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Cos’è il destino secondo Antonio Machado

Quante volte ci è capitato di trovarci da soli, lontani da tutto e da tutti, e sentirci persi, in balia di un destino che non riusciamo a scegliere e che sembra incombere su di noi in tutto il suo essere sfuggente e imprevedibile...

La citazione con cui vi proponiamo di iniziare la giornata è “Viaggiatore, non c’è sentiero, il sentiero si fa mentre cammini” di Antonio Machado, di cui oggi si ricorda la scomparsa, avvenuta il 22 febbraio del 1939.

Chi era Antonio Machado

Nato a Siviglia nel 1875, Antonio Machado è considerato uno dei poeti spagnoli più importanti del XX secolo. La sua produzione poetica nasce in seno al modernismo e mostra una propensione spiccata all’introspezione intimista, per lasciare successivamente spazio ai temi legati alla terra e alla tradizione spagnola. Fra le sue raccolte più significative, si ricordano Soledades del 1903 e Nuevas canciones del 1924.

Dopo aver studiato a Madrid insieme al fratello Manuel, Antonio si trasferì a Parigi, dove lavorò come traduttore presso Garnier. Vinse la cattedra di francese e nel 1909 sposò Leonor, una donna molto più giovane di lui, destinata a morire appena tre anni dopo, lasciando il poeta in un baratro di angoscia e tristezza.

All’inizio della guerra civile, Antonio Machado si trasferì a Valencia dove collaborò alla Hora de España e nel febbraio del 1939 abbandonò la Spagna per raggiungere la Francia, ma morì appena superato il confine.

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I temi della poesia di Machado

L’opera poetica di Machado, non molto estesa, ma costituisce uno straordinario esempio di concentrazione spirituale in pochi temi essenziali: i ricordi e i sogni di gioventù; l’emozione dei paesaggi della Castiglia e dell’Andalusia; l’amore per Leonor; i temi eterni del tempo, della morte, della ricerca di Dio. La poesia di Machado risponde a un profonda esigenza interiore, dove luci e ombre si riflettono nel paesaggio interiore del poeta, fatto di ricordi, rievocazione nostalgiche e sogni, insieme alle piccole cose della vita.  Gli antichi villaggi, le terre desolate, le querce, le cicogne sono cantati nella loro realtà fisica insieme all’amore, ma anche alla fatica dell’uomo. 

Noi siamo il frutto del nostro passato

La frase con cui abbiamo scelto di iniziare la giornata appartiene a una poesia della raccolta Campos de Castilla, del 1912, in particolare alla sezione Proverbios y cantares (la poesia è indicata con il numero XXIX).

Quante volte ci è capitato di trovarci da soli, lontani da tutto e da tutti, e sentirci persi, in balia di un destino che non riusciamo a scegliere e che sembra incombere su di noi in tutto il suo essere sfuggente e imprevedibile. Ci sentiamo uomini senza futuro, che nulla sanno e nulla riescono a prevedere. Eppure, quello che Machado ci racconta in questa poesia è un capovolgimento assoluto di tale prospettiva. Il nulla diventa qui il punto di partenza per definire chi siamo e il nostro vagabondare nel mondo ( che poi vuol dire nella vita) assume un senso soltanto nel momento in cui ci fermiamo e ci voltiamo all’indietro.

È alla luce del sentiero che abbiamo tracciato, delle orme che abbiamo lasciato dietro di noi, che finalmente potremo definirci viandanti della vita, artefici di quel destino che si spalanca davanti a noi. Perché ogni passo che compiremo, sarà il frutto del destino che ci stiamo scegliendo, giorno dopo giorno, attimo dopo attimo. Se non vogliamo che la vita ci trascini con sé, se desideriamo farci interpreti del nostro destino, non dovremo far altro che avventurarci in terre che ancora non sono state calpestate, per lasciare la nostra impronta leggera nel mondo a definire il nostro presente e futuro. 

Viaggiatore,
Tutto passa e tutto resta,
però il nostro è passare,
passare facendo sentieri,
sentieri sul mare.

Mai cercai la gloria,
né di lasciare alla memoria
degli uomini il mio canto,
io amo i mondi delicati,
lievi e gentili,
come bolle di sapone.

Mi piace vederle dipingersi
di sole e scarlatto, volare
sotto il cielo azzurro, tremare
improvvisamente e disintegrarsi…
Mai cercai la gloria.

Viaggiatore, sono le tue orme
il sentiero e niente più;
viaggiatore, non esiste il sentiero,
il sentiero si fa camminando.

Camminando si fa il sentiero
e girando indietro lo sguardo
si vede il sentiero che mai più
si tornerà a calpestare.

Viaggiatore, non esiste il sentiero,
ma solamente scie nel mare…

Un tempo in questo luogo dove
ora i boschi si vestono di spine,
si udì la voce di un poeta gridare
«Viandante non esiste il sentiero,
il sentiero si fa camminando…»

Colpo dopo colpo, verso dopo verso…

Il poeta morì lontano dal focolare.
Lo copre la polvere di un paese vicino.
Allontanandosi lo videro piangere.
«Viandante non esiste il sentiero,
il sentiero si fa camminando…»

Colpo dopo colpo, verso dopo verso…

Quando il cardellino non può cantare.
Quando il poeta è un pellegrino,
quando non serve a nulla pregare.
«Viaggiatore non esiste il sentiero,
il sentiero si fa camminando…»

Colpo dopo colpo, verso dopo verso.

 

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