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Il senso della vita secondo Arthur Schopenhauer

L'aforisma con cui iniziamo al giornata di oggi appartiene al filosofo tedesco Arthur Schopenhauer, e ben esprime la distinzione tra realtà e fantasia che contraddistingue la nostra esistenza

L’aforisma con cui iniziamo al giornata di oggi appartiene al filosofo tedesco Arthur Schopenhauer, del quale oggi ricorre l’anniversario della scomparsa, avvenuta il 21 settembre 1860.

La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro: leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare.

La vita e i sogni

Questo aforisma di Arthur Schopenhauer ben esprime il concetto di esistenza per il celebre filosofo tedesco. Se una vita ordinaria consiste nel discernere la realtà dalla fantasia, solo mischiando la vita e i sogni è possibile realizzare i propri desideri e vedere avverate le proprie fantasie. Per questa metafora, Schopenhauer utilizza l’oggetto libro: noi con i nostri atti e le nostre decisioni scriviamo e poi leggiamo pagina dopo pagina la nostra esistenza fatta di sogni e realtà. Foglio dopo foglio possiamo scorrere il nostro “Io interiore” e decidere in che modo voler dare un significato alla nostra esistenza: se far sì che siano i sogni ad avere la meglio, magari anche realizzandoli e rendendoli concreti, oppure preferire una vita più ordinaria “leggendo” solo le pagine che descrivono la realtà.

La filosofia di Arthur Schopenhauer

La filosofia di Schopenhauer è molto articolata. Nella sua opera giovanile, Il mondo come volontà e rappresentazione, che contiene già gran parte del suo pensiero, poi riedita con aggiunte, Schopenhauer sostiene che il mondo è fondamentalmente ciò che ciascuna persona vede (“relativismo”) tramite la sua volontà, nella quale consiste il principio assoluto della realtà, nascosto alla ragione. La sua analisi pessimistica lo porta alla conclusione che i desideri emotivi, fisici e sessuali, che presto perdono ogni piacere dopo essere stati assecondati, e infine divengono insufficienti per una piena felicità, non potranno mai essere pienamente soddisfatti e quindi andrebbero limitati, se si vuole vivere sereni. La condizione umana è completamente insoddisfacente, in ultima analisi, e quindi estremamente dolorosa.

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Di conseguenza, Schopenhauer ritiene che uno stile di vita che neghi i desideri, simile agli insegnamenti ascetici dei Vedānta e delle Upanishad dell’induismo, del Buddhismo delle origini, e dei Padri della Chiesa del primo Cristianesimo, nonché una morale della compassione, è quindi l’unico vero modo, anche se difficile per lo stesso filosofo, per raggiungere la liberazione definitiva, in questa vita o nelle successive. Sull’esistenza di Dio, Schopenhauer è invece ateo, almeno per quanto riguarda la concezione occidentale moderna.

Egli non nutre né considerazione né fiducia alcuna nella massa degli esseri umani, fatto che lo conduce alla misantropia.

Il velo di Maya

Influenzato dalla filosofia di Platone, dal Romanticismo, Kant e la filosofia buddista, il pensiero esistenzialista di Schopenhauer lo portò a sviluppare una forte e profonda riflessione sulla vita dell’uomo e sulle menzogne presenti in questa. Da qui lo sviluppo di un forte pessimismo e una critica accesa verso tutte quelle che consideriamo “certezze”.

Centrale alla sua filosofia infatti, è il velo di Maya, parvenza ed illusione della realtà. Ciò che ci circonda, diventa così, qualcosa di totalmente soggettivo.

Presa coscienza del dolore, inevitabile nelle nostre vite, possiamo ricorrere ad un’unica via di liberazione: l’arte. Attraverso l’arte siamo in grado di rappresentare le forme pure, le idee, ponendoci superiori al dolore.

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