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Segantini, una mostra dossier a Milano

Petalo di rosa, indagini e scoperte. Una delle opere fondamentali di Segantini in mostra Gallerie Maspes di Milano

MILANO โ€“ Una mostra su una sola opera. Scelta curiosa, che potrebbe lasciare perplessi, ma non se si scopre ciรฒ che si vuole proporre. รˆ un viaggio nel dipinto, nella sua genesi, nella sua realizzazione. รˆ questa la ragione per cui fino al 17 ottobre le Gallerie Maspes di Milano ospiteranno โ€œPetalo di rosaโ€, unโ€™esposizione interamente dedicata a una delle opere fondamentali nellโ€™evoluzione di Giovanni Segantini. Una mostra dossier, ideata da Francesco Luigi Maspes e curata da Annie Paule Quinsac, autrice del catalogo ragionato dellโ€™artista e curatrice della recente antologica a Palazzo Reale di Milano, che documenterร  la genesi di un dipinto rielaborato dal pittore su una sua precedente opera. Ancora una volta le Gallerie Maspes si distinguono per il loro impegno nello studio e nella ricerca al fine di valorizzare la pittura italiana dellโ€™Ottocento, i suoi artisti e le sue opere, collaborando con gli studiosi e i tecnici piรน accreditati in una continua cooperazione tra la sua natura privata e il suo impegno pubblico.

PETALO DI ROSA, BICE BUGATTI – Ritratto di Bice Bugatti, la compagna di Segantini, Petalo di rosa si carica di significati simbolisti, sottolineati dallโ€™artista nella scelta del titolo, che Vittore Grubicy, il suo gallerista mecenate, cercรฒ invano di fargli sostituire. Nel contrasto tra il viso roseo, le chiome bionde e guanciale e lenzuola bianchissimi, lโ€™opera, cancellando il significato di sofferenza del dipinto sottostante, vuole evocare una percezione sensuale della donna amata al risveglio, come un fiore che sboccia.

LA STORIA DEL DIPINTO – La mostra permetterร  di seguire passo a passo il complesso lavoro di indagini diagnostiche condotte sulla tela da Thierry Radelet, autore in passato di quelle sul Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, e i dati rinvenuti durante il restauro eseguito da Enrica Boschetti. Tramite analisi non invasive di radiografia, riflettografia e infrarosso, che oggi consentono di riscrivere la storia di un dipinto, รจ stato possibile confermare inappellabilmente lโ€™esistenza del quadro Tisi galoppante sotto lโ€™attuale opera rivelando lโ€™uso di varie tipologie di oro e dโ€™argento come elementi di trasmissione della luce a sostegno della tecnica divisa.

RITORNARE SULLโ€™OPERA – Piรน significativo ancora, il lavoro svolto metterร  a fuoco lo specifico modo segantiniano di ripensare il proprio operato attraverso stesure stratificate: invece di distruggere unโ€™opera che non lo soddisfaceva piรน, Segantini preferisce ridipingerla cambiandone il significato. Questa sua prassi non ha riscontro in altri artisti del periodo.

DOCUMENTI Dโ€™ARCHIVIO โ€“ Ad accompagnare lโ€™importante apparato scientifico dedicato al quadro, verranno presentati al pubblico alcuni interessanti documenti, lettere tra Segantini e Vittore Grubicy e dati dโ€™archivio che aiuteranno a contestualizzare il periodo storico in cui questโ€™opera รจ stata creata.

IL CATALOGO – Lโ€™evento รจ promosso in collaborazione con la Societร  per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, la cui responsabile dellโ€™Archivio storico, Elisabetta Staudacher, ricostruirร  in catalogo, attraverso documenti inediti, i primi anni di attivitร  del pittore a Milano e i suoi rapporti con l’Ente. Il catalogo bilingue italiano-inglese (Gallerie Maspes edizioni) contiene un testo introduttivo di Annie Paule Quinsac, arricchito dai saggi di Elisabetta Staudacher e di Thierry Radelet e da una relazione di restauro di Enrica Boschetti.

GIOVANNI SEGANTINI – Orfano, dopo un’infanzia di miseria, viene portato a Milano da una sorellastra che non poteva curarlo e trascorre due anni in riformatorio (1870-73). Di precoce vocazione, รจ allievo all’Accademia di Brera dopo un tirocinio da fotografo che doveva lasciare tracce profonde. Sensibile all’influenza della Scapigliatura, esordisce dipingendo con densi impasti materici nature morte, ritratti, vedute e soggetti d’ispirazione letteraria. Allโ€™uscita dallโ€™accademia, nel 1879, presenta alla mostra annuale di Brera il suo primo dipinto, Il coro di S. Antonio (1879), in cui ripensa la tradizione della pittura negli interni di chiesa alla luce dei procedimenti fotografici; il successo รจ immediato. In quellโ€™ occasione conosce Vittore Grubicy che decide di formarlo e di finanziarlo. Gli fa conoscere l’opera di Jean-Franรงois Millet e la pittura contadina francese, spingendolo nella direzione di un maggiore naturalismo. Grazie al sostegno finanziario di Grubicy, nel 1880 si stabilisce in Brianza, dove elabora una pittura tonale, basata sul chiaroscuro. In alcune scene agresti traspaiono giร  intenzioni simboliste (Il bacio alla croce, 1883; Ave Maria a trasbordo, prima versione,1882; A messa prima, 1885 circa). Conosce i primi successi internazionali. Il periodo si conclude con il capolavoro Alla stanga (1885-86), opera monumentale realizzata interamente in loco, facendo posare contadini e animali, che sarร  comperato dal governo italiano per la futura Galleria Nazionale dโ€™Arte Moderna di Roma nel 1888. Allโ€™emigrazione in Svizzera (1886) corrisponde un bisogno sempre piรน impellente di comunione con la luce rarefatta delle Alpi che si tradurrร  con lโ€™adozione della tecnica divisionista. I primi anni a Savognino, nei Grigioni, sono ancora impostati sulla vita agreste (Allo sciogliersi delle nevi; La ragazza che fa la calza; Il ritorno allโ€™ovile) mentre lโ€™influenza della letteratura simbolista, unโ€™intensitร  psichica legata ai traumi dellโ€™infanzia e la completa introiezione dellโ€™aspro paesaggio dellโ€™alta quota, lo spingono , sin dal 1890, a quel simbolismo naturalista in cui domina il tema della maternitร  (Le due madri, 1889; Il ciclo delle cattive madri, 1891-97). Questo determinerร  il panteismo dellโ€™ultima stagione, quella di Maloja (1894-99), che ne farร  uno delle personalitร  maggiori del fine secolo europeo.

22 settembre 2015

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