica, flauto)
3) IMITAZIONE: si fa ritmo con il corpo, gesti-suono, strumenti
4) SONORIZZARE RACCONTI
5) INTERPRETARE con il corpo brani musicali
6) DRAMMATIZZAZIONE di brani musicali
7) ESPRIMERE le emozioni che l’ascolto di un brano suscita con vari linguaggi (verbale, mimico, pittorico, gestuale )

Dottoressa Antonia Ragone
Pedagogista e Docente

Bibliografia
Delfrati C.,2008, Fondamenti di Pedagogia Musicale, EdT Editore
Della Cosa M., 1977, Voci, Suoni, Rumori,Brescia, Editrice La Scuola
Zonta R. Bettinoni S. 1997, Operare nel Sociale, Cremona, Casa Editrice Padus
https://www.neuroscienze.net/cervello-e-musica/

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