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Tronchi d’albero diventano librerie a cielo aperto

Succede ad Arcidosso (Grosseto), dove tre pini pericolanti sono diventati scaffali per libri a disposizione di tutti

MILANO – Dagli alberi solitamente si ricava la cellulosa per stampare libri cartacei: stavolta i pini si rinnovano a nuova vita diventando librerie a cielo aperto. E’ quanto avvenuto ad Arcidosso, borgo medievale che si trova in provincia di Grosseto, dove all’interno del parco del Pero tre grossi tronchi di pino, abbattuti dal Comune perché pericolanti, sono diventati una libreria a cielo aperto dove è possibile prendere libri in prestito e portarne degli altri.

Libreria a cielo aperto

Una vera opera d’arte quella realizzata da Andrea Gandini, giovane scultore romano al lavoro quattro settimane per la realizzazione di questa “little free library”. Su ciascun albero l’artista ha rappresentato delle scene: in una è possibile vedere la storia di una favola tibetana in cui un elefante sorregge una scimma che a sua volta sostiene un coniglio e una colomba; nell’altra sono rappresentati la Divina Commedia, Pinocchio, Il piccolo principe e i Fratelli Karamazov; infine sul terzo è stata scolpita la rocca aldobrandesca e il profilo del centro storico di Arcidosso. In ogni tronco verrà scavata una piccola mensola che ospiterà i libri a disposizione della comunità.

Little Free Library

La libreria a cielo aperto di Arcidosso riprende la tendenza delle Little Free Library. Nella loro forma originaria, esse sono delle scatole contenenti dei libri e messe a disposizione di tutti: chiunque, infatti, può avvicinarsi e prendere un libro per poi restituirlo una volta finito, senza dover pagare assolutamente nulla. In un’epoca in cui, internet e il digitale è sempre più presente nelle nostre vite, c’è ancora chi preferisce fare affidamento ai libri cartacei. Per questo le Little Free Library hanno avuto un enorme successo a New York (ma anche in Italia). Infatti, dai primissimi semplici esemplari, ne sono nati degli altri, molto più creativi. Come quello realizzato da due architetti venezuelani.

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