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Fabio di Pietro, ”Con Feltrinelli Zoom abbiamo voluto dar vita ai libri che non si potevano fare”

Far crescere il basso numero di lettori e contrastare l'arretratezza tecnologica di un Paese come l'Italia, capace di rallentare la crescita del libro elettronico nel nostro Paese. Con qusti obiettivi nasceva tre anni fa Feltrinelli Zoom...

MILANO – Far crescere il basso numero di lettori e contrastare l’arretratezza tecnologica di un Paese come l’Italia, capace di rallentare la crescita del libro elettronico nel nostro Paese. Con qusti obiettivi nasceva tre anni fa Feltrinelli Zoom, il marchio digitale delal storica casa editrice, oggi diventato una vera e propria collana di narrativa specializzata in digitale.  Per celebrare tale ricorrenza sono diverse le iniziative organizzate, tra le quali l’uscita di 15 nuovi ebook di grandi autori quali Erri De Luca, Osho, Banana Yoshimoto, Raymond Chandler e molti altri. A speigarci come nasce il marchio Zoom e le prospettive future della lettura digitale in Italia è Fabio Di Pietro, Head of Digital Feltrinelli.

 

Con quali obiettivi nasce il marchio Zoom?

Zoom nasce con un obiettivo semplice ma ambizioso: dar vita ai libri che non si potevano fare. Segnatamente, al lancio ci concentrammo su piccoli grandi libri dal piccolo prezzo, fisso a 0,99 €. L’intento era di liberare la forma breve dalla tirannia delle antologie, dovuta a limiti industriali del mondo del cartaceo. Oggi, grazie all’editoria digitale, non ci sono motivi per cui un grande racconto debba essere forzatamente abbinato ad altri testi, può vivere ed essere apprezzato per quello che è, in autonomia. In fondo non consideriamo certo un valzer di Chopin “meno musica” di una sinfonia di Schumann solo perchè più breve.

 

Come si è evoluto dal 2011 ad oggi?

Nel maggio di quest’anno Zoom si è trasformato, da collana che era, in un marchio editoriale a 360° che, con l’attuale articolazione in sette collane, copre quasi l’intero possibile spettro di produzione libraria. Dai testi brevi di Zoom Flash ai libri “full size” di Zoom Wide, dalle ricette di Zoom Food alla scuola di scrittura di Zoom Academy, dai versi di Zoom Poesia alla saggistica di intervento di Zoom Macro. Per finire con le narrative di genere di Zoom Filtri, l’ultima nata fra le nostre collane, dedicata agli amplissimi orizzonti del thriller, horror, romantico, erotico, fantasy e fantascientifico. Il prossimo 16 dicembre festeggeremo il nostro terzo compleanno in grande stile, dall’alto degli ormai più di 320 titoli suddivisi fra 7 collane, con un ricco menu dove saremo noi a fare regali ai nostri lettori: ogni giorno, dal 10 al 16 dicembre, un titolo Zoom sarà scaricabile gratuitamente e proprio il 16 uscirà un cofanetto digitale, ZoomBox, che permetterà di acquistare a 9,99 € ben 20 grandi titoli eBook. Il lancio del giorno del compleanno, come di consueto, sarà ricchissimo e vedrà sfilare alcuni fra i nomi più prestigiosi del nostro catalogo, da De Luca a Saramago, da Osho a Banana Yoshimoto.

 

Quali sono le principali sfide/ostacoli che siete chiamati ad affrontare?

La sfida principale è sicuramente l’intreccio perverso fra il basso numero di lettori e l’arretratezza tecnologica tipici del nostro paese, con il risultato di rallentare la pur robusta crescita del libro elettronico in Italia. Un marchio puramente digitale come il nostro risente in maniera più diretta di questo fenomeno, ma allo stesso tempo ha qualche arma in più per contrastarlo e promuovere la lettura – e la lettura digitale in particolare.

 

Il digitale come cambia il lavoro di un editore? E il rapporto con la lettura?

