Questa riflessione di Doris Lessing, tratta dal romanzo Memorie di una sopravvissuta, apre una finestra sulla natura inafferrabile della felicità, un concetto che, pur essendo universale, assume forme diverse per ciascuno di noi. Lessing esplora la dimensione soggettiva dell’essere felici, invitandoci a considerare come essa cambi volto a seconda delle esperienze, delle percezioni e del contesto.
“Felicità? È una parola che, di tanto in tanto, nella mia vita, ho raccolto, ho osservato – ma mai l’ho scoperta sotto le stesse sembianze.”
La multiforme felicità per Doris Lessing
Un momento felice, nel pensiero di Lessing, non è mai un’entità stabile o prevedibile. È una condizione sfuggente, che si manifesta in forme sempre diverse, adattandosi alle circostanze della vita. Questo spunto sembra suggerire che la felicità non sia tanto un obiettivo raggiungibile quanto un frammento di esperienza, una sensazione transitoria che emerge in momenti inaspettati.
Il verbo “raccogliere”, usato da Lessing, evoca l’immagine di un fiore che sboccia casualmente lungo il cammino: qualcosa di prezioso, ma che non si può coltivare o pianificare. È una parola che sottolinea l’idea che la felicità, più che essere cercata con intenzione, venga incontrata per caso, come un dono che la vita concede in modo imprevedibile.
Essere felici è una questione relativa
Lessing sottolinea anche la soggettività della felicità, che appare ogni volta sotto “sembianze” diverse. Ciò riflette una profonda verità: ciò che rende felice una persona può essere insignificante o persino invisibile per un’altra. Questa relatività dipende dalle esperienze individuali, dalle aspettative, dai bisogni e dai desideri.
Ad esempio, per un bambino può risiedere in un giocattolo desiderato, mentre per un adulto può consistere in una conversazione significativa o in un momento di tranquillità. Non è universale nel contenuto, ma lo è nel desiderio che suscita. Lessing ci invita a riflettere sul fatto che cercarla in una forma rigida o predefinita potrebbe condurci alla delusione, poiché essa si presenta solo quando ci apriamo alle sue molteplici manifestazioni.
Un altro elemento implicito nella citazione è il rapporto tra felicità e tempo. Lessing parla di felicità come qualcosa che si osserva “di tanto in tanto”, suggerendo che non sia una condizione permanente, ma piuttosto un evento sporadico. Questo aspetto riflette la natura transitoria delle emozioni umane e la complessità della vita, dove i momenti di gioia si alternano a quelli di sfida o dolore.
Il pensiero di Lessing risuona con il concetto filosofico secondo cui la felicità è più un insieme di momenti che uno stato costante. In tal senso, il valore della felicità sta proprio nella sua rarità e nella capacità di illuminare brevemente la nostra esistenza.
Un altro tema evocato dalla riflessione di Lessing è il ruolo della memoria. Questo stato d’animo, spesso, è legato al modo in cui ricordiamo un momento, più che all’esperienza stessa. La memoria è un filtro attraverso cui interpretiamo il passato, e l’essere stato felice può sembrare più intenso o significativo quando la guardiamo con la lente della nostalgia.
Questo aspetto è particolarmente significativo in un’opera come Memorie di una sopravvissuta, che intreccia riflessioni personali e collettive su un mondo frammentato. Lessing ci invita a considerare come i momenti in cui ci siamo sentiti felici, vissuti nel passato possano influenzare la nostra percezione del presente e il nostro rapporto con il futuro.
Vivere i momenti in cui si è felici come scoperta personale
Infine, la citazione di evidenzia l’importanza della scoperta personale. L’essere felici, secondo l’autrice, non si conforma a un’unica definizione, ma è un’esperienza che ciascuno deve esplorare e comprendere da sé. Questa visione sposa l’idea che la felicità sia un viaggio interiore, una ricerca di senso che varia nel corso della vita.
Lessing suggerisce che accettare la mutevolezza della felicità possa aiutarci a viverla con maggiore consapevolezza. Piuttosto che rincorrerla con rigidità, possiamo imparare ad accoglierla quando si presenta, sotto qualsiasi forma.
Doris Lessing, con questa breve ma profonda riflessione, ci invita a riconsiderare il significato della felicità nella nostra vita. Non un punto di arrivo né una meta definita, ma un’esperienza sfaccettata e irripetibile, che cambia volto e significato a seconda del nostro percorso. Il sentirci felici e essercisi sentiti, come suggerisce l’autrice, è un frammento prezioso del nostro vissuto, un ricordo da custodire e un momento da vivere appieno quando si manifesta, anche solo per un attimo.