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L’Autoritratto di Artemisia Gentileschi venduto per 3,6 milioni di sterline

L'Autoritratto come Santa Caterina di Alessandria di Artemisia Gentileschi (1615/1617 circa) è entrata a far parte della collezione della National Gallery di Londra

MILANO – L’Autoritratto come Santa Caterina di Alessandria di Artemisia Gentileschi (1615/1617 circa) è entrata a far parte della collezione della National Gallery di Londra, dove si conserva una delle selezioni più importanti al mondo dell’arte barocca italiana. Il museo ha comunicato l’avvenuto acquisto il 6 luglio.

 

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Artemisia Gentileschi Autoritratto come Santa Caterina, 1615-1617 ©National Gallery

Il dipinto

Quest’opera di Artemisia Gentileschi è restata sconosciuta al grande pubblico per molto tempo; faceva parte della collezione privata di una famiglia francese, che lo ha venduto all’asta a Parigi lo scorso dicembre per 2.360.600 euro. La National Gallery di Londra non ha esitato ad acquistare il dipinto, che verà esposto accanto a opere di Caravaggio e di Orazio Gentileschi, padre di Artemisia. Il dipinto risale al periodo in cui Artemisia soggiornò a Firenze, dove si era rifugiata dopo che a Roma subì un ingiustissimo processo per la violenza subita dal pittore Agostino Tassi. Con un intento chiaramente autobiografico, nell’opera Artemisia si mostra nei panni della martire Santa Caterina d’Alessandria. La sua mano poggia sulla cima di una ruota a spillo rotta: Caterina infatti, fu legata a ruote girevoli costellate di punte e chiodi di ferro.

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Un’artista a lungo sottovalutata

Il processo seguito allo stupro oscurò a lungo le capacità della pittrice barocca, oppressa anche dalla fama del padre, anch’egli pittore, e penalizzata dal semplice fatto di essere donna nell’Italia del XVII secolo. Venne a lungo chiamata con disprezzo ‘la colorara‘, ossia colei che miscelava i colori per il padre Orazio, ma oggi finalmente si è riguadagnata il posto che si merita, esposta accanto ai più grandi pittori barocchi italiani in uno dei musei più famosi del mondo.

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Più spazio alle donne

Il direttore della National Gallery di Londra, l’italiano Gabriele Finaldi, ha spiegato a Artslife: “Il nostro museo accoglie la pittura dell’Europa occidentale tra il 1250 e il 1900. Per gran parte di questo periodo alle donne furono negate le opportunità offerte agli uomini, di conseguenza solo un esiguo numero di esse riuscì ad emergere nell’arte della pittura. E’ per questo che le opere di donne artiste di questo periodo sono molto rare rispetto ai lavori dei loro colleghi contemporanei e la nostra collezione riflette questa circostanza storica. Tuttavia, sebbene sia molto più difficile per noi acquistare grandi opere al femminile, la National Gallery collabora assiduamente con le artiste – ultima la collaborazione con Tacita Dean – nell’allestimento delle sue iniziative. Per il futuro abbiamo in serbo entusiasmanti appuntamenti che sveleremo nei prossimi mesi”.

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