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E’ giusto utilizzare il verbo “inoltrare”?

Ecco il nuovo dilemma a cui prova a dare una risposta definitiva Fausto Raso, giornalista specializzato in problematiche linguistiche

MILANO – E’ giusto dire “inoltrare” o è meglio utilizzare solo la sua forma intransitiva “inoltrarsi”? A rispondere a questo quesito, che spesso gli stessi vocablari italiani faticano a chiarire, ci prova Fausto Raso, giornalista specializzato in problematiche linguistiche e responsabile del nostro blog “Perché si dice“. Ecco di seguito il suo intervento.

Anche questa volta, prima di sederci davanti al computiere, abbiamo indossato la pesantissima corazza per difenderci dagli strali che, inevitabilmente, ci arriveranno da qualche linguista (o lessicografo) se si imbatterà in questo sito, perché quanto stiamo per scrivere viene “smentito” dai vocabolari. Ma tant’è. Andiamo avanti per la nostra strada, convinti della bontà della nostra tesi. Vogliamo parlare del verbo “inoltrare” la cui forma corretta sarebbe/è  solo quella intransitiva pronominale, inoltrarsi, vale a dire “andare oltre”, “proseguire verso l’interno” “addentrarsi”, “spingersi innanzi” e simili: inoltrarsi nel bosco, nella foresta ecc.

Nel linguaggio burocratico, con la benedizione dei vocabolari, inoltrare viene adoperato con il significato di “avviare”, “trasmettere”, “presentare” e simili: la sua domanda è stata inoltrata all’ufficio competente. Questo uso burocratico del verbo inoltrare  è scorretto – a nostro avviso – e i vocabolari non dovrebbero avallarlo. Ci sono tanti verbi che fanno alla bisogna: inviare, trasmettere, sottoporre, presentare e simili. Abbiamo notato, con somma gioia, che il vocabolario Palazzi è “dalla nostra parte”: «inoltràre rifl. andar oltre: s’inoltrò nel bosco; fig. inoltrarsi nella lettura di un libro, negli studi. M.E. erroneo l’uso transitivo, per trasmettere una domanda, istanza, e sim.: inoltrare un’istanza (…)».

Fausto Raso

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