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Arnoldo Mondadori, il pioniere dell’editoria del Novecento

L'8 giugno 1971 si spegneva Arnoldo Mondadori, il fondatore di quella che, grazie alle sue intuizioni, è diventata la più importante casa editrice del Paese

MILANO – Arnoldo Mondatori nasce il 2 novembre del 1889 e morì l’8 giugno 1971. Suo padre è un calzolaio ambulante, analfabeta. Il piccolo Arnoldo è costretto ad abbandonare la scuola appena in quarta elementare, senza prendere la licenza. Il primo approccio con il mondo del lavoro arriva in una drogheria, a diretto contatto con la gente. Il futuro numero uno dell’editoria italiana dimostra subito di saperci fare e si guadagna sul campo, per le sue qualità di venditore, il soprannome di “Incantabiss”.

GLI INIZI

Nel 1907, all’età di sedici anni, si fa assumere in una tipografia. Qui ben presto si adopera per stampare un proprio giornale di propaganda socialista che, nello stesso anno, viene pubblicato. Si chiama ‘Luce’, ed è la prima pubblicazione di Arnoldo Mondadori. Nel 1911 conosce Tomaso Monicelli (padre di Mario Monicelli), di stanza a Ostiglia dopo l’ottimo esordio teatrale. L’anno dopo, il drammaturgo fonda ‘La Sociale’, embrione di quella sarà la futura casa editrice Mondadori. Allo scoppio della prima guerra mondiale Arnoldo Mondadori riesce ad aprire un suo stabilimento tipografico, fondando contemporaneamente una sua casa editrice indipendente specializzata in libri didattici, ‘La Scolastica’. Durante la guerra infatti il giovane editore fa affari con lo Stato Maggiore, ottenendo commesse militari, e comincia a stampare per i soldati al fronte due giornali con illustrazioni, ‘La Girba’ e ‘La tradotta’. È lo sconosciuto editore Mondadori a intuire le grandi potenzialità del poeta Gabriele D’Annunzio, reduce dall’impresa fiumana. Lo scrittore abruzzese entra nella cerchia dei futuri autori pubblicati da Mondadori. Nel 1919 Arnoldo si trasferisce a Milano, dove costruisce un’azienda nuova di zecca, forte di 250 lavoratori. Nascono altre collane di successo e riviste popolari che gli consentono di farsi conoscere anche dal popolo più lontano dalla letteratura di tipo elevato. ‘Il Milione’ e ‘Il secolo illustrato’ sono due esempi di questo intraprendente modo di operare.

FASCISMO

Con l’avvento del fascismo Mondadori è la prima casa editrice a dotarsi di una propria rete di agenti e di organizzare una vendita diretta ai privati. Arnoldo dà vita ai cosiddetti ‘fascicoli’, come le enciclopedie, mentre al contempo si propone di differenziare la sua proposta, con la diffusione dei ‘gialli’, alcune aperture internazionali e altre trovate altrettanto interessanti, le quali rivelano lo spirito innovativo dell’editore. Nonostante la morsa del fascismo stringa sempre di più gli orizzonti dal punto di vista scolastico, con l’imposizione di un testo unico per tutti e l’idea di controllare con libri di Stato l’educazione e la formazione degli italiani, Mondadori riesce a cavarsela anche in questo contesto, puntando su nuove idee che si rivelano vincenti. Scommette su Walt Disney e diventa l’editore di ‘Topolino’, uno degli affari migliori e più fruttuosi della sua carriera. Nel 1935, a conferma di quanto sia ormai influente il lavoro dell’editore mantovano, Walt Disney in persona sarà ospite nella sua villa di Meina, sul lago Maggiore. Arriva la guerra e nel 1942 la Mondadori viene sfollata a causa dei bombardamenti. L’anno dopo le truppe tedesche requisiscono lo stabilimento di Verona. L’editore mantovano, insieme con i suoi figli maschi, ripiega in Svizzera. Terminata la guerra, Arnoldo e figli tornano in Italia. La nuova idea è quella di puntare su un nuovo modo di fare giornalismo. Fonda ‘Epoca’, con Biagi e Zavattini, un giornale storico. Ma prendono vita anche altre collane, come quella dei ‘Romanzi di Urania’, legati all’ambito della fantascienza, oltre ad altri patinati interessanti come ‘Panorama’.

AVANGUARDIA TECNOLOGICA

La strada giusta, secondo l’editore, è quella della ricerca tecnologica, dell’investimento nei nuovi macchinari. Sono due viaggi negli Usa a convincerlo e, grazie ai fondi agevolati del Piano Marshall, nel 1957 inaugura le nuove officine grafiche di Verona: un impianto all’avanguardia, un pezzo raro a livello europeo. Cominciano i primi dissidi tra Arnoldo e il figlio Alberto, il primogenito, ma nella famiglia Mondadori entrano nuovi e grandi scrittori, come Ernest Hemingway. La pubblicazione a puntate su ‘Epoca’ del romanzo vincitore del premio Nobel, ‘Il Vecchio e il Mare’, si rivela ben presto un vero evento editoriale.

GLI OSCAR

Nel 1965, l’editore mantovano lancia una collana di libri tascabili nelle edicole (i futuri Oscar Mondadori): un esperimento epocale, di grande impatto sul grande pubblico, il quale promuove il libro da oggetto quasi di lusso ad articolo di diffusione culturale. Solo nel primo anno, gli Oscar vendono otto milioni e mezzo di copie. L’azienda è florida e cresce sempre di più. Viene acquistata anche la cartiera di Ascoli Piceno, che chiude definitivamente il circolo produttivo della casa editrice, la quale si attesta ormai sui tremila dipendenti. Lo stabilimento di Verona stampa addirittura commesse per editori americani. È il 1967 quando Arnoldo incassa una delle sue poche sconfitte: il primogenito Alberto Mondadori si allontana definitivamente dalla società. Giorgio diventa il presidente della Mondadori, con Mario Formenton, marito della figlia Cristina, alla vicepresidenza. Quattro anni dopo, l’8 giugno del 1971, Arnoldo Mondadori muore a Milano. Prima della sua dipartita, la sua creatura editoriale stampa i ‘Meridiani’: prestigiose monografie che faranno la storia e che, per oltre un quarantennio, rappresenteranno il sogno di gloria di ogni autore non solo italiano.

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