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La grande bellezza italiana rende solo 76 miliardi

Meta sognata e ambita dal patrimonio artistico unico ma con un turismo che non incide abbastanza sul Pil

MILANO – Roberta Scorranese dalle pagine del Corriere delle Sera pone l’accento sulle difficoltà del Belpaese, meta ambita e amata da sempre ma con un turismo che rende solo 76 miliardi.

IL BELPAESE – Dal Grand Tour tipico del Seicento ai viaggi che oltre America gli studenti (soprattutto di arte) desiderano l’Italia rimane una meta ambita e sognata. Per il nostro Paese l’arte e la bellezza non sono soltanto un vanto ma anche una fonte di profitto da non sottovalutare e ignorare, insomma, non basta avere un patrimonio artistico pazzesco se ne viene tralasciata la sua importanza in termini promozionali – e conseguentemente – economici.

I DATI – I numeri parlano chiaro e non si prescinde. Alla basa dei dati della ricerca di GfK Eurisko per Fondazione Italia Patria della Bellezza (del settembre scorso): al viaggio in Italia gli stranieri dicono sì risultando soddisfatti della scelta con un 49% che ci promuove senza dubbio. Secondo però le ultime statistiche diffuse da The World Travel & Tourism Council (WTTC) l’anno scorso, rispetto al 2014, siamo scesi ancora nella classifica dei Paesi che riescono a trarre profitto dalle visite turistiche: dal settimo posto al mondo per contributo del turismo puro al Pil, siamo passati all’ottavo posto, con 76,3 miliardi contro i 488 degli Usa. Confturismo e Ciset rivelano che tra il 2001 e il 2015 gli arrivi in Italia sono aumentati del 50%, raggiungendo la soglia di 53 milioni, scemando però la permanenza media: da 4,1 a 3,6 giorni, con una relativa e grave perdita di 38 miliardi di entrate valutarie dal 2001 all’anno scorso. Per le cifre stilate negli ultimi mesi da Uvet Travel Index, il Pil italiano crescerà dell’1,6% nel 2016 nella prospettiva di uscire dalla fase di stagnazione.

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