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Laura Puppato, ”Occorre rendere visibile il nostro patrimonio culturale dentro e fuori i musei e le biblioteche”

Guidare un Paese significa anche guidarne le bellezze e la cultura, rendersi conto dell'orgoglio che queste procurano. E' quanto afferma Laura Puppato, candidata alle primarie per la leadership del centrosinistra. Il consigliere regionale della Regione Veneto sottolinea la necessità di investire sul patrimonio culturale italiano, coinvolgendo anche realtà come alberghi, fonte termali, istituzioni pubbliche, aziende e realtà associative...

Il consigliere regionale della Regione Veneto, candidata alle primarie per la leadership del centrosinistra, sottolinea la necessità di investire sul patrimonio culturale italiano, anche grazie all’impegno degli intellettuali di oggi

MILANO – Guidare un Paese significa anche guidarne le bellezze e la cultura, rendersi conto dell’orgoglio che queste procurano. E’ quanto afferma Laura Puppato, candidata alle primarie per la leadership del centrosinistra. Il consigliere regionale della Regione Veneto sottolinea la necessità di investire sul patrimonio culturale italiano, coinvolgendo anche realtà come alberghi, fonte termali, istituzioni pubbliche, aziende e realtà associative, al fine di rendere visibile le nostre bellezze anche al di fuori degli ambiti preposti come i musei e le biblioteche.

Nel suo programma a che posto colloca la cultura, di recente protagonista di tagli di spesa da parte del governo centrale?
La cultura e i beni culturali sono un tema centrale all’interno del mio programma. Una ragione che non  ha soltanto motivazioni di carattere culturale, ma anche sociale e lavorativo. Nel corso dei miei incontri pubblici, cito spesso la vergogna di avere i Bronzi di Riace coricati in una saletta del Consiglio regionale della Calabria, oppure il fatto che il nostro Paese abbia sprecato miliardi di euro in opere discutibili e poco proficue, come dimostra il costo solo per la parte progettuale del Ponte di Messina o i 105 milioni di euro prestateci dall’Europa per Pompei. L’incuria ha aggravato il nostro patrimonio culturale e più in generale il nostro territorio. Viviamo in quella che è la culla della cultura mondiale. Invece di fare delle nostre risorse un patrimonio vero, riconosciuto dai cittadini e condiviso, ce ne siamo dimenticati proprio mentre queste risorse potevano produrre turismo, impresa e iniziative private. C’è un lavoro enorme da fare in questo settore. Le nostre bellezze culturali sono il pane di questo Paese. Occorre ricordarsene.

Crede si sia fatto abbastanza in passato per promuovere la cultura in Italia? Cosa occorrerebbe fare?
Il bilancio non è negativo, ma molto peggio. Ciò che vediamo è il risultato di uno sfacelo. Aspettavamo soltanto il consulente del ministro Galan, che ha portato via i libri della biblioteca cinquecentesca di Napoli. Quando studieranno quest’epoca tra una ventina d’anni, ci registreranno come l’epoca di Nerone. Siamo stati mal guidati in maniera improvvida e delinquenziale. Guidare un Paese significa anche guidarne le bellezze e la cultura, rendersi conto dell’orgoglio che questo patrimonio procura. Aver messo al primo posto il denaro e gli interessi personali e di categoria, ha dato della politica una pessima immagine. La politica è l’unico strumento conosciuto per guidare un Paese e un popolo, ma deve essere uno strumento utilizzato bene da gente onesta e capace. Purtroppo questo non è avvenuto.

 

Cosa intende fare a favore di centri di cultura come scuole, biblioteche, librerie, teatri?
Ho una proposta in mente: censire tutto il patrimonio che abbiamo negli scantinati, nascosto, che non siamo riusciti a restaurare ed a portare all’attenzione di tutti. Laddove non si riesca in tempi rapidi a riportare tutto alla luce, dovremmo pensare a convenzioni con tutte quelle realtà come gli alberghi, le fonte termali, le istituzioni pubbliche e persino le aziende e realtà associative. Grazie a questi enti, abbiamo la possibilità di esporre il nostro patrimonio culturale e renderlo visibile, dai quadri ai libri d’epoca, in modo tale che tutti coloro che vengono in Italia non abbiano solo il museo a disposizione per vedere le nostre  opere. Rendiamo visibile la cultura, solo in questo modo è possibile investire in essa. Convenzioni annuali o pluriennali, che permettano a queste realtà di avere un beneficio, che però venga compensato con un restauro delle opere, in modo tale che ne venga tratto un valore patrimoniale per l’Italia e si alimenti una cultura diffusa, non localizzata solo negli ambiti preposti come musei e biblioteche. Mi piacerebbe che guardassero all’Italia come un paese capace di presentarsi in ogni ambito con le sue meraviglie, senza per forza recarsi in un museo, ma anche rimanendo nell’anticamera del proprio albergo, nelle fermate delle metropolitane e in mille altri luoghi. Un Italia che diventi museo del mondo, patrimonio culturale del mondo, capace di dare un respiro all’attenzione esterna su di noi, oltre a generare migliaia di posti di lavoro.

Alla luce del momento di crisi che stiamo attraversando, quale contributo crede possa venire dagli scrittori e dagli intellettuali italiani?
Ritengo che gli intellettuali italiani possano dare un contributo enorme. La cultura non è solo quella antica, ma anche ciò che viene prodotto e generato oggi. Siamo abituati a guardare l’oggi in modo negativo, ma come diceva Einstein “un momento di crisi può in realtà generare le migliori energie”. Credo che ciò possa essere vero soprattutto per la cultura. Io provengo da una realtà geografica dove uno dei maggiori poeti del Novecento, Andrea Zanzotto, con la sua poesia denunciava la tragedia dei campi di sterminio. La sua poesia di denuncia ha colpito l’opinione pubblica dell’epoca e ha fatto riflettere.  Credo che la cultura abbia questo valore: il mettere in evidenza i mali di questo mondo e la necessità di curarli.

Quali sono i suoi autori e le sue letture preferite?
Leggo di tutto. Ultimamente leggo quasi esclusivamente documenti. Tra gli ultimi libri che ho letto, quello di Margherita Hack “Nove vite come un gatto”. Leggo saggistica, romanzi come “Fai bei sogni” di Gramellini. Leggo autori di varia natura, sono curiosa e leggerei continuamente, in realtà però non ho tempo e per lavoro sono costretta a leggere più documenti e meno libri. Ho un sacco di libri ancora da leggere sul comodino.

 

22 novembre 2012

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