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Gioconda Belli “Non c’è niente di più potente al mondo di una donna”

La celebre poetessa, giornalista e scrittrice nicaraguense è la protagonista della 25 esima edizione di Dedica, il festival in programma a Pordenone dal 9 al 16 marzo

PORDENONE – Suggestioni mistiche dell’America precolombiana, e Nicaragua di oggi, universo femminile e  lotta rivoluzionaria. Questi i temi delle poesie e dei romanzi di Gioconda Belli, protagonista della 25 esima edizione di Dedica, che si svolge a Pordenone dal 9 al 16 marzo fra incontri, teatro, musica, fotografia e libri. “Non c’è niente di più potente al mondo di una donna. Ecco perché ci perseguitano. Avanti!” questa la prima dichiarazione con la quale Gioconda Belli, in occasione della Festa della Donna, si è presentata al Festival . “ Un sogno  – lo ha definito – e un modo per guardare la mia vita e la mia opera attraverso un telescopio a ritroso. La cosa  mi rallegra e mi procura anche una certa nostalgia perché il passato non tornerà più e non so cosa mi riserva il futuro”. Ad aprire il festival come sempre una conversazione con la sua protagonista. A dialogare con lei, la scrittrice Federica Manzon, che ha introdotto  il pubblico alla conoscenza di Gioconda Belli e del suo sfaccettato universo culturale, dove la passione per la letteratura e la poesia, l’impegno civile e politico non sono mai disgiunti dalle sue origini e dal contesto che la circonda.

Donna e artista, madre e rivoluzionaria

L’esperienza di vita di Gioconda Belli è caleidoscopica in un continuo errare e in un perenne  rifuggire dall’istituzione della famiglia tradizionale vissuta come gabbia.  “Ogni donna nel mondo– spiega la scrittrice – vive le proprie circostanze particolari , io ho vissuto molti anni in esilio in un altro paese e non ho sacrificato la lotta rivoluzionaria alla famiglia : sono riuscita a farlo con due bambine perchè ho pensato che lo si potesse fare e lo si dovesse fare e lo si deve fare ancora ” Una sfida . Ma può essere affrontata . “Dipende sempre da quali sono gli obiettivi di vita che ciascuno si prefigge – continua – e da come ognuno di noi riesce a conciliare idee diverse . Io non ce l’avrei mai fatta se non con l’aiuto di altre donne  e credo che dobbiamo essere solidali fra  di noi e conservare la nostra passione perche i sogni siano possibili . Eh sì, dobbiamo avere anche un po’ di follia”.  Oggi con le nuove generazioni è ancora così? “Le donne giovani – spiega Gioconda Belli – hanno meno coscienza di quanto è stato realizzato , lo trovano come patrimonio acquisito e non sanno bene come gestirlo. Sono consapevoli di avere enormi potenzialità ed un enorme potere, ma servono obiettivi precisi. In passato queste scelte spettavano solo agli uomini ma ora non è più così e dobbiamo – anzi le giovani donne devono – esercitare le loro nuove prerogative non in modo tradizionale  e patriarcale, ma da un punto di vista femminile”.  “Nel Paese delle donne ( Feltrinelli 2011) ho immaginato cosa potrebbe succedere se tutto il potere finisse in mano nostra e credo che le donne oggi, in un momento in cui il mondo è in pericolo e la politica è in crisi, possano rivestire un ruolo importante. Mancano ancora molte passi per raggiungere la parità: lo si registra tutti i giorni nelle violenze e i maltrattamenti  che ancora sono subiti dalle donne, ma c’è qualche segnale di speranza . Lo vedo, ad esempio, in  Nuova Zelanda dove il primo ministro donna sta applicando un  nuovo modo di affrontare la politica e iproblemi sociali”.

Dalla realtà alla letteratura e alla questione femminile ne L’infinito nel palmo della mano ( ed Feltrinelli) dove la scrittrice ha deciso di confrontarsi con il mito di Eva : perchè?  “Volevo giustificare Eva – spiega Gioconda Belli- perchè la versione tradizionale non mi ha mai convinto : è un paradigma negativo che ha giustificato secoli di sottomissione per il senso di colpa e la negazione del corpo.  Ho sempre pensato che l’idea di Eva come seduttrice maliziosa e colpevole fosse un ‘invenzione dell’uomo”. A proposito, chi è l’eroe maschile nei suoi romanzi?. “La figura maschile – risponde la scrittrice – è molto problematica, perchè sta ancora cercando la sua identità che l’uomo deve ancora realizzare non accettando la parte femminile di sè : il mio eroe sta ancora cercando, quando invece la donna ha già introiettato e fatto sua la parte maschile dentro di sé.