Il lavoro dell’editore ha solo vantaggi da un utilizzo ampio e intelligente delle tecnologie digitali in tutte le fasi del lavoro: dalla lettura e selezione dei testi all’editing, dai giri di bozze alla preparazione dell’impaginato, fino alla diffusione e distribuzione dei libri finiti, nella loro incarnazione cartacea e digitale. Il cambiamento principale è una rilevante fluidificazione di passaggi che prima avevano sicuramente più tempi morti. Riassumendo: abbiamo la possibilità di trovare più talenti, di leggere più testi, di lavorarli in team in modo più rapido e efficace. Quanto al rapporto con la lettura, il digitale da un lato crea moltissime nuove occasioni, grazie alla pervasività dei dispositivi che consentono anche di leggere, ormai presenti in tutte le nostre tasche e borse; dall’altro lato però rischia, con continue interruzioni, sollecitazioni, notifiche, di disabituarci all’immersione in un testo, di renderci sempre meno abili nel proteggere quel rapporto delicato e quasi medianico che si stabilisce fra autore e lettore durante una vera sessione di lettura. A ciascuno di noi, come professionisti e come lettori, valorizzare i vantaggi e minimizzare gli svantaggi di questa tecnologia straordinaria, così come sempre accade davanti a strumenti nuovi e potenti.

 

Cosa si può fare per favorire e promuovere la lettura digitale?

La più importante delle due parole è “lettura”. Non c’è lettura digitale senza lettura. Il tema è delicato, perchè “promuovere” spesso assume connotazioni di obbligo, di forzatura: in realtà si tratta di far scoprire la meraviglia, la passione, il rifugio che la lettura può offrire alle vite di tutti noi. Chi ama leggere ed è senza pregiudizi, non potrà con il tempo che apprezzare i molti vantaggi che la lettura digitale può offrirgli, e imparerà giorno dopo giorni quali sono i momenti in cui ha più voglia o necessità di un libro cartaceo, di un tablet, di un ereader o di uno smartphone. Chi ama le parole le cerca dovunque, fogli o schermi, cristalli liquidi o cellulosa.

 

Come cambiano, se cambiano, le narrazioni e i testi (digitali)?

Un romanzo resta un romanzo, un racconto resta un racconto, un saggio un saggio. Ma certo la pervasività del digitale sta cambiando tutte le nostre menti, comprese quelle di chi scrive. Così come è stato in passato per esempio per il cinema, che ha influenzato pesantemente molti autori per ritmo, gergo, stile. Anzi, qui siamo davanti a un cambiamento ancora più radicale, più ontologico. Poi ci sono le nuove narrazioni rese possibili solo dal digitale: scrittura collaborativa, autorialità su social network, blog, una certa forma di serialità. Solo fra vent’anni, guardandoci indietro, capiremo davvero cosa è cambiato e perchè. Se saremo abbastanza bravi nell’analisi, s’intende.

 

Con il digitale e l’avvento del self publishing, molti credono che il ruolo dell’editore sia destinato ad essere in secondo piano. Ciò è vero? Quali altri falsi miti sul digitale sono da sfatare?

Il ruolo dell’editore, inteso come colui che dedica fatica, gusto e professionalità nell’identificare voci di talento, nel perfezionare e diffondere il frutto della loro creatività, non si esaurirà. Anzi, la rete con la sua straordinaria ricchezza di offerta crea ancora più necessità di filtri, di indirizzamento, di comunione di sensibilità. Alcune forme nuove nativamente digitali stanno sorgendo, si pensi a comunità come Anobii e Goodreads, ai forum, a Reddit. L’editore non è contrapposto a tutto questo, è complementare. Stesso discorso sull’autopubblicazione, possibilità nuova, entusiasmante e positiva (supposto che l’autore sappia incarnare più professionalità), ma profondamente diversa dal lavoro editoriale che si svolge insieme a un editore. La prima è una one-man-band, il secondo è musica da camera.

16 dicembre 2014

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