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Il valore degli “ultimi” secondo Fabrizio De André

Ci sono canzoni che, per la forza del loro messaggio e la bellezza delle loro immagini, possono essere considerate al pari di poesie. "Via del Campo" è una di queste

Ci sono canzoni che, per la forza del loro messaggio e la bellezza delle loro immagini, possono essere considerate al pari di poesie. Fra di esse, non possiamo che annoverare i testi di uno dei più grandi cantautori italiani, Fabrizio De André. Oggi, in particolare, la nostra riflessione ha inizio da una frase del cantautore genovese, nato il 18 febbraio 1940 e scomparso l’11 gennaio 1999, tratta dal celebre pezzo “Via del Campo“.

Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior

"La canzone dell'amore perduto" di De André, una passione che svanisce

“La canzone dell’amore perduto” di De André, una passione che svanisce

“La canzone dell’amore perduto” di De André è una poesia d’amore, che con i suoi versi descrive la malinconia di una relazione perduta e finita

Via del campo di Fabrizio De André

È una delle canzoni più note e apprezzate di Fabrizio De André. Negli anni Sessanta, Via del Campo era uno dei vicoli più malfamati di Genova, in quanto rifugio di prostitute, travestiti e gente povera. Ovvero di quegli “ultimi” ai quali il cantautore genovese ha sempre prestato particolare attenzione nei suoi brani. In questa canzone, Fabrizio De André esprime la sua solidarietà per quei ceti sociali, vessati e derisi dai benpensanti, a cui è preclusa ogni possibilità di riabilitazione. Il pezzo è ispirato in parte alla figura del travestito genovese Mario Doré, in arte “Morena”. Lo stesso De André indicò un’altra possibile musa: “Passavo spesso da via del Campo – ricordava – la strada dei travestiti. Una volta salii in camera con un certo Giuseppe, che si faceva chiamare Josephine e mi apparve una bellissima ragazza bionda”. 

Perché "La canzone dell'amore perduto" di De André è da considerarsi poesia

Perché “Amore che vieni, amore che vai” di De André è da considerarsi poesia

Dopo “Hallelujah” di Cohen e “Blowin’ in the wind” di Dylan, è l’ora di spiegare perché anche le canzoni di De André sono da considerarsi poesia

 

Dal letame nascono i fiori

Nelle canzoni di Fabrizio De André, “gli ultimi” assurgono spesso a simboli di purezza, in contrasto con i borghesi benpensanti, ritratti come figure piatte e sterile. Protagonista di “Via del Campo” è, infatti, una prostituta, che De André dipinge in tutta la sua sacra bellezza. I diamanti, simbolo di una bellezza priva di vita, rappresentano invece il lusso di una borghesia priva di umanità. Mentre, canta Fabrizio De André, dal letame nascono i fiori. Per dire che è nelle cose considerate più infime e basse che talvolta si cela il segreto della vita. 

Via del Campo c’è una graziosa
gli occhi grandi color di foglia
tutta notte sta sulla soglia
vende a tutti la stessa rosa.

Via del Campo c’è una bambina
con le labbra color rugiada
gli occhi grigi come la strada
nascon fiori dove cammina.
Via del Campo c’è una puttana
gli occhi grandi color di foglia
se di amarla ti vien la voglia
basta prenderla per la mano

e ti sembra di andar lontano
lei ti guarda con un sorriso
non credevi che il paradiso
fosse solo lì al primo piano.

Via del Campo ci va un illuso
a pregarla di maritare
a vederla salir le scale
fino a quando il balcone ha chiuso.

Ama e ridi se amor risponde
piangi forte se non ti sente
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior.

 

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