Gli esordi con la poesia ed è scandalo

Il primo libro di poesia, Sobre la grama, fu uno scandalo. “Non sono stata io a trovare la poesia – spiega l’autrice – ma il contrario: la poesia ha trovato me , nella mia infanzia attraverso mio nonno che aveva abiti strani e una giacca enorme da cui estraeva dei libri come un mago. Quel filo nascosto si è poi rivelato quando ho capito che non avrei vissuto tutta la vita come una casalinga: è’stata un ‘esplosione di energia incontenibile come un ‘euforica attività ed in questo è molto diversa dalla narrativa che richiede pianificazione e progettazione. I versi- continua- sono scintille che muovono il mondo ed erano considerati scandalosi perchè parlavano del mio corpo e della mia sessualità, temi ancora tabù se trattati da una donna negli anni ‘ 70 . Io ho celebrato il corpo delle donne non più come oggetto,  ma come soggetto ed in questo consisteva lo scandalo”. Poi, dopo quindici anni di silenzio , l’esordio nella narrativa con La donna abitata ( edizione e/o) la storia di due donne vissute in epoche diverse che si trovano a fronteggiare differenti nemici, la prima Itzà, è una donna azteca morta in una delle guerre contro i conquistadores, la seconda, Lavinia, ha lasciato la famiglia borghese e parteggia per la rivoluzione. “La metafora della guerriera azteca – spiega – viene dalle storie che sentivo raccontare da piccola dai miei nonni e riflette l’immaginario poetico che in Nicaragua abbiamo dei ribelli che lottarono contro i conquistadores e di cui siamo molto fieri.”  I due personaggi femminili, in fondo, pur molto distanti nel tempo, combattono battaglie identiche e devono superare identiche  fatiche per realizzare se se stesse.  “L’elemento della trasformazione di Itzà in albero riecheggia il realismo magico tipico della letteratura sudamericana, ma il mio – spiega Gioconda Belli – è piuttosto artificio magico perchè penso che non sappiamo dove e come finirà il nostro corpo. Ridiventeremo cenere e ci potremo trasformare in qualcosa altro”.

E poi, dopo La donna abitata, arriva l’autobiografia de Il paese sotto la pelle ( edizione e/o) che però è “solo un pezzo di biografia- tiene a specificare l’autrice – perchè è come se guardassi dalla finestra solo una parte della mia vita. Non descrivo infatti la mia infanzia ma solo –e non in ordine cronologico- i fatti salienti della mia esperienza rivoluzionaria”. Il libro si apre con una mattina del 1979 quando la giovane Gioconda si esercita a sparare con un AK47 sotto l’occhio vigile di Fidel Castro. Perchè questo inizio ?  :“In un ‘ unica scena tante contraddizioni: grandi ideali e la consapevolezza che per raggiungerli servivano gli strumenti della guerra che non mi piacevano . Questi due poli la rivoluzione e cioè una nuova vita e la possibilità concreta della morte mi tormentavano e sapevo anche che avrebbero attratto l’attenzione del lettore”.

House of cards in Nicaragua

“Ma sono qui – dice accorata l’autrice – per parlare del Nicaragua che sta vivendo una situazione difficile come il Venezuela : dal 18 aprile 2018 più di 500 persone uccise ,700 nelle carceri  e 30000 persone in fuga.  Daniel Ortega sta reggendo una dittatura che non si vedeva da molti anni.  Nel mio paese la gente è aggredita quotidianamente e priva di risorse;  non c’è lotta armata, ma civile. Solo la pressione internazionale ci può aiutare : dobbiamo globalizzare dopo l’economia anche la giustizia e la compassione “.

Con Ortega c’è un altro ciclo di dittature diverso dai tempi di Somoza: “Daniel Ortega è un rivoluzionario che si è convertito in tiranno e la sinistra o certa  parte della sinistra non lo ha ancora capito. Ortega ha fatto di tutto per assicurarsi di non perdere elezioni lo Stato e ha addirittura, come in House of Cards, nominato vicepresidente la moglie Rosario Murillo. In Nicaragua la gioventù si è ribellata senza armi ed è in atto una lotta pacifica . La gente è cambiata e non intende far guerra, ma sta cercando di indirizzare la protesta verso il dialogo e verso vie costruttive. Sentiamo di avere il sostegno della comunità internazionale perchè la documentazione dei crimini commessi dal governo di Ortega è molto ampia.  Abbiamo lottato per avere uguaglianza democrazia ed equità poi la rivoluzione si è trasformata vuoi per la presenza di un germe malefico vuoi perchè i sogni a volte non reggono la realtà”.

“Anche per questo sono rientrata nel 2013. Mi mancava la gente : avevo bisogno della lingua  ,degli alberi , della luce, delle nuvole : mi sento unita al destino del mio paese . Ora lavoro come giornalista per la libertà della stampa in Nicaragua e solo lì  mi sento utile e necessaria;  la mia letteratura si nutre della vitalità del Nicaragua;  la vita negli Usa non ha la stessa intensità e mi era difficile trovare trovare i personaggi . Nel mio paese le storie sono dappertutto anche se ora é molto difficile vivere sotto la tirannia , ma almeno mi sono lasciata indietro Trump”.

Alessandra Pavan

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