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Renato Guttuso, quando l’arte si fa sociale

Renato Guttuso, artista fortemente impegnato, protagonista della pittura neorealista italiana del Fronte Nuovo delle Arti

MILANO – Oggi ricorre l’anniversario della scomparsa di un importante artista italiano: Renato Guttuso. 

L’artista

Aldo Renato Guttuso (Bagheria, 26 dicembre 1911 – Roma, 18 gennaio 1987), è stato un pittore e politico italiano impropriamente indicato come esponente del realismo socialista, è stato protagonista della pittura neorealista italiana che si espresse negli artisti del Fronte Nuovo delle Arti. Figlio di Gioacchino, agrimensore e acquerellista dilettante, e di Giuseppina d’Amico fin da piccolo manifestò precocemente la sua predisposizione alla pittura. Influenzato dal padre e dalla frequentazione dello studio del pittore Domenico Quattrociocchi e di Emilio Murdolo, firmò il suo primo dipinto a tredici anni. Frequentò poi lo studio del pittore futurista Pippo Rizzo e gli ambienti artistici palermitani. Nel 1928, appena diciassettenne partecipa alla sua prima mostra collettiva a Palermo. Legato all’espressionismo la sua arte fu sempre caratterizzata dal forte impegno sociale. Tendenza che lo portò a diventare senatore del Partito Comunista Italiano durante la segreteria di Enrico Berlinguer.

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I capolavori

Ecco dunque affiancati i ritratti di scrittori come Alberto Moravia, Michael Angel Asturias, Nino Savarese, Carlo Levi, quelli critici quali Natalino Sapegno, Santangelo. Ad essi si affiancano i poeti Montale o Neruda, le attrici Anna Magnani o Zeudi Araja, intellettuali e politici da Amendola a Bufalini e Alicata. Non mancano i suoi illustri colleghi, tra cui Picasso, Turcato, Consagra, Leoncillo, Fontana, Manzù, che al pittore ha dedicò il monumento funebre, oggi ancora nel giardino del museo di Bagheria. In questa carrellata di capolavori la Sicilia, che comunque lasciò presto, è ben rappresentata. La sua terra natale riaffiora infatti nei molti ritratti dedicati al padre e che culminano nel visionario ‘Gioacchino Guttuso Agrimensore’ del 1966 e nel ‘Ritratto della madre’ (1940) Giuseppina d’Amico, segnata dal dramma della morte del marito e dalla lontananza del figlio artista. E mentre attraverso gli autoritratti è possibile scrutare nell’animo dell’artista, seguirlo, dagli esordi fino alla maturità, nella costruzione della sua identità, con le sue sofferenze, i suoi miti, le sue passioni, di sicuro interesse è l’allestimento in anteprima di opere mai presentate al pubblico, a partire dai preziosi disegni della sua collezione privata, che raffigurano amici ed artisti colti in momenti di rilassatezza amicale.

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Gli studi romani

Gli studi romani di Guttuso sono stati per artisti, intellettuali, politici, un luogo dove incontrarsi per ragionare d’arte e di politica, come si vede nel bellissimo ‘Gente nello studio’ (1938), in cui Antonietta Raphael, Mario Mafai, Aldo Natili, Armando Pizzinato e Mimise, seduti sul letto del pittore, conversano amabilmente. ‘Nella stanza le donne vanno e vengono’ (1986) si cristallizza il suo immaginario femminile, costituito da amiche e modelle. Una meditazione sull’eterno femminino, rappresentato da otto donne che, con tacchi altissimi, abiti accesi, si pettinano, parlano al telefono, si abbracciano (tra queste si riconosce Marta Marzotto). L’amicizia con Pablo Picasso rivive in opere quali ‘Colazione con la Dama di Cranach’ (1973) o nello struggente ‘Lamento per la morte di Picasso’ (1973), infine alla figura della moglie Mimise è dedicata una galleria di ritratti, tra cui figura ‘Mimise con il cappello rosso’ (1938) e l”Autoritratto con Mimise’ (1966), dove rielabora idealmente opere degli anni ’40.

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La morte

Guttuso si spense malinconicamente dopo essersi isolato in seguito alla morte della moglie. La sua tomba è opera dello scultore Giacomo Manzù.

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