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Emanuele Trevi sulla strage di Dallas, “Vendere armi al supermarket è pura follia”

Le riflessioni dello scrittore Emanuele Trevi in merito agli ultimi tragici avvenimenti di Dallas, dove sono stati assassinati 5 agenti della polizia

MILANO – “Quello americano è un sistema di vita simile al nostro, con l’aggravante di poter avere armi vendibili nei supermercati”. E’ questo il primo dato da sottolineare secondo il critico letterario e scrittore Emanuele Trevi, intervenuto in merito agli ultimi tragici avvenimenti di Dallas, dove sono stati assassinati 5 agenti della polizia alla fine di una delle tante manifestazioni dopo l’ennesimo caso di afroamericani uccisi da poliziotti bianchi. Ecco le sue parole che ci spingono a riflettere su cosa bisogna intendere per civiltà e legalità oggi.

“Le armi e gli arsenali sono pericolose in ogni contesto civile. Nella storia, quando il controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine diventa brutale, crea rivolte che sono incontrollabili. Siamo in un mondo dove tutti ci sembrano pazzi ai nostri occhi, e abbiamo un’idea terribile di sicurezza rispetto a chi viene dall’esterno.

Tutto quello che in un contesto civile come in Europa può creare addirittura una sommossa, in America diventa una vera e propria azione di guerra, con cecchini che sparano ai poliziotti. Ciò non sarebbe concepibile da parte degli europei. Non può essere giustificato nessun atto di violenza, che fa cadere ogni tipo di diritto. Il problema è che queste cose qua sono pericolose anche in Italia, solo che qui non abbiamo arsenali, o supermercati in cui si vendono fucili a ripetizione.

La violenza in divisa è sempre ingiustificabile. Ci dovrebbe essere una riforma, per cui Obama si è sempre battuto con molta sensibilità per la sua appartenenza alla comunità afroamericana. I social network e qualsiasi evoluzione tecnologica può anche peggiorare una comunità, non farla migliorare. I social network possono essere una palestra di qualsiasi pazzia ed istigazione a delinquere. Se questo odio si esplicita in un contesto culturale in cui le armi vengono vendute liberamente, è come se non fosse mai avvenuta l’evoluzione dell’umanità.

Quello americano è un sistema di vita simile al nostro, con l’aggravante di poter avere armi vendibili nei supermercati. Un problema non creato da una necessità, ma da una lobby di mafiosi, la National Rifle Association, che lancia il seguente messaggio: “se tutti avessero una pistola, non succederebbero le cose”. L’America è socialmente come la Siria, dove tutte le varie fazioni avevano armi, mettendo la loro terra a ferro e fuoco. E’ una cosa folle diffondere armi da guerra in società come le nostre, un pericolo che si affianca al terrorismo globale. E’ come se l’America desse ai cosiddetti “lupi solitari” ed ai mentecatti locali un margine d’azione e di vantaggio con le sue stesse leggi.

Il fatto che ogni cittadino possa avere delle armi dipende da un emendamento della Costituzione americana fatto quando era un continente selvaggio. E’ come se noi in Europa applicassimo una norma del diritto di navigazione dei vichinghi. Le leggi e le costituzioni vanno cambiate a seconda dei problemi attuali. Questo supermarket di morte legalizzato è peggiore di quello illegale.

La brutalità esiste in tutto il mondo. Se Fermo avesse avuto la stessa legislazione americana, avremmo tutti i migranti senegalesi e gli ultras armati. Noi conteniamo i danni, togliamo possibilità di armare lecitamente certe persone.

Su ciò che è avvenuto a Dallas, come per altri episodi simili avvenuti negli scorsi anni, la polizia ha gravissime responsabilità. Se ti senti sotto minaccia e non sei tranquillo, meglio cambiare lavoro”.

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