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La top ten dei libri che hanno creato scandalo in letteratura

La letteratura oltrepassa spesso i confini imposti da quella che viene considerata la ''comune decenza'', addentrandosi in territori su cui il buon costume e le convenzioni sociali vorrebbero far calare un velo di silenzio...
Dieci famosi libri che hanno scatenato l’indignazione pubblica 
MILANO – La letteratura oltrepassa spesso i confini imposti da quella che viene considerata la “comune decenza”, addentrandosi in territori su cui il buon costume e le convenzioni sociali vorrebbero far calare un velo di silenzio. In questi giornisi parla molto del libro di Melania Mazzucco ‘Sei come sei‘ e del caso della scuola romana dove il libro è stato adottato dal cropo docenti, ma tanti sono stati i libri che nella storia hanno fatto scandalo e sono stati censurati e proibiti, procurando non pochi guai ai loro autori. Ne proponiamo qui una top ten, redatta come di consueto consultando testate e siti internazionali.
 
Alla metà del Settecento risale “ Fanny Hill. Memorie di una donna di piacere”, libro erotico dello scrittore britannico John Cleland, che uscì in due parti separate nel 1748 e nel 1749. Lui, il suo editore e lo stampatore furono immediatamente arrestati. Cleland in tribunale disconobbe il romanzo, il libro fu ritirato dalla circolazione e non poté più essere legalmente stampato per oltre un secolo. 
Accusato di oscenità per gli espliciti riferimenti sessuali qui contenuti fu “L’amante di Lady Chatterlie” del 1928, il romanzo forse più conosciuto dello scrittore inglese David Herbert Lawrence. Quando morì nel 1930, Lawrence era considerato alla stregua di un autore di pornografia, che si era fatto numerosi nemici nel corso della sua vita e aveva trascorso la maggior parte di questa  in esilio volontario. Lo scrittore non smise di suscitare scandali neppure “dall’ al di là”,  visto che ancora nel 1960 la casa editrice Penguin venne citata in giudizio per aver pubblicato il suo capolavoro in edizione tascabile. Con la difesa si schierano gli scrittori Edward Morgan Forster e Rebecca West, il cui contributo fu determinante alla vittoria dell’editore. 
A Lawrence è “spiritualmente” legata la grande scrittrice statunitense, francese di nascita, Anaïs Nin, che esordì nel 1931 con “D.H. Lawrence. Uno studio non accademico”, dedicato all’autore de “L’amante di Lady Chatterlie”. All’epoca Anaïs Nin risiedeva a Parigi, dove si era trasferita nel 1929, e qui aveva iniziato a frequentare i maggiori artisti dell’epoca, tra cui Hanry Miller, che divenne suo grande amico e con cui ebbe una relazione. Lo stile rude di quest’ultimo ebbe su di lei una grande influenza. Molto amata per la sua scrittura poetica e dal tocco femminile, Anaïs Nin è considerata una delle più grandi autrici erotiche. Negli anni Quaranta gli venne commissionata da un collezionista la scrittura di una serie di racconti sul sesso, per il quale le versava un corrispettivo di 100 dollari al mese. La scrittrice si fece così “maitresse di un insolito bordello letterario” da cui nacque il libro “Il delta di Venere”, che si spingeva a esplorare temi davvero scioccanti, tanto più per l’epoca, come l’incesto, lo stupro e la necrofilia. Un altro libro che non può mancare nella nostra top ten è proprio un titolo dell’amico e amante di Anaïs Nin, “Il tropico del cancro” di Henry Miller. Si alternano qui capitoli scritti nella forma del flusso di coscienza ad altri narrativi, dove si fa riferimento ad esperienze dell’autore, o di suoi amici e colleghi, con descrizioni esplicite dei suoi incontri sessuali. Pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1934, il libro uscì negli Stati Uniti nel 1961 per la Grove Press, portando a un processo per oscenità.
Ancora per i suoi contenuti sessuali espliciti scandalizzò negli anni Cinquanta il poema “Urlo” dello statunitense Allen Ginsberg, letto per la prima volta nella Six Gallery di San Francisco e pubblicato poi nel 1956 dalla City Lights Books. Dedicato a Carl Solomon, un amico di Ginsberg conosciuto in un istituto psichiatrico, racconta in uno stile allucinato le esperienze del poeta e della comunità di artisti, drogati e pazienti psichiatrici cui si era unito. La pubblicazione del poema, considerato una delle voci più rappresentative della beat generation, scatenò un processo per oscenità a carico dell’editore Lawrence Ferlinghetti, che fu poi assolto perché il giudice dichiarò l’opera “di importanza sociale riedificante”. Per il suo riferimento alla pedofilia fece invece scandalo “Lolita”, il capolavoro di Vladimir Nabokov, sebbene qui non vi fosse alcuna descrizione esplicita. Diversi editori lo rifiutarono, tentando di imporre all’autore pesanti tagli che lui non volle mai operare. Alla fine il romanzo vide la luce nel 1955 a Parigi, pubblicato dall’Olympia Press. 
Altro argomento scottante, da cui uno scrittore farebbe meglio tenersi alla larga per non bruciarsi, è la religione. Molti i libri proibiti nel corso della storia, molti gli autori finiti al rogo perché accusati di eresia. Nella storia recente, l’autore indiano naturalizzato britannico Salman Rushdie ha pubblicato “I versi satanici”, del 1988, storia fantastica che però contiene chiare allusioni alla figura Maometto. Numerosi nella comunità musulmana sono insorti contro questo testo, accusato di blasfemia. Ci sono state violente proteste, e  l’autore ha ricevuto anche minacce di morte. L’Ayatollah iraniano Khomeini nel 1989 decretò che Rushdie dovesse essere punito con la morte. Lo scrittore dovette rifugiarsi in Gran Bretagna e vivere sotto protezione per salvarsi. Attualmente, il libro è proibito in Venezuela e anche negli Stati Uniti due grandi catene rifiutano di venderlo.
A volte, poi, tutto quello che si chiede ai libri è di edulcorare la realtà, di offrire una via di fuga. Ma la letteratura ha anche il compito di metterci in faccia verità crude, come la violenza, la guerra, la disperazione. È il caso di “Mattatoio n. 5 o La crociata dei bambini” di Kurt Vonnegut, in cui lo scirttore statunitense racconta della sua prigionia in Germania nel secondo conflitto mondiale e il bombardamento di Dresda. Il libro, del 1969, finì nella lista nera dell’American Library Association. Per i contenuti violenti fece scandalo “American Psycho” di Brett Easton Ellis, del 1991, che racconta la storia di Patrick Bateman, ricco ragazzo che vive in un mondo attraente e superficiale e trascorre le notti nei locali di Manhattan, a base di alcol e cocaina, trasformandosi in un violento omicida. Negli Stati Uniti il libro è proibito ai minori di 18 anni e in Canada ha cominciato a circolare da poco. Infine, nella nostra lista citiamo un libro in cui si parla di uno dei grandi demoni dei nostri tempi, l’eroina. Si tratta di “Pasto nudo”, dello scrittore statunitense William S. Burroughs, in cui l’autore racconta la storia, semi autobiografica, della sua dipendenza dalla droga. Pubblicato per la prima volta in Francia dall’Olympia Press nel 1959, fu bandito da Boston e da Los Angeles e scatenò uno dei più recenti processi per oscenità negli Stati Uniti, sia a causa del suo contenuto, sia del linguaggio utilizzato.
30 aprile 2014
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