Sei qui: Home » Intrattenimento » Cinema » “Hachiko”, la storia vera di fedeltà e amicizia da cui è tratto il film

“Hachiko”, la storia vera di fedeltà e amicizia da cui è tratto il film

Ispirato a una storia vera, il legame fra il cane Hachiko e il suo padrone è diventato nel mondo l'emblema dell'amicizia vera

Stasera 29 gennaio alle ore 21:10 su La 5 andrà in onda il film “Hachiko – Il tuo migliore amico”. Ispirato a una storia vera, il film racconta la commovente fedeltà del cane Hachiko, un cane di razza Akita divenuto famoso in tutto il mondo per la sua incredibile fedeltà e ritenuto, ad oggi, il più grande simbolo di lealtà esistente, da cui noi tutti dovremmo prendere spunto e trarre un importante insegnamento.

Chiunque abbia amato un cane conosce questa storia, resa celebre anche dal libro “Hachiko. Una storia d’amore e di amicizia” di Leslea Newman. È una storia vera e racconta di una grande amicizia, di tenerezza e dolore, di lealtà e tenacia. E, più di tutto, racconta di una speranza incrollabile.

Giornata mondiale del cane, 5 motivi per cui un cane ti migliora la vita

Giornata mondiale del cane, 5 motivi per cui un cane ti migliora la vita

La compagnia di un animale domestico implica molti benefici. In occasione della Giornata mondiale del cane vi diciamo il perché

La storia di Hachiko

Hachiko nacque a Ōdate (Giappone) il 10 novembre del 1923 e, all’età di soli due mesi, il professor Hidesaburo Ueno decise di adottarlo e portarlo con sé nella propria abitazione a Shibuya. Ueno, essendo un professore presso il dipartimento agricolo dell’università di Tokyo, ogni giorno aveva l’abitudine di recarsi alla stazione della città per prendere il treno, raggiungendo così il suo luogo di lavoro.

Il cane, che di separarsi dal suo amico umano proprio non ne voleva sapere, accompagnava ogni mattina il professore alla stazione, per poi riandare a prenderlo verso il tardo pomeriggio, orario in cui Ueno faceva ritorno dopo una lunga giornata di lavoro.

I due percorsero assieme il tragitto ogni giorno per oltre un anno, sino a quando (il 21 maggio del 1925) Hachiko non vide più tornare il professore. Quel giorno, infatti, un ictus spezzò la vita del Signor Ueno, che morì improvvisamente durante lo svolgimento di una delle sue lezioni. Il povero cane non poteva immaginare che, da quel giorno, non avrebbe mai più rivisto il suo migliore amico.

Dopo la scomparsa del professor Ueno, ciò che accadde ebbe del clamoroso: Hachiko, nonostante avesse atteso inutilmente il rientro del suo amico, si ripresentò il dì seguente alla stazione verso le 17 (orario a cui era solito tornare il professore) e lì rimase fino alla mattina seguente, addormentandosi nei pressi del binario. Per ben 9 anni, 9 mesi e 15 giorni si ripresentò la medesima scena, troncata solamente dalla scomparsa del fedelissimo cane.

Hachiko infatti, nonostante la perdita del suo caro amico, continuò per tutto questo tempo ad aspettarlo alla stazione, con la speranza di poterlo rivedere un giorno e di tornare a percorrere assieme a lui il tragitto che dalla stazione portava alla loro casa.

Questo scenario, purtroppo, non si verificò mai, ma l’amore incondizionato che il cane nutriva nei confronti del suo padrone gli permise di non perdere mai la speranza e gli diede la forza di continuare a dirigersi verso la stazione di Shibuya, nonostante l’avanzare dell’età avesse reso difficile ogni minimo spostamento. Infatti, seppur camminando a fatica, il cane continuò imperterrito a raggiungere il famoso binario, illudendosi di poter tornare a vedere il suo caro amico scendere dal treno.

Hachiko si spense l’8 marzo del 1935. Il suo corpo venne preservato tramite Tassidermia ed esposto al Museo Nazionale di Natura e Scienza, situato a Nord-Ovest della stazione di Shibuya. Tuttavia, alcune sue ossa furono sepolte nel cimitero di Aoyama, proprio accanto alla tomba del suo migliore amico.

Simbolo di fedeltà

Quella di Hachiko e del suo padrone, il professor Ueno, è la storia di un’attesa paziente durata dieci anni e di una fedeltà senza eguali, che ha commosso il Giappone e il mondo intero. 

Ancora oggi la statua di Hachiko, nella piccola stazione pendolare del quartiere di Shibuya, è uno dei monumenti più visitati di Tokyo. Perché nessuno è immune al fascino di questa storia, e chi vi si imbatte impara almeno una cosa: quando un cane ama il suo padrone, non c’è niente che non farebbe per lui.

Hachiko, oltre ad essere considerato il simbolo nazionale di fedeltà assoluta, grazie alla sua folle dimostrazione d’amore è divenuto anche il portavoce di un importante messaggio:

“In questa vita nulla dura in eterno, su questo pianeta nessuno potrà restare a lungo. Il destino potrà pur privarci in qualsiasi momento di ogni cosa, persino della persona a cui teniamo di più al mondo; ma se l’abbiamo amata davvero, niente e nessuno potrà mai cancellare dalla nostra mente il suo ricordo. E allora sì che vivrà in eterno… nei meandri del nostro cuore”.

Il film

“Hachiko – Il tuo migliore amico” (Hachi: A Dog’s Tale) è un film del 2009 diretto da Lasse Hallström. La pellicola è il remake del film giapponese del 1987 “Hachikō Monogatari”.

Nel cast a dare il volto a Parker Wilson, il professore di musica con cui Hachiko instaurerà questo speciale rapporto, è l’attore Richard Gere.

“Un cane è l’unico essere su questa terra che ti ama più di quanto ami sé stesso”

Josh Billings

Le frasi più belle tratte dal film

Qualla di Hachiko è una storia che ha commosso il mondo intero e che è diventata l’emblema dell’amicizia. Ecco, le frasi più belle tratte dal film. 

La fedeltà di un cane ci insegna che l’amicizia può durare per sempre.

******

Non ho mai conosciuto mio nonno. È morto quanto ero piccolissimo. Ma, quando mi parlavano di lui e di Hachi… io sento di conoscerli. Loro mi hanno insegnato il valore della fedeltà. Ora so che non bisogna mai dimenticare chi si è amato. È per questo che Hachi sarà per sempre il mio eroe.

******

Il mio eroe è Hachiko, un cane, lo chiamavano Hachi, il cane del mistero, perché nessuno sapeva da dove venisse, e qui comincia la sua storia… quando mi raccontano di Hachi io sento di conoscerlo, Hachi mi ha insegnato cos’è la fedeltà ecco perché Hachi sarà sempre il mio eroe.

******

Ho detto che l’anima non vale più del corpo e ho detto che il corpo non vale più dell’anima, che nulla, neanche Dio, è per chiunque più grande del suo io. Ascolto e vedo Dio in ogni oggetto eppure non capisco minimamente Dio, né che possa esserci qualcuno più meraviglioso di me stesso. Io vedo Dio nei volti di uomini e donne e nel mio viso allo specchio. Trovo lettere inviate da Dio per le strade, ciascuna firmata col suo nome e le lascio lì col suo nome perché so che dovunque io vado altre verranno puntualmente sempre e per sempre.

******

Perciò, anche se Colombo si perse e non fu il primo a scoprire l’America, lui resta il mio eroe: ci vuole coraggio ad affrontare un oceano così grande con una nave minuscola e grazie a lui quando è il Columbus Day non si va a scuola.

******

Hachiko era il cane che aveva mio nonno Parker. [qualcuno dei compagni ride] Tutti lo chiamavano Hachi. Era il cane del mistero perché non si è mai saputo da dove venisse. Forse Hachi era scappato da un canile o forse era saltato dalla macchina di qualcuno che veniva da lontano, tipo dalla Florida o dal New Jersey. In un modo o nell’altro Hachi si era perso. […] In un modo o nell’altro, tanto tempo fa, nella cittadina dove viveva mio nonno, Hachi apparve alla stazione ferroviaria ed è qui che la storia comincia.

******

Vi ricordate che abbiamo parlato di John Philip Sousa, grande compositore di marce di inizio Novecento. Era un uomo molto famoso ma aveva un odio profondo per le registrazioni: non permetteva mai che registrassero la sua musica, persino quando arrivò Thomas Edison con la sua sensazionale invenzione, il fonografo. Ma a Edison non importava, se ne infischiò e registrò di nascosto una composizione di Sousa durante una parata. Lo definirei il primo vero “disco pirata”. [gli studenti ridono] Allora voi che ne pensate? Che dite? Sousa aveva ragione? Secondo voi è giusto, sarebbe giusto se un artista nei giorni nostri salisse su un palco, collegasse un lettore Cd a un amplificatore e nient’altro. Può bastare? Io non lo so. Sono molto più vecchio di voi ma tendo a pensare che ci sia un elemento della musica che non si possa catturare: non si può catturare la vita, non si può catturare il cuore umano. Il momento della creazione è qualcosa di fugace.

© Riproduzione Riservata