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”L’autunno magico di un maestro”, Vittore Carpaccio in mostra a Conegliano

Vittore Carpaccio è il pittore venetus, come amava firmarsi, che più ha saputo raccontare Venezia cogliendola nella sua essenza. Ha unito l’esperienza del reale all’immaginazione; ha creato una spazialità fatta d’acqua, cielo...

Dopo la grande mostra del 1963 a Palazzo Ducale a Venezia, il felice ritorno dell’ultimo sorprendente Carpaccio e la scoperta del figlio Benedetto

 
MILANO – Vittore Carpaccio è il pittore venetus, come amava firmarsi, che più ha saputo raccontare Venezia cogliendola nella sua essenza. Ha unito l’esperienza del reale all’immaginazione; ha creato una spazialità fatta d’acqua, cielo, evocazioni orientali e nordiche che peraltro sono ben concrete in un popolo di naviganti e mercanti. Il tutto vivificato da un cromatismo prezioso che concretandosi in chiarità di luce restituisce una perfetta visione d’insieme. Conegliano a Palazzo Sarcinelli presenta ‘Carpaccio. Vittore e Benedetto da Venezia all’Istria‘.

 
L’EVENTO – La mostra è il secondo appuntamento del ciclo progettato da Giandomenico Romanelli a Palazzo Sarcinelli. La volontà del curatore e del comitato scientifico è quella di indagare e illustrare gli ultimi dieci anni di attività di Vittore Carpaccio (dal 1515 al 1525 ca.), considerato il più grande narratore, ‘teatralizzatore’ e vedutista ante-litteram della pittura veneziana, anni che sono segnati da una importante svolta nella sua poetica.

 
LE OPERE IN MOSTRA – In mostra capolavori di grandissima qualità e originalità, dipinti celebri da ritrovare come il San Giorgio che lotta con il drago di San Giorgio Maggiore, la Pala di Pirano, il Polittico da Pozzale del Cadore, o la particolarissima Entrata del podestà Contarini a Capodistria che, nella prospettiva adottata, consente allo spettatore un insolito e realistico sguardo sulla città; opere da riscoprire come le clamorose Portelle d’organo dal Duomo di Capodistria o il bellissimo Trittico di Santa Fosca ricomposto per la prima volta dopo cinquant’anni, in collaborazione con Permasteelisa Group, da Zagabria, Venezia e Bergamo in occasione della mostra; e ancora dipinti da scoprire, di fatto mai visti, come la novità assoluta del Padre eterno tra i cherubini da Sirtori, (Lecco). Circa cinquanta opere tra dipinti, pale d’altare, disegni, documenti, stampe.

 
VITTORE CARPACCIO E IL SUO TEMPO – Carpaccio era stato l’interprete (con Gentile Bellini, Basaiti e altri colleghi) di un gusto e di una sensibilità che nascevano e rispondevano alle esigenze di autorappresentazione e auto-celebrazione del considerevole ceto dei professionisti, mercanti, artigiani, pubblici funzionari e le Scuole (grandi e piccole) erano il luogo in cui tale ceto trovava la sua esplicitazione più compiuta e fortunata. Qui Carpaccio idealizzava il mondo veneziano in una visione e in una rappresentazione sospese tra realismo e utopia, tra documentazione e seducente favola letteraria. E’ il mondo elegante e sognante delle storie di Sant’Orsola, dei successi di san Giorgio sul drago, della vita cenobitica del grande saggio Girolamo.

 
La rottura di un equilibrio che appariva perfetto si gioca a cavallo tra XV e XVI secolo: le guerre, le crisi politiche, i contrasti religiosi fan sì che tramonti una stagione e se ne affermi un’altra, più dolorosa e concitata, più laica e spregiudicata, più spericolata e libera nella stessa ricerca e trasformazione dei linguaggi dell’arte. Compaiono sulla scena artistica nuovi protagonisti: da Giorgione a Tiziano, dal Lotto a Pordenone a Sebastiano del Piombo. Carpaccio affronta il secolo nuovo sottoponendo anche il proprio linguaggio ad una sorta di prova, di affinamento, di verifica. La nostra mostra insegue Vittore in questa ricerca che appare talvolta drammatica, in questo viaggio interiore tormentato ma anche liricamente poetico. Un viaggio che segue il pittore nello spostamento del suo centro d’interesse dalla capitale al territorio, quindi verso il confine.

 

 
10 marzo 2015

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