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Libreria Il Trittico, “Per avvicinare i lettori agli autori, abbiamo trasformato i grandi scrittori in commessi”

Entrare in una libreria e chiedere un libro, che si cerca da tanto. Che reazione avreste se davanti a voi, come commesso, trovate un grande autore italiano? Uno come Andrea Vitale, o come il giovane vincitore del premio Campiello Giorgio Fontana?...

Gli autori si trasformano in commessi, per un giorno. Vi fareste consigliare un libro da Amélie Nothomb? E’ questa la bella iniziativa proposta dalla libreria Il Trittico che il proprietario, Pietro Grossi, ci racconta in questa intervista

MILANO – Entrare in una libreria e chiedere un libro, che si cerca da tanto. Che reazione avreste se davanti a voi, come commesso, trovate un grande autore italiano? Uno come Andrea Vitali, o come il giovane vincitore del premio Campiello Giorgio Fontana? Per scoprirlo, dovreste passare un giorno alla libreria milanese Il Trittico, che ha lanciato questa bella iniziativa: gli autori che diventano commessi per un giorno. Per scoprire questa, e altre iniziative, vi proponiamo l’intervista fatta a Pietro Grossi, proprietario.

I libri, da soli, oggi non bastano più. Le librerie, quindi, hanno iniziato a proporre diverse iniziative per catturare l’attenzione dei lettori. Voi, per esempio, trasformate gli autori in commessi per un giorno. Cioè?
Questa è un’iniziativa molto simpatica che, secondo me, restituisce prossimità tra autore e lettore: c’è una maggiore semplicità nel dialogo e nel contatto.  L’autore, per un giorno, viene a lavorare in libreria e cerca di proporsi tra migliaia di altri libri, cosa per nulla semplice. I clienti apprezzano molto questo gioco, perché restituisce un principio di realtà. 

Fino ad ora, quali autori hanno partecipato all’iniziativa?
Solitamente sono autori poco conosciuti. Ma al gioco, con grande entusiasmo, si sono prestati anche autori di successo:  il vincitore del premio Campiello, Giorgio Fontana, per esempio. Ma anche Luca Doninelli, altro grande amico del Il Trittico. E poi: Andrea Vitali, Amélie Nothomb, Carlo Martigli …

Ma esattamente, quando un autore partecipa a questo progetto, cosa fa?
Si, gli autori giocano i ruoli dei commessi.  Accolgono i clienti e soddisfano tutte le loro richieste. Per esempio, se qualcuno entra e chiede “I fratelli Karamazov”, l’autore-commesso deve andare a prenderlo. E poi, in maniera molto blanda dice “Ma sa che anche io ho scritto questo libro?”. E a questo punto i clienti è come se si svegliassero e iniziano a fare domande, chiedere informazioni ecc…

Quali altre iniziative avete in programma?
Sicuramente, come oramai da tradizione, parteciperemo a BookCity. Non tanto per quanto riguarda la libreria in quanto tale, ma tanto per l’aspetto associativo delle librerie indipendenti.  Poi, venerdì 10 ottobre, presenteremo il libro di Loredana Micati “Don Riccardo”. Un’altra iniziativa che segnalo con estremo entusiasmo è il corso di letteratura americana, che partirà il 12 ottobre, tenuto da Nicola Manuppelli e che durerà, per sette domeniche, fino alla fine dell’anno.

Tutte queste iniziative, quanto sono funzionali al successo e al guadagno di una libreria?
Rispetto al businness in senso stretto, poco.  Le presentazioni di libro sono da un lato giocose, come ti ho spiegato prima, dall’altro sono essenziali.  Tieni conto che in quei determinati incontri, le copie del libro che vendiamo sono 60-70 copie. Normalmente, invece, ne vendiamo 20-40. Il rischio d’impresa è solo ed esclusivamente del libraio: bisogna imparare ad azzeccare il numero di copie da richiedere e sperare che vada bene. Quindi è tutto l’insieme che fa la differenza. Ben vengano tutte le iniziative simpatiche, che creano una comunità all’interno della libreria. Ma ci deve essere, ovviamente, anche la vendita. 

La vostra libreria è nata, e cresciuta, a Milano più di vent’anni fa. Che differenza c’è tra la libreria di ieri e quella di oggi? Sono cambiati i tempi?
Certamente. Ma queste riflessioni noi le facciamo ogni giorno. Non credo sia cambiato il ruolo delle librerie, piuttosto, nella situazione economica in cui ci troviamo oggi (che colpisce tutti gli esercizi commerciali), la gente non ha molto soldi da spendere, soprattutto per un prodotto come il nostro. Ma il libro e sempre il libro. E questo non cambia mai.

Qual è il futuro dei libri?
La situazione del libro migliorerà, senza alcun dubbio. Questi periodi duri sono sempre molto stimolanti: ci aiutano a farci delle domande, delle riflessioni. 

11 ottobre 2014

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