Sei qui: Home » Arte » José Bartoli, l’amante segreto di Frida Kahlo

José Bartoli, l’amante segreto di Frida Kahlo

La pittrice messicana gli scrisse 25 lettere d'amore dal 1946 al ‘49, il tempo della loro storia clandestina


MILANO – La storia d’amore tra Frida Kahlo e Diego Rivera è stata piena di luci e ombre. Tante persone, liason, amori hanno condizionato il loro leggendario rapporto. Le crisi con Rivera talvolta la allontanavano da lui, ma lei gli scriveva comunque “Più mi tradisci, più io ti amo”. Recentemente, però, è stato scoperto un carteggio che introduce una nuova figura nella storia, a volte fin troppo romanzata, della coppia messicana. José Bartoli sarebbe stato l’amante segreto di Frida per ben tre anni ma fino a qualche mese fa nessuno ne sapeva nulla.

IL CARTEGGIO SEGRETO – «Sento di averti amato sempre, prima che tu nascessi, prima che tu fossi concepito. Vorrei darti i colori più belli e, per vederti dal basso, vorrei essere l’ombra delle tue scarpe che si allunga sul terreno sul quale cammini».  Così gli scriveva appassionata Frida Kahlo, firmandosi Mara, probabile diminutivo di maravillosa (meravigliosa), come Bartoli la chiamava nelle bozze delle sue lettere per lei.

LA STORIA CLANDESTINA – La pittrice messicana conobbe il suo José Bartoli a New York nell’agosto del ‘46. Lei era ricoverata per l’ennesimo intervento alla spina dorsale dopo il terribile incidente dell’autobus. Lui era un illustratore catalano, bello e aitante, reduce dai combattimenti della guerra civile spagnola e appena fuggito da un campo di concentramento nazista. Probabilmente il gelosissimo Diego non sapeva nulla dell’artista spagnolo che la moglie amò tanto appassionatamente. La storia con José finì senza un motivo vero e proprio motivo. S’interruppe il carteggio epistolare e la loro relazione. Fino alla morte dell’uomo, avvenuta nel 1995, molto dopo la sua Mara.

“Io Bartoli-Jose-Giuseppe-il mio rosso, non so come si scrivono lettere d’amore” invece l’artista ci ha lasciato oltre 100 pagine scritte a mano tra il 1946 e il 1949. Parole intense da cui trapela la devozione per l’uomo, e un sentimento che si muoveva fra desiderio e necessità: “Ieri sera mi sono sentita come se tante ali mi accarezzassero tutta, come se le punte delle tue dita avessero bocche che baciavano la mia pelle. Gli atomi del mio corpo sono tuoi e vibrano insieme così che ci amiamo l’un l’altra. Voglio vivere ed essere forte per amarti con tutta la tenerezza che ti meriti, per darti tutto ciò che c’è di buono in me, così che tu non ti sentirai solo. […] Sento di averti amato da sempre, da prima che tu nascessi, da prima che tu fossi concepito. A volte sento di aver partorito me stessa”.

© Riproduzione Riservata