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Il discorso sui libri di W.L. Phelps. Perchè è bello avere una casa piena di libri

Il 6 aprile 1933, mentre in America W.L. Phelps pronunciava il suo discorso sui libri, in Germania migliaia di libri venivano distrutti

Era il 6 aprile del 1933. Mentre in America William Lyon Phelps pronunciava il suo discorso sui libri, in Germania migliaia di libri venivano distrutti per sempre. Il 1933 fu, infatti, l’anno dei roghi dei libri. In particolare, il 10 maggio 1933 gli studenti tedeschi, infiammati dalla propagandi nazista, trasportarono i libri con camion e carri in una piazza della capitale. Là diedero fuoco ai cosiddetti ‘libri decadenti’. Il governo approvò entusiasticamente il rogo e nelle settimane seguenti, i roghi dei libri apparvero in centinaia di altre città tedesche. Tra i libri distrutti vi furono le opere di alcuni dei maggiori pensatori, scrittori ed intellettuali del tempo. E’ in questo contesto che William Lyon Phelps pronuncia in radio un discorso sui libri e sul potere della lettura, destinato a diventare un simbolo di resistenza al Nazismo e alla sua politica di distruzione culturale. 

Il piacere dei libri

L’abitudine alla lettura è una delle maggiori risorse dell’umanità. E ci piace leggere libri che ci appartengono molto più che se fossero presi in prestito. Un libro preso in prestito è come un ospite in casa; deve essere trattato con puntualità, con una certa formalità premurosa. Devi controllare che non subisca danni e che non soffra in alcun modo mentre è sotto il tuo tetto. Non puoi abbandonarlo con noncuranza, non puoi appuntarlo, non puoi fare “le orecchie”, non puoi usarlo in modo familiare. E poi, un giorno, anche se raramente accade, dovresti davvero restituirlo. 

Ma i tuoi libri ti appartengono invece. Li tratti con quell’intimità affettuosa che annichilisce la formalità. I libri sono per l’uso, non per l’esibizione. Non dovresti possedere nessun libro che tu abbia paura di annotare o di appoggiare sul tavolo spalancato e rivolto verso il basso. Un buon motivo per segnare i passaggi preferiti nei libri è che questa pratica ti consente di ricordare più facilmente i passi significativi, di fare riferimento ad essi rapidamente. E poi, negli anni successivi, sarà come attraversare una foresta dove una volta hai tracciato un sentiero. Hai il piacere di andare oltre la vecchia terra e di ricordare sia lo scenario intellettuale che il tuo io precedente.

Tutti dovrebbero iniziare a collezionare una biblioteca privata in gioventù. L’istinto della proprietà privata, che è fondamentale negli esseri umani, può qui essere coltivato con ogni vantaggio e senza mali. Uno dovrebbe avere i propri scaffali per libri. Scaffali che non abbiano porte, finestre di vetro o chiavi. Dovrebbero essere liberi e accessibili alla mano e alla vista. Il meglio delle decorazioni a muro sono proprio i libri. Sono più vari nel colore e nell’aspetto rispetto a qualsiasi carta da parati. Sono più attraenti nel design e hanno il vantaggio principale di essere personalità separate, in modo che, se ti siedi da solo nella tua stanza davanti al camino, sei circondato da amici intimi. La consapevolezza che sono lì in bella vista è sia stimolante che rinfrescante. Non bisogna leggerli tutti. Gran parte della mia vita al chiuso è trascorsa in una stanza contenente seimila libri. E ho sempre una risposta di riserva alla domanda se io li abbia letti tutti. “Alcuni di loro due volte.” Questa risposta è sia vera che inaspettata.

Naturalmente non sono amici come uomini e donne corporei che vivono e respirano. La mia devozione alla lettura non mi ha mai fatto diventare un recluso. Come potrebbe? I libri sono delle persone, dalle persone, per le persone. La letteratura è la parte immortale della storia; è la parte migliore e più duratura della personalità. Ma gli amici-libri hanno questo vantaggio rispetto agli amici viventi: puoi goderti la società più aristocratica del mondo ogni volta che vuoi. I grandi morti sono oltre la nostra portata fisica e i grandi viventi sono di solito quasi inaccessibili. Per quanto riguarda i nostri amici, non possiamo vederli quando vogliamo. Probabilmente dormono o sono in viaggio. Ma in una biblioteca privata, puoi in qualsiasi momento conversare con Socrate o Shakespeare o Carlyle o Dumas o Dickens o Shaw o Barrie o Galsworthy. E non c’è dubbio che in questi libri vedi questi uomini al loro meglio. Hanno scritto per te. Hanno “esposto se stessi”, hanno fatto del loro meglio per intrattenerti, per fare un’impressione favorevole. Sei necessario per loro come il pubblico lo è per un attore. Solo che, invece di vederli mascherati, puoi guardarli nelle profondità del loro cuore. 

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