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”Potere e Pathos”, lo splendore dei bronzi in mostra a Firenze

Dal 14 marzo al 21 giugno 2015 Palazzo Strozzi a Firenze è la prima sede della grande mostra Potere e pathos. La rassegna vede riuniti, per la prima volta a Firenze, alcuni tra i maggiori capolavori del mondo antico, provenienti dai più importanti

MILANO – Dal 14 marzo al 21 giugno 2015 Palazzo Strozzi a Firenze è la prima sede della grande mostra ‘Potere e pathos’. La rassegna vede riuniti, per la prima volta a Firenze, alcuni tra i maggiori capolavori del mondo antico, provenienti dai più importanti musei archeologici italiani e internazionali come il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, il Museo Nacional del Prado di Madrid, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il British Museum di Londra, il Metropolitan Museum of Art di New York, la Galleria degli Uffizi di Firenze, il Museo Archeologico Nazionale di Atene, il Museo Archeologico di Herakleion (Creta), il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Museo Archeologico di Salonicco, il Musée du Louvre di Parigi, i Musei Vaticani. 

 

LA MOSTRA – Attraverso 50 capolavori in bronzo, “Potere e pathos” racconta gli straordinari sviluppi artistici dell’età ellenistica (IV-I secolo a.C.), periodo in cui, in tutto il bacino del Mediterraneo e oltre, si affermarono nuove forme espressive che, insieme a un grande sviluppo delle tecniche, rappresentano la prima forma di globalizzazione di linguaggi artistici del mondo allora conosciuto. In un clima di cosmopolitismo, l’arte si internazionalizzava. Il titolo unisce l’immagine eroica del potere del principe con la capacità che hanno le opere ellenistiche di suscitare, con la loro potenza drammatica, intensa emozione affettiva e commozione estetica.

L’ETÀ DI ALESSANDRO MAGNO – Lo sterminato impero fondato da Alessandro il Macedone, detto Magno per le sue grandiose imprese, si estendeva dalla Grecia e dai confini dell’Etiopia all’Indo e comprendeva la Mesopotamia, la Persia, l’Egitto. La straordinaria produzione artistica, letteraria e filosofica ebbe così un vastissimo bacino di circolazione. Progetto di Alessandro era quello di fondere elementi della cultura greca con quella orientale, ma il mondo greco si era basato essenzialmente sul concetto di polis, la città-stato, mentre – non più rivolta alla città e ai cittadini – l’arte si rivolse alle corti. Scopo degli artisti divenne celebrare il monarca e le sue imprese, attraverso la ricerca del fasto e della grandiosità, cui l’arte greca aveva invece rinunciato. Secondo Plinio il Vecchio il bronzo corinzio era considerato più prezioso dell’argento e di valore quasi paragonabile all’oro.

LE OPERE – Le opere in bronzo sono oggi rarissime e i bronzi antichi in gran parte perduti perché fusi nei secoli al fine di ottenere metallo da utilizzare tra l’altro per monete o armi. Il bronzo appena fuso era tanto fulgido da essere simile all’oro; la colorazione tendente al verde che le opere hanno assunto è differente, ma ugualmente lucente e forse ancor più affascinante. Unica e irripetibile, questa mostra, anche perché offre la possibilità di vedere affiancati l’Apoxyomenos di Vienna in bronzo e la versione in marmo degli Uffizi utilizzata per il suo restauro; i due Apollo-Kouroi, arcaistici conservati al Louvre e a Pompei. Benché spesso confrontate su carta, finora nessuna delle coppie era mai stata esposta fianco a fianco.

La maggior parte dei bronzi che sono vanto di musei e collezioni private ha provenienza marittima e non terrestre. Importanti tra l’altro i ritrovamenti della Figura virile rinvenuta nel 1992 nel mare presso Brindisi e della Testa di uomo con la kausia, ritrovata nel 1997 nel mar Egeo, al largo dell’isola di Calimno. Il reperimento della testa di Apollo emersa nel mare presso Salerno nel dicembre del 1930, è descritto poeticamente da Ungaretti: «È già quasi notte e in fila tornano al porto i pescatori d’alici. Raccogliendo le reti, una sera a una maglia restò presa […] una testa d’Apollo. Fu allora alzata in palmo d’una mano rugosa e, tornata a dare vita alla luce sanguinando per le vampe del tramonto – al punto del collo dove la recisero – a quel pescatore parve il Battista. L’ho veduta al Museo di Salerno e sarà prassitelica o ellenistica […] ha nel suo sorriso indulgente e fremente, non so quale canto di giovinezza risuscitata!». Lo scultore ellenistico si propone di riprodurre tutti i diversi sentimenti non controllati: rabbia, passione, allegria, angoscia, in contrasto con lo scultore del periodo classico che aveva cercato equilibrio e serenità. Caratteristica è l’enfatizzazione del pathos, cioè dell’espressività delle figure rappresentate, presente anche nei ritratti dei potenti emersi sulla scia di Alessandro Magno: ritratti volti a legittimarne il potere e i legami dinastici, grazie a una combinazione di tratti individuali.

 

13 marzo 2015

 

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