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Mancanza di fondi. Il Warburg Institute rischia di chiudere

Uno dei simboli della cultura rinascimentale rischia di chiudere i battenti. Dopo la prima sentenza a favore del Warburg Institute, ora si attendono i risultati delle trattative con i vertici dell’Università di Londra...

MILANO -Uno dei simboli della cultura rinascimentale rischia di chiudere i battenti. Dopo la prima sentenza a favore del Warburg Institute, ora si attendono i risultati delle trattative con i vertici dell’Università di Londra: l’ufficio legale ricorrerà in appello o, come studenti e studiosi di tutto sperano, si cercherà di trovare un compromesso che rispetti gli accordi siglati nel 1944 tra la famiglia Warburg e lo stesso Ateneo per garantire il futuro di una delle più importanti biblioteche di studi rinascimentali del mondo?

 

LA SENTENZA –  Il 6 novembre, l’Alta Corte respinse alcune richieste avanzate dall’Università di Londra: il giudice ha riconosciuto che tutte le acquisizioni di libri o immagini avvenute dopo il 1944 (data in cui la famiglia Warburg diede in gestione la biblioteca all’Ateneo londinese) appartengono al Warburg e che l’Università di Londra è tenuta a sostenere le spese non solo della biblioteca ma anche dell’Istituto annesso poiché, negli accordi siglati, l’Istituto e la biblioteca formano un’unità indivisibile.

 

GLI ACCORDI PRECEDENTI E L’INIZIO DELLO SCONTRO – Questo conflitto tra le istituzioni nacque a causa di una diversa interpretazione delle clausole contenute nell’atto costitutivo con cui la famiglia Warburg aveva “affidato” all’Università londinese la biblioteca di Aby Warburg, da lui voluta e realizzata nel corso di una vita interamente dedicata agli studi rinascimentali (ad oggi sono circa 35.000 i volumi conservati e 400.000 le immagini in esso custodite). Come ha confermato la sentenza, gli accordi sottoscritti nel 1944 prevedevano che l’Istituto e la biblioteca fossero ospitati in un edifico nel quartiere di Bloomsbury, centro e cuore pulsante della vita universitaria, dove tutt’ora risiede il Warburg, e che le spese di gestione dovessero rispondere alle esigenze dell’Istituto in ragione del suo prestigio internazionale. Invece, la sentenza ha riconosciuto l’Ateneo londinese come legittima proprietaria dell’edificio in cui il Warburg è ospitato e, contemporaneamente, ha considerato eccessivo il canone imposto negli ultimi cinque anni all’Istituto (si parla di 750.000 sterline contro le 250.000 pagate nel passato) e inadeguati i finanziamenti concessi dall’Ateneo per il proseguo della vita scientifica e amministrativa dell’Istituto. Come risultato, questa politica operata dall’Università ha minato seriamente la stessa sopravvivenza del  Warburg che, dopo aver eroso le sue riserve e accumulato un debito enorme, ora non ha più risorse nemmeno per sopravvivere.

 

COSA ACCADRA? – Ora si dovrà attendere la riunione fissata il 28 gennaio per sapere se l’Università di Londra deciderà di ricorrere in appello contro la sentenza di novembre (i termini scadono il 6 febbraio). Sempre verso fine gennaio, si conoscerà il nome del nuovo direttore del Warburg, dopo le dimissioni di Peter Mack, a capo dell’istituto dal 2010 al 2014.

 

 

21 gennaio 2015

 

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