Diamante di Zucchero è un inno contro la guerra, il racconto in musica e parole della rinascita che avviene dopo un conflitto.
Diamante è il singolo che Zucchero ha scritto insieme a Francesco De Gregori nel 1989.
Zucchero ha coinvolto Francesco De Gregori, per evitare di produrre una canzone sdolcinata, essendo legata ad una storia personale di famiglia. Serviva il giusto distacco e l’armonia di offrire il senso della speranza.
Diamante parte dell’album “Oro incenso & birra”, pubblicato nel giugno 1989, vincitore 9 dischi platino e ha venduto quasi 2 milioni di copie.
L’universalità del messaggio che Diamante veicola, ha reso il brano celebre in tutto il mondo.
Fu tradotto in diverse lingue e interpretato da Mia Martini, Fabio Concato e Anna Oxa.
Perché si intitola Diamante
Diamante era il nome della nonna di Zucchero ed è a lei che l’autore dedica il brano. La voce di Zucchero ci conduce infatti nelle campagne della Pianura Padana, dove la nonna Diamante viveva insieme al marito e ai figli.
Il dolce ricordo della nonna è restituito dalle atmosfere bucoliche che la voce di Zucchero dipinge con immensa delicatezza.
Un viaggio nel tempo attraverso gli odori e le suggestioni di una campagna che rinasce con la fine della guerra sotto il segno di una pioggia purificatrice.
È nella fusione quasi panica, cioè totalizzante, dell’io con il paesaggio circostante che avviene l’incontro con il tu, ovvero la nonna Diamante.
Respirerò
L’odore dei granai
E pace per chi ci sarà
E per i fornaiPioggia sarò
E pioggia tu sarai
Una canzone contro la guerra
Le parole della canzone evocano la rinascita che segue la fine di una guerra.
Una rinascita spirituale, ma anche fisica e materica, incarnata dall’immagine dei nevai che fioriscono, dai vinai che aprono bottega, dalle persone che tornano a passeggiare lungo le strade del paese.
Ma l’immagine forse più emblematica e poetica dell’intero testo è la visione di “soldati e spose” che ballano in controluce.
Sono due figure scure, quasi stilizzate, a diventare il simbolo di una ritrovata serenità dopo la guerra, dove la danza rappresenta uno spazio di libertà, un gesto liberatorio dall’austerità della guerra.
Nella danza di quei due sposi, appena ricongiunti, dove lui ancora indossa la divisa da soldato, c’è il senso ritrovato di una comunità che torna a vivere.
Dove la guerra ha lasciato spazio alla danza, al profumo dei forni, all’ebbrezza del vino, alla domenica.
La fotografia di un istante senza spazio e senza tempo, destinato a rimanere impresso in chi ha vissuto l’esperienza di quiete dopo la più grande tempesta di sempre, la guerra.
Passare insieme soldati e spose (dance in the dark)
Ballare piano in controluce
Moltiplicare la nostra voce (sing in the dark)
Per mano insieme soldati e spose
Domenica, Domenica
Impareremo a camminare
E poi l’invito a rialzarsi, a ricostruire, a muovere i passi in un mondo fatto di macerie, dove anche gli adulti – che non sanno più piangere – devono imparare a camminare, dove i passi servono a colmare le distanze fra chi è rimasto e chi se n’è andato.
Ma è nelle voci che si moltiplicano, nelle mani che si stringono, che torna un messaggio di speranza per quello che sarà.
Così si chiude il brano, sotto un cielo diamante, in cui rivivono l’immagine e il ricordo della cara nonna Diamante.
Impareremo a camminare
Per mano insieme a camminare
DomenicaDiamante di Zucchero, il testo originale
RespireròL’odore dei granai Pace per chi ci sarà E per i fornaiPioggia saròE pioggia tu sarai I miei occhi si chiariranno E fioriranno i nevaiImpareremo a camminarePer mano insieme a camminare DomenicaAspetteròChe aprano i vinai Più grande ti sembrerò E tu più grande saraiNuove distanzeCi riavvicineranno Dall’alto di un cielo, Diamante I nostri occhi vedrannoPassare insieme soldati e sposeDance in the dark, ballare piano in controluce Moltiplicare la nostra voce (ah, eh eh) Singing the time, per mano insieme soldati e spose Domenica, DomenicaPassare insieme soldati e sposeDance in the dark, ballare piano in controluce Moltiplicare la nostra voce (ah, eh eh) Singing the time, passare in pace soldati e spose Domenica, oh